14 mar 2018  | Pubblicato in Ligucibario

Altare e il suo vetro

vetro altare

 

 

 

 

 

 

 

 

Uno splendido e centrale edificio liberty, Villa Rosa, ospita ad Altare (SV) il “Museo dell’arte vetraria”, modernamente concepito e attrezzato (biblioteca, shop…), meta di turismo culturale, di scolaresche, di appassionati di storia e artigianato locale. La struttura ospita una collezione di opere dal 1650 alla contemporaneità, e ovviamente attrezzi e stampi per rappresentare compiutamente la lavorazione artigianale del vetro.
A pochi passi, in via Roma, anche il laboratorio di Sandro Bormioli.
Storicamente, Altare si è sviluppata nell’immediato entroterra savonese, dove principia la catena appenninica. L’origine della lavorazione del vetro, in loco, si perde nella notte dei tempi (notte forse benedettina), ma si può verosimilmente affermare – grazie a reperti notarili – che già dal XII secolo famiglie di mastri artigiani abbiano elevato le tecniche sia per la realizzazione artistica, o chimico-farmaceutica, sia per i manufatti destinati alla quotidianità, gli oggetti per le case di famiglia (ma poi furono tutt’in vetro anche alcuni ganci da macelleria e le mitiche bottigliette con la biglia). Era lunghissimo, non a caso, il periodo di apprendistato in laboratorio per quanti volessero avvicinare il mestiere e il settore.
La fama dei dinamici vetrai altaresi (si leggano ad es. le ricerche di Anselmo Mallarini) crebbe celermente anche oltre confine, tanto che Bernardo Perotto, apprezzato in primis da Filippo d’Orléans alla corte di Re Luigi XIV di Francia (le Roi Soleil), dopo onerose sperimentazioni pervenne dal 2 aprile 1687 a sorprendenti progettazioni di lastre in cristallo piano (da colatura) oltre il metro quadro di grandezza, cui conferire il colore prescelto. Tale tecnica durò insuperata per due secoli e mezzo.
Scrisse Chabrol, prefetto napoleonico, nel 1824: “Cent vingt ouvriers s’emploient à cette fabrication pendant cinq ou six mois de l’année, et émigrent ensuite pour aller travailler dans les différentes parties de l’Italie, d’où ils apportent quelque argent et une aménité de moeurs trés remarquable dans un pays isolé, et d’ailleurs presque sauvage” (Statistique des provinces de Savone, d’Oneille, d’Acqui et de partie de la province de Mondovi formant l’ancien Département de Montenotte, par le Comte Chabrol de Volvic, vol. I, Paris, 1824, p.186).
Nel 1856, per fronteggiare il “tramonto” delle corporazioni, la concorrenza e la crisi socioeconomica di un territorio non immune da epidemie e carestie, le fornaci si aggregarono infine nella SAV cooperativistica (Società Artistico Vetraria), sodalizio di produzione e lavoro, e dal ‘900 produssero anche vetro resistente agli sbalzi termici.
Altare, uno dei cuori della Val Bormida, è limitrofa al mare del Ponente ma anche ad aree verdissime, celebri per il trekking e il biking, e alle “prime” Langhe. Ai tavoli dei ristoranti, la gastronomia ligure sposa non a caso quella piemontese, con fiere tradizioni rurali e trionfi di pasta, carne, frattaglie, cagliate. La sosta regina è (dal 1889…) “Quintilio”, in via Gramsci 23, dove deliziarsi – secondo stagione e mercato – con peperoni ripieni, maccheroni con porcini, coniglio, formaggi, et coetera et coetera… E dove la carta dei vini è inno meditato alle più celebri regioni vitivinicole (per chi volesse pernottare, o “prevenire” gli etilometri, la struttura dispone anche di 5 camere confortevoli).
Umberto Curti

Commenta