21 mar 2022  | Pubblicato in Ligucibario

Lunae a Montoggio

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Si avvicina la cena di venerdì 25 marzo, che abbiamo intitolato “7 note di biodiversità”, presso il ristorante Roma a Montoggio (010 938925), in valle Scrivia, nota sosta gourmet. Le portate di pesce pensate dallo chef Stefano Torre saranno quella sera accompagnate dai vini di Cantine Lunae Bosoni, viticoltore dell’estremo levante ligure. Andranno via via in scena il N°1 brut (blend d’uve albarola, greco e malvasia vinificato metodo charmat lungo), l’Albarola, il Vermentino “etichetta nera” ed infine – al momento dei dessert – il Nektar (vermentino passito).
Non ho mai conosciuto personalmente la famiglia Bosoni, ma sempre ho esortato i miei studenti a visitare quel bellissimo complesso rurale settecentesco che oggi, luogo vivo e vivificante, ospita museo, enoteca emporio, spazi di cucina-degustazione, e liquoreria. Per me infatti, che anni fa scrissi Il cibo in Liguria dalla preistoria all’età romana (editore De Ferrari), quei luoghi e quel terroir legati all’antica Luni * ed anche al frantoio del Varignano sono in qualche modo parte della mia vicenda umana oltreché professionale, vicenda la quale talvolta fa di me un archeogastronomo. Poi l’editore Sabatelli mi commissionò per il suo magazine bimestriale LiguriaFood un lungo articolo su Castelnuovo Magra (https://www.liguriafood.it/2018/07/23/castelnuovo-magra-un-castello-un-vermentino-la-francigena/ ), ed anche lì potei riferire di un microclina e di una viticoltura che, tutelando le tradizioni, si stava e si sta rinnovando. Fra parentesi: il 24 marzo è la Giornata nazionale di promozione della lettura, e ciò fa sentire un po’ meno “superati” quelli che come me si ostinano a scrivere…
022Cantine Lunae Bosoni aziendalmente è un insieme di piccoli appezzamenti (su alcune decine di ettari) che dalle zone pianeggianti ascendono alle pedocollinari e poi alle collinari, sino a circa 250 m sul livello del mare. Le Alpi Apuane li proteggono dall’aria fredda settentrionale, e il mare li ventila garantendo escursioni termiche atte a trasferire mediterraneità in bottiglia. Un centinaio e più di piccoli vignaioli conferisce, in tal contesto, la propria produzione, e ciò salvaguarda quel tessuto comunitario e “artigianale” che funge da diga all’abbandono dei luoghi. Dal 1966 Bosoni si è votato in toto alla viticoltura, disponendo di terreni dalla varia composizione e privilegiando, sebbene non in esclusiva, i vitigni autoctoni. L’abbandono dei diserbanti si coniuga all’uso di concimi naturali e ad una raccolta manuale, in cassette da 20 kg.
Queste sono dunque proprio le “microeconomie” che Ligucibario® – memore di quel Gino Veronelli che ebbi il privilegio di conoscere – ama e promuove, a difesa della biodiversità ambientale e culturale della Liguria, microeconomie “glocal” (aggettivo cacofonico ma esauriente), capaci di recuperare e rivalutare cultivar (in val di Magra si pensi anche alle olive lantesco, castelnovina…) e sapienze agricole mai obsolete. Così che in Liguria buonessere sia parola nuova (anni fa fu tale anche nutraceutico) da affiancare a benessere.
Venite la sera del 25 marzo prossimo a sperimentare dal vivo tutto questo, in una bella sala in cui sentirvi tra amici.
Umberto Curti

* Luni, porto romano donde salpavano formaggi cari all’epigrammista Marziale…

 

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