19 dic 2019  | Pubblicato in Ligucibario

Il senso delle Feste e Zygmunt Bauman

varazze 151218“Tutte le cose, generate o prodotte, umane o no, sono “fino a nuovo avviso”, sono “a perdere”. Un fantasma si aggira fra gli abitanti del mondo liquido-moderno e fra tutte le loro fatiche e creazioni: il fantasma dell’esubero. La modernità liquida è una civiltà dell’eccesso, dell’esubero, dello scarto, e dello smaltimento dei rifiuti» (Zygmunt Bauman, “Vite di scarto”, ed. Laterza, Bari 2007).
Oggi la vita dell’uomo si svolge frenetica, ipertecnologica e vacua, una commedia goffa e a tratti volgare dove quel che conta è l’illusorio ed egotico possesso di beni, di poteri, di visibilità mediatica, pena il sentirsi esclusi dal tavolo di gioco (ma quale gioco, poi?). Questa modernità sempre più liquida e priva di punti di riferimento origina da una civiltà dell’eccesso e dello scarto, esito pervertito di un marketing ed un web sempre più incessanti ed invadenti, che sopraffanno il nostro senso critico: «Consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio».
Il Natale ormai imminentissimo, con la pausa dalle ansietà del lavoro, dovrebbe indurci verso il più sagace critico della cosiddetta società postmoderna, mancato purtroppo due anni fa. Il quale – con toni che sarebbero piaciuti anche a Pasolini ed altri – ha svelato come il sistema economico-industriale in cui viviamo sia congegnato proprio al fine di non delimitare i desideri e gli pseudo bisogni dell’umanità, anche i più frivoli ed effimeri, così da non inceppare mai le crescite dei mercati.
Bauman lo ha di fatto specificato in molti dei suoi meritevoli lavori (“Consumo, dunque sono”, “Homo consumens”), definendo la società contemporanea come dipendente dal consumo, tanto che la costruzione stessa dell’identità individuale ne dipende, ed ogni cosa e valore risulta ridotto a merce, da circuitare sino poi ad estinguerla, smaltirla, rottamarla.
Bauman – dunque – può ancora aiutarci a vivere un Natale diverso, autentico e migliore, non il rito stanco, compulsivo e materialistico dello shopping e dell’abbuffata. Un Natale di affetto e vicinanza, di raccoglimento e misura, dove ritrovare anche noi stessi.
Umberto Curti

Commenta