11 giu 2020  | Pubblicato in Ligucibario

Voglia di albicocche (e cobeletti)

pasticceria secca genovese, fra cui cobeletti

pasticceria secca genovese, fra cui cobeletti

Voglia di albicocche (e cobeletti)

Le albicocche sono frutti ricchissimi di potassio e carotene, e contengono uno zucchero (il sorbitolo) che propone effetti lassativi. Si gustano ben maturate, e si usano per la confettura (in Liguria nei cobeletti!), oppure essiccate * , o poste sotto spirito. Occorre prestare attenzione ai duri noccioli, che contengono una mandorla, assai velenosi.
La pianta giunse in area mediterranea dalla Cina nordorientale – via Persia e Armenia – dall’età di Alessandro Magno e poi durante il Cristianesimo, ma, poiché ritenute a lungo tossiche, le albicocche conobbero un boom soprattutto durante il Medioevo e non prima, grazie agli arabi. Dal XVI secolo l’albicocco finì col diffondersi ovunque il clima temperato glielo consentisse.
Eccelse le produzioni campane (“percoche” sta per precoci, e il calco di praecoquus è in arabo al-burquq donde secondo alcuni albicocca**), ma il database ministeriale elenca oggi circa una mezza dozzina di varietà autoctone e/o tradizionali. Le albicocche entrano notoriamente anche in ricette quali lo struccolo e i canederli. E con la gelatina si “apricotta” (cioè si spennella per lucidare) la superficie di alcune torte.
In Liguria è l’albicocca di Quiliano (SV) la più celebre. Chiamata anche “di Valleggia”, si festeggia con una sagra a luglio. Frutto estivo, zuccherino, questa cultivar ligure, diffusa anche presso Giustenice (SV) e in altre aree della regione, venne selezionata ad inizio ‘900, palesandosi robusta e longeva. Si confeziona essiccata, candita, sciroppata…
Anche l’olio di albicocca sarebbe commestibile, ma si utilizza prevalentemente in profumeria e saponeria. In Liguria incontriamo anche l’albicocca di varietà “Michero”, non molto gustosa, diffusa ad es. a Genova-Voltri (zona Costa d’Erca…). Infine, i “miscimin”, in dialetto ma dall’arabo, sono le albicocche selvatiche (consuetamente “tigrate”, vedi già il botanico finalese Giorgio Gallesio), le collego soprattutto all’agricoltura d’Imperia
* si tratta sovente di import turco, o iraniano
** a tale etimologia di fatto s’intreccia arbor praecox, vedi anche gli scritti del ruralista Columella (I secolo d.C.)
Umberto Curti
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