Malgrado piogge e freddo “sbalorditivi”, l’estate è imminente. Molti – come sempre – sceglieranno per le proprie ferie la montagna, esploreranno boschi, troveranno silenzi impossibili in città, cammineranno verso rifugi e polente… La giornalista e videomaker Tiziana Fantini ha dedicato a quel mondo magico di sentieri e vette, che è per fortuna sempre più al centro dei dibattiti, un docufilm di taglio peculiare, “Il piatto forte dei Rifugi – Camminando nelle Alpi Liguri”. Un “trekking” in cerca di una cucina sostenibile, semplice ma gustosa, ricca di proprietà organolettiche e medicali, preparata direttamente dai gestori di rifugio.
Oggi che l’umanità abita un antropocene, ovvero una stagione che pone a rischio il futuro del pianeta, alimentarsi significa tutelare (o viceversa purtroppo condannare) ecosistemi, biodiversità, àmbiti sociali ed economici, e molto altro. Significa dunque, in primis, formarsi un’opinione e scegliere il “pane quotidiano” consapevolmente (senza posizioni precostituite), prevenendo il più possibile rischi per l’ambiente e per la salute… E’ sempre più al centro dei dibattiti, in tal senso, anche il ruolo dell’ingegneria genetica (come nuovo dominus) nelle coltivazioni agricole. Stefano Mori e Francesco Panié sono gli autori del recentissimo saggio “Perché fermare i nuovi OGM” (ed. Terra Nuova), oggetto in questi giorni di un tour di presentazioni (sovente disponibili gratis su piattaforma Zoom). Francesco Panié è giornalista ambientale, e si occupa di politiche agricole, del cibo, della biodiversità. Stefano Mori è dottorando di ricerca presso l’Università della Calabria, dove è membro del Centro Studi per lo sviluppo rurale, e si occupa di politiche agricole a livello globale e nazionale. Nelle loro dense pagine si mescolano storia della biologia, scoop giornalistici, voci militanti e comunità contadine, anzitutto al fine di far luce sullo sconfinato business dell’OGM e talora sulle liaisons très dangereuses tra potentati economici, governi e scienziati. Il focus più attuale, peraltro, concerne il fatto che sinora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione hanno evitato all’Europa un’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e di alimenti creati in laboratorio, ma le cose potrebbero presto cambiare, deregolamentando il quadro, “privatizzando” sempre più le sementi, e impedendo ai Paesi membri di bloccare la diffusione di quanto sopra sui propri territori rurali… La Liguria, per fortuna, scarseggia di coltivazioni intensive, e la sua orografia verticale ha preservato e ancora preserva a diverse altitudini una biodiversità magnifica, ma conoscere la posta in gioco è comunque fondamentale, onde garantire alle nostre tavole – nel presente ma specialmente nel tempo a venire - una filiera del buonessere, di cultivar autoctone, di qualità certificate, di cibi (rubando l’aggettivo a Slow Food) puliti. Nessuno si senta escluso: accorciare i passaggi, comprare prodotti di stagione, appoggiarsi a gruppi di acquisto “etici” possono davvero essere piccoli grandi gesti per giovare alla Terra che ci ospita… Da molti anni, del resto, questa è la battaglia n. 1 anche di Ligucibario®.
Umberto Curti