29 ago 2014  | Pubblicato in Ligucibario

L’incanto l’accoglienza la cucina

Il terrazzo de "l'Antico Melo" a Castelvecchio di Rocca Barbena

Il terrazzo de “l’Antico Melo” a Castelvecchio di Rocca Barbena

Da 11 anni trascorro la feria d’agosto a Calizzano, entroterra finalese via dalla pazza folla, luogo – parafrasando Pablo Neruda – dove l’anima mia e quella di Luisa ritornano ogni volta dove non erano mai state, e ritrovano quel che era loro sconosciuto… Fra i tanti meravigliosi borghi che “circondano” Calizzano, ad un passo dall’Alta Via dei Monti Liguri, il mio cuore batte forte, e da sempre, per Castelvecchio di Rocca Barbena. Furono attorno all’anno mille i marchesi di Clavesana (quelli che imposero il dolcetto-ormeasco ai Del Carretto) ad erigere, su un sito che già era stato bizantino in chiave anti-longobarda, questa rocca ardita, sotto la quale le case in pietra s’avvitano a disegnare percorsi affascinanti, in un gioco chiaroscurale di salite e discese che par trattenere la storia.

Sopra il dedalo delle case secolari, a pochi metri dal parcheggio per le corriere, ecco l’ingresso dell’agriturismo “Antico melo”, dimora aperta tutto l’anno ai viandanti, ai bikers, ai gourmet, e a chi mediti per qualche giorno di ritrovar se stesso. L’azienda fu avviata 9 anni or sono, 3 suggestive camere (“del melo”, “del ciliegio”, “dell’ulivo”) tutte con bagno privato, arredate con grazia premurosa, ma da 2 anni Maria Teresa e Massimo hanno arricchito l’offerta di ospitalità col servizio di ristorazione. Scesi dopo un cancelletto alcuni gradini, mentre già il panorama diventava nitido e verticale come una pagina di Montale, o di Biamonti, Luisa ed io abbiamo scoperto un’oasi di vero incanto, dove la fatica dell’uomo s’integra ancora perfettamente alla natura.

Castelvecchio nel sole "contemplata" dal pergolato

Castelvecchio “contemplata” dal pergolato dell’agriturismo

Seduti in una romantica saletta, mentre a tratti il sole balenava dalle finestre, lo sguardo nostro spaziava verso la terrazza panoramica, dalla quale godere l’abitato e la sottostante valle boscosa, dove non a caso alcuni stranieri (olandesi…) si sono stabilmente trasferiti, recuperando cascine e camminamenti. La terra, a chi sa lavorarla senza avvelenarla, qui dona mele, olive, zucchine trombetta, asparagi violetti, fichi rondetti. La mela è per antonomasia la “carla”, piccola, sugosa e dolce. Le olive viceversa possono appartenere a cultivar diverse, la taggiasca e la val d’ineglia, la merlegna (è la mortina), l’urivotto (affine alla colombaia), la pigneura (è l’arnasca), la colombera (è la colombaia), la spagna (una cultivar detta “spagnola” presenzia il levante, il professor Carocci Buzi negli anni ‘30 la annoverò fra le olive da olio), la rappaira (non ho trovato corrispondenze), ci sarebbe comunque da compilare un dizionario italiano-dialetto… Una pluricentenaria pianta di merlegna è persino alloggiata nel piccolo museo di cultura materiale che Maria Teresa e Massimo hanno allestito con vecchi attrezzi agricoli ed altro in un locale della loro struttura. Con queste drupe l’”Antico Melo” ottiene 3-400 litri d’extravergine blend all’anno, delicato ma ricco di frutto, com’è nella tradizione ponentina.

Iniziamo infine il pranzo, è un menu-degustazione – proposto a 25 euro – sagace e curato, cui ben s’affianca un vino naturale, uvaggio riuscito d’arneis chardonnay cortese, che ci accompagnerà fruttato e floreale sino in fondo (ma in carta presenzia ad esempio anche il meritorio Pigato di Sancio). Melanzana grigliata farcita di ricotta, crostino con paté di fegati di coniglio, piccola parmigiana, 3 salumi di “Maura Canova” di Calizzano, un assaggio di toma ovina con marmellata di limoni fatta in casa. Si prosegue con taglierini freschi alle zucchine e menta, e coniglio in umido profumato con aromi (questa è l’area dello steccadò, lavandula stoechas, lavanda selvatica!). Infine, goloso tortino di frutta fresca con gelato fiordilatte al coulis di lampone, e un caffè che molti bar di città nemmeno s’immaginano…

Chi mi conosce e legge sa che la precedente versione di questo sito conteneva centinaia di mie recensioni. Le ho rimosse e ho smesso di scriverne, perché oramai le scrivono tutti, ma proprio tutti, talora alimentando equivoci e polemiche. Ho fatto doverosamente eccezione per l’”Antico Melo”, casa di bellezza, di garbo, di sapori autentici, mura dentro le quali il silenzio della Liguria migliore vale quanto la voce umana.
Spero che queste righe invoglino quei lettori che ancora non lo “praticano” a scoprire un agriturismo davvero sorridentissimo, verde e azzurro, dove la passione per il lavoro e il rispetto della terra sono la regola quotidiana di Maria Teresa e Massimo. A loro un caro a presto, magari quando l’autunno tinge d’arancio le faggete del mio adorato colle del Melogno, e rinnova la magia dei funghi e delle castagne.

Umberto Curti, Ligucibario®

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