19 giu 2024  | Pubblicato in Ligucibario

Ligucibario® e il climate change

foto fioriLigucibario®, che è di fatto anzitutto uno storytelling enogastronomico talora di natura scientifica (cultivar, filiere, buonessere…), implicitamente, da anni, si occupa di biodiversità e agricoltura.

Uno dei miei corsisti in assoluto migliori (e lavoro nella formazione da 25 anni…) è salito a trovarmi, gradito ospite, a Calizzano, scrigno di ruralità in Alta Val Bormida dove mi rifugio appena posso, tra faggete pressoché montane.

Fa – con passione – l’agricoltore in quel d’Imperia, la “capitale” dell’olio extravergine, la patria di Lucetto Ramella e di Nino Lamboglia… Sovente mi ha raccontato dei suoi bellissimi e lodevoli progetti, dai carciofi alle fave, tutti all’insegna di un’agricoltura pulita, che aborre la chimica e tante altre storture dei nostri tempi antropocenici…

So che nega il cambiamento climatico per come viene descritto dai media, e il ruolo della CO2 come responsabile di quell’effetto serra che sta arroventando le nostre vite, i nostri campi, la nostra salute, le nostre economie future.

Lo confesso, un po’ “temo” sempre i negazionisti, e i dietrologi che – è avvenuto anche col Covid – ovunque scoprono complotti, orditi da oligopoli potenti e malvagi almeno quanto la “Spectre”. E che commiserano i tanti creduloni – come me – ancora convinti che la terra non sia piatta (e chi viceversa pensa che lo sia getti un occhio ai notevoli video online del dottor Gian Piero Abbate).

Il mio corsista per fortuna non è di costoro, pur tuttavia collezionandole su Google mi invia su whatsapp – a fini di “debunking” – un nutrito elenco di personalità che, in modo diverso, smentirebbero la tesi di uno spaventoso riscaldamento globale prodotto dalle attività umane: J. P. Steffensen, Ian Plimer, Luis Pomar, Roberto Vacca, Franco Prodi, Patrick Moore, Patrick Michaels, Antonino Zichichi, Piers Corbyn, Nicola Scafetta, Ernesto Pedrocchi, Franco Battaglia, Carlo Rubbia, Richard Lindzen, Alberto Prestininzi, John F. Clauser.

Si tratta però di un elenco di personalità per così dire “diseguali”.

Richard Lindzen, studioso competente ed assai stimato, in un articolo del 2006 uscito sul Wall Street Journal criticò il docufilm di Al Gore sul riscaldamento globale “Una scomoda verità”. E tre anni dopo sostenne che la terra stesse appena affiorando dalla “piccola era glaciale” durata fino all’Ottocento, e quindi che non vi fosse da stupirsi nel constatare un successivo riscaldamento. E’ in perenne contrasto con l’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale).

Anche John F. Clauser è un autorevole scienziato, premio Nobel 2022 per la fisica, anche su costui – per dir così – nulla da “eccepire”.

E Carlo Rubbia, anch’egli premio Nobel per la fisica (che tuttavia non ha mai “smentito” il cambiamento climatico). E’ nell’elenco del mio allievo in quanto da una parte nel 2014 dice che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra è diminuita, ma ciò pare non vero (che la temperatura della Terra abbia sostanzialmente smesso di aumentare, o sia addirittura diminuita, dalla fine degli anni ’90 è una tesi ricorrente, ripetuta dai negazionisti, che ignora però i dati sulla tendenza più recente. E trascura anche il fatto che la gran parte dell’aumento della temperatura globale è finita negli oceani. Il 90% del riscaldamento che si è verificato negli ultimi 50 anni sul pianeta si è accumulato all’interno degli oceani, in particolare nella parte più superficiale fino a 700 metri di profondità. Dal 2000 a oggi le temperature registrate a livello della superficie marina e terrestre hanno mostrato un’anomalia positiva, cioè un aumento). E dall’altra parte in quanto poi aggiunge che «ci troviamo di fronte a una situazione drammatica, le emissioni di CO2 stanno aumentando», e perfino che «il cambiamento climatico del CO2 registra un aumento esponenziale» (così nel resoconto stenografico dell’intervento).

Ma quanto ai rimanenti nell’elenco del mio allievo, Patrick Michaels è stato accusato di non aver prodotto prove o ricerche a sostegno di quanto asseriva, e la sua autorevolezza pare ad alcuni lesionata dai legami con l’industria dei combustibili (si vedano gli articoli segnalati anche da Wikipedia), da cui avrebbe ottenuto risorse finanziarie (Michaels peraltro ha sempre negato nessi tra quanto ricevuto e i contenuti del proprio argomentare).

Roberto Vacca è un prolifico divulgatore (un po’ tuttologo?) cimentatosi anche con la narrativa, gli dobbiamo infatti cose come “Anche tu informatico”, o “Consigli ad un giovane manager”… Non che questi pregressi letterari lo sminuiscano, tuttavia non si tratta stricto sensu di uno scienziato del clima.

Antonino Zichichi in coda ad un articolo del 2017 pubblicò un “Appello della Scienza contro le eco-bufale”, dichiarandolo firmato da 20 scienziati. Purtroppo tale appello si rivelò un falso poiché, dopo un’inchiesta de “Il Fatto quotidiano” (30 luglio 2017), nessuno dei firmatari si disse edotto circa il suo contenuto, né si trovò concorde con le teorie di Zichichi. In seguito, altri e numerosi climatologi si sono detti distanti e dissenzienti da quelle teorie, che il matematico e logico Piergiorgio Odifreddi chiama sarcasticamente “Zichicche”. Lo stesso Odifreddi cita un’asserzione che proverrebbe dall’astrofisico “Premio Nobel” Hans Bethe circa Zichichi: «un ottimo organizzatore, mediocre fisico».

Franco Prodi da alcuni non è ritenuto un vero specialista in materia, e via via le sue posizioni si sono ulteriormente radicalizzate, e molti le disapprovano apertamente, tanto che l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, che un tempo Prodi stesso aveva diretto, ha preso in assoluto le distanze dalle sue tesi ormai “estremistiche”.

Nicola Scafetta, fisico dell’atmosfera all’Università di Napoli, propugna che l’aumento della temperatura vada imputato non all’uomo bensì a variazioni dell’attività solare e a cicli astronomici. Ma nessuna evidenza lega attività solare e riscaldamento globale, mentre molte evidenze legano tale riscaldamento all’andamento delle emissioni antropiche. Quanto ai cicli astronomici, sappiamo che i cosiddetti cicli di Milankovitch generano sì effetti climatici (innescando e terminando fasi glaciali) ma su scale temporali di decine e centinaia di migliaia d’anni… Esperti dell’ottimo sito “Climalteranti”, rifiutando gli innumerevoli errori su cui queste ipotesi poggiano, le tacciano di “irresponsabile e ostinata ciclomania”. Così come la CO2 non fa alcun bene alle piante. Anche Franco Battaglia è oggetto di circostanziate argomentazioni: “Che una persona senza alcuna pubblicazione scientifica sulla materia pretenda di dimostrare che l’intera comunità scientifica dei climatologi sta sbagliando, e che i rapporti dell’IPCC, che ricevono il plauso di tutte le comunità scientifiche internazionali, contengono delle assurdità, è una cosa ridicola che non meriterebbe di essere presa in considerazione, come si fa con i terrapiattisti o con chi nega la scienza alla base dell’evoluzionismo. Il problema è che a un lettore non esperto la presenza di formule complesse e un tono così deciso potrebbe far venire il dubbio che Battaglia abbia dimostrato matematicamente qualcosa. In realtà, in questo post abbiamo mostrato come conti basati sulle stesse equazioni di partenza, ma impostate in maniera corretta, provano alla fin fine la correttezza delle stime della comunità scientifica e dei rapporti IPCC, mentre le conclusioni (sbagliate) di Battaglia sono solo basate su affermazioni indimostrate. E non è un caso che Battaglia non abbia neppure provato a pubblicarle nelle sedi opportune, le riviste scientifiche, e si finga esperto su un blog di nessun valore scientifico”.

Il pensiero di Ian Plimer (vicino a “conservatorismi” di mercato che ironizzano sul cambiamento climatico…) è stato ripetutamente bollato come antiscientifico, con un travisamento di fonti e un uso improprio di dati che sarebbero all’origine di errori e false conclusioni, tanto che vari colleghi di Plimer, basandosi su analogo materiale, si sono poi attestati su posizioni (ovvero climalterazione senz’altro indotta dall’uomo) del tutto antitetiche al Plimer. Un libro di Plimer inoltre, ideato per i bambini, non ha avuto buona accoglienza nelle scuole.

A Patrick Moore i detrattori imputano di aver effettuato consulenze per imprese inquinanti o disboscatrici, e azioni di lobbying pro nucleare. E’ noto anche per posizioni a favore degli organismi geneticamente modificati.

Alberto Prestininzi ha dichiarato che il pianeta non è mai stato così bene, che non v’è correlazione tra clima e CO2, e che sulla terra – secondo costui chiunque lo vede dai satelliti… – si registra un aumento di massa vegetale rispetto agli ultimi 50 anni… “Questa è la realtà. Invece a questi ragazzi che scendono per strada stiamo immettendo un analfabetismo culturale pericoloso”. Difficile, purtroppo, sposare il suo ottimismo.

Ernesto Pedrocchi, convinto nuclearista, non è – al pari di Franco Prodi ecc. – un vero specialista climatologo, ma si lancia in uscite per alcuni assai temerarie quali “Dietro alla paura per il clima c’è il progetto del Governo Mondiale”…, ed è stato ripetutamente attaccato dalla comunità scientifica, con una serie di argomentazioni che trovano adeguata sintesi ad es. a questo link https://www.climalteranti.it/2014/11/10/gli-imbrogli-del-prof-pedrocchi/

Di Piers Corbyn infine, no-vax e teorico delle cospirazioni, per evidenti ragioni qui riesce difficile parlare.

Se dunque su alcuni punti mi sono talvolta trovato d’accordo col mio corsista (“asservimento” di certa politica, “tradimenti” della comunicazione…), e se di lui apprezzo profondamente il pathos genuino e militante che lo anima (a volte i giovani paiono zombie naufragati dentro gli smartphone), non posso tuttavia condividere tesi negazioniste circa quel climate change che stiamo palesemente scontando. Potrei infatti elencare centinaia di importanti studiosi che si schierano – oggettivando con fonti scientifiche quel che affermano – dalla parte opposta, nella quale io pure mi riconosco.

Credo che ancora una volta il meglio starà nel mezzo (il che non significa compromesso), e in un primato della ragion pratica che rifiuti le sterili dialettiche ideologiche e la tendenza al “blastare” che purtroppo le contraddistingue, specie su web e social. Scrive non a caso Luca Mercalli su “Il fatto quotidiano” che “Solo i danni dicono la verità. (…) dalla conferenza di Rio (1992) su clima e ambiente nessuno al mondo ha trovato una formula efficace per comunicare la dimensione della sfida cui l’umanità è messa di fronte e suscitare la motivazione ad agire. (…) pessimismo contro tecno-ottimismo. Psicologi, sociologi, antropologi hanno da poco iniziato ad analizzare per quale motivo la specie umana è così poco incline alla prevenzione e così tanto alla negazione e alla procrastinazione. In attesa di risposte, la mia ricetta di comunicazione climatica è una media (…) : gli scienziati hanno l’obbligo morale di dire le cose come stanno e segnalare con chiarezza quali rischi incombano sul futuro. (…) Eco-azione contro eco-ansia. (…) Il resto sono supercazzole. Lo sa bene chi in questi giorni si è visto il tetto sbriciolato dalla grandine di un chilo, (…) la casa allagata, gli alberi precipitati come stecchini. (…) Quando la realtà fisica del clima irrompe nel tuo salotto (…) capisci tutto in pochi secondi”…

Alcuni mesi fa ho redatto un Glossario della sostenibilità e della biodiversità (ottenibile gratuitamente a questo link) in cui ancora una volta “predico” – dato che la posta in gioco è la sopravvivenza del pianeta – un’ecologia profonda, lungimirante, olistica, che trasversalmente aggreghi le discipline e le competenze ben più di quanto non sia sinora avvenuto. Predico informazione anziché disinformazione ed eco-bufale. I disastri in corso non sono immaginari o puramente “ciclici”, né l’effetto di una manipolazione orchestrata da poteri adesso famelicamente interessati al business della transizione ecologica. Chi ancora non l’abbia consultato, si procuri poi online il pdf del recente 6° rapporto IPCC (marzo 2023), ricco di contributi di migliaia di scienziati da quasi 200 Paesi, e – di fatto – tutti unanimi nell’affermare un’oggettiva alterazione del clima, indotta dalle innumerevoli worst practices che l’uomo e il profitto hanno purtroppo saputo pianificare. La pubblicistica in merito è sterminata, e piattaforme come valigiablu.it (“Il dibattito scientifico sul cambiamento climatico è finito”) e greenreport.it quantificano almeno nel 97% la percentuale di scienziati che non nutrono più alcun dubbio circa la “eccezionalità” dell’ebollizione che stiamo vivendo, da umanità oramai sulla graticola… Questi scienziati starebbero mentendo al soldo di chi? Tutta questa comunità scientifica agirebbe come burattino mosso da quali fili? Dài, siamo seri, “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.

Come sempre, anche per “deformazione professionale”, io ho visionato quel che il mio corsista mi ha fornito, e cercato di comprendere le sue argomentazioni. Mi auguro che ora il mio corsista rifletta a fondo e cerchi di comprendere le mie (non pretendo che cambi opinione). Il rispetto è sempre buon compagno anche della comprensione e collaborazione.

Umberto Curti

umberto curti

 

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