27 giu 2017  | Pubblicato in Ligucibario

I vini di Giovanna, perle di Garda

giovanna prandini di "perla del garda"

giovanna prandini di “perla del garda”

 

 

 

 

 

 

 

Il vino (come l’olio extravergine, come la focaccia, come l’aceto balsamico tradizionale di Modena…) è il ritratto di colui, o colei, da cui origina, e può costituire – come ormai noto quasi a tutti – uno dei migliori e più cosmopoliti volani di promozione culturale e turistica del terroir. Scrivo non a caso terroir, perché la lingua francese, heritage oriented più che la nostra, assegna ormai a tale parola un’area di “significati” – a pieno titolo antropologici – ben più vasta del consueto: terroir è (e mixa) clima, storia, sapienza, vitigno, abnegazione, creatività… E’ il contadino 2.0 che sagacemente adatta il lavoro alle condizioni imposte da ogni annata, stagione dopo stagione, perpetuando nella contemporaneità ciò che fu validato ancestralmente… Terroir insegna infatti che il futuro risiede anche nella memoria, non in ottica misoneista né miopemente municipale: “wildlife stays wildlife pays”, la natura ove idoneamente tutelata e valorizzata (anziché dissanguata e tradita), genera profitto e qualità della vita. Così come la più efficace strategia di posizionamento delle eccellenze locali e degli artigianati di tradizione consiste nella loro difesa, che li diversifica dal prodotto seriale e tendenzialmente anonimo (ecco perché ad esempio combatto fagiolini, anacardi, siero di latte e altri intrusi nel pesto made in Genoa and Liguria, ecco perché rifiuto l’olio di sansa nella focaccia…). Ma stop, perché ora intendo parlarvi – e ciò che segue è conseguenza di ciò che precede – di Giovanna Prandini.
Che ho avuto il privilegio e il piacere di conoscere “condividendo” un Golositalia lo scorso febbraio, a Montichiari, evento durante il quale si degustarono i vini di “Perla del Garda”. In un tempo nel quale la madre dei guru è costantemente gravida, e partorisce a ritmo continuo santoni del cibo e sciamani del vino al cospetto dei quali perfino chi, come me, ha scritto una quindicina di volumi di storia dell’alimentazione si sente annichilito e inutile, Giovanna Prandini ti regala il garbo della controtendenza. Ovvero, produce vini eccellenti ma li racconta sottovoce, indaga e sperimenta il bio senza trasformarlo in fanatismo ossessivo, si dona animo e corpo alle proprie uve e alle proprie cantine ma non strilla alcunché, si mette in gioco senza però ritenersi ideatrice né proprietaria del concetto di vino.
Presso le sue vigne, morene sassose e assetate, raccolta manuale, vinificazione a caduta e un’attitudine indefessa verso l’investimento tecnologico (che supporta e non sovrasta l’uomo) donano vini franchi, di nitida personalità, per esperienze organolettiche non usuali. Io non sono qui per descrivervi i vini di Giovanna, tra i quali a mio parere si situa la massima espressione del Lugana/turbiana (a mio parere massima espressione del trebbiano), perché Ligucibario® sin dalla nascita è una piattaforma sgombra da pubblicità e perché “Perla del Garda” non ha alcun bisogno del mio marketing, se non nel senso, e questo sì spero possa edificare ponti di apprezzamento reciproco, di una vicinanza culturale e affettiva. Non sono qui per celebrare i suoi bianchi Trebbiano di Lugana, Sauvignon, Riesling, Chardonnay e Incrocio Manzoni (riesling renano + pinot bianco) né i suoi rossi Merlot, Cabernet Franc e Sauvignon, e Rebo (merlot + teroldego). Sono qui soltanto per suggerire agli amici lettori una sperimentazione, dato che il food&wine si presta all’approccio cartesiano, verificare è la via più logica, apollinea e certa anche verso la conoscenza enogastronomica. Salvo poi, ovviamente, cedere il passo al piacere sensoriale, all’emozione, al convivio, a Dioniso (non a caso il viciniore, fra gli dèi greci, al Bacco romano).
Chi dunque intenda avvicinare queste belle bottiglie (belle anche nella forma) non ha che da recarsi in enoteca o chiederle presso alcuni ristoranti, e farsi da sé un’opinione in merito. Meglio ancora, contattare la sede aziendale di Lonato (BS) tramite info@perladelgarda.it oppure 030 9103109 e regalarsi il privilegio di un paesaggio e una passeggiata tra i filari, un tour della cantina e un tasting guidato, abbinato a confetture-formaggi-salumi di cortissima filiera. Mi riferisco, limitandomi ai Lugana, ad un percorso conoscitivo che può principiare dalle tipologie giovane e riserva, per poi salire al superiore, e infine esplorare metodo classico e vendemmia ritardata. Personalmente ho affiancato i primi tre a pesce al sale, risotto con asparagi, finanche prosciutto di Sauris, mentre lo champenoise è perfetto da tutto pasto, tranne coi dolci, cui affiancare – specie se dolci non lievitati, come pandolci bassi, pastefrolle con confettura, spongate, panforti, cubaite… – il vendemmia ritardata.
Per gli appassionati di extravergine, infine, l’area Garda propone anche la cultivar casaliva, protagonista di una DOP strabiliante, una DOP veramente al top (e, lo affermo con sportività genovese, diretta rivale dei cru liguri, la mia adorata taggiasca…).
Buon viaggio a Lonato, quindi, e buon viaggio in Italia, bere poco implica anzitutto di bere bene.
Umberto Curti

 

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