Carnevale (quest’anno dal 13 febbraio al 1° marzo), le maschere, le sfilate dei carri allegorici, le burle giocose, i colori, ognuno di noi lega a questa festa immagini, suoni e ricordi personali, peculiari. Festa nella quale il cibo valeva e vale ancor più che nelle altre, in primis i fritti di strada, ed era così già nei Saturnalia romani…Semel in anno licet insanire (non a caso sentenziava Seneca, mica Apicio), godersela, pazziare, è poi la cuccagna che traversa i secoli e si fa medievale-rinascimentale, rito grazie a cui interrompere la fame, la privazione, il grigiore, le costrizioni quotidiane. Ma il ghiottone a Carnevale si “imbatte” subito nel mattacchione, nel tonto, nel brigante, perché costoro non soggiacciono alle regole e all’ordine sociale costituito, non detengono alcun bene, ergo ridono (in piazza) di tutto e tutti e da tutti possono essere irrisi, in quanto uomini, che svelano voglie basiche e meschinità non di rado grottesche. Costoro sono la festa, e la festa è proprio il momento trasgressivo che smaschera quelle debolezze, talora le esorcizza.
Mescolando usi, feste, cibi e teatralità (ivi inclusi i pupi, i mimi e la commedia dell’arte) in Italia cominciano ad affermarsi i particolari personaggi che oggi al Carnevale immediatamente associamo, e ad alcune città:
Pantalone (e Colombina) veneziani, Balanzone bolognese, Arlecchino bergamasco (protagonista in Goldoni), Meneghino milanese, Gianduia torinese, Capitan Spaventa genovese, Stenterello fiorentino, Rugantino romano, Pulcinella napoletano… Possono essere caso per caso il soldato erudito, il mattacchione, il marinaio prodigo, il giardiniere burlone, il giullare di corte, il combinaguai…ognuno davvero meriterebbe un capitolo a sé.
E il viaggio in Italia da nord a sud fotografa Venezia, Ivrea, Viareggio, Putignano, Acireale…quali località immediate e irrinunciabili di un tour antropologico alla scoperta di una festa che, ora ne siamo consci, data molto indietro.
Ecco infine via via – un po’ ovunque – tuffate nel grasso (non sempre olio) le chiacchiere, i crostoli, i cenci, le frappe, i galani, gli struffoli, gli sfinci, le castagnole, le ciambelle…, leccornie di cui ho scritto anche altrove https://www.liguriafood.it/2019/04/16/non-dire-bugie-mangiale/ Anche la Liguria, ovviamente, a Carnevale imbandisce golosità roventi e croccanti, dolciumi (sovente preparati con quel che c’era) con cui ungersi le dita e garantirsi calorie, le bugie (Dego…), i nastri (Oneglia), le cucarde (Dolceacqua), i mirulin già verso la Lunigiana… Trionfino la vita e la speranza, dato che, come noto, “chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”.
Dopodiché però…carnem levare, così da rispettare i lunghi digiuni quaresimali della Cristianità (che un tempo erano assai più rispettati), quando ormai l’epicureo martedì grasso deve cedere il posto al penitenziale mercoledì delle ceneri. Non a caso, qualcuno inventò squisiti quaresimali (foto)…