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Il Brunello di Montalcino si ottiene da un vitigno di nome brunello?

No, o meglio facciamo chiarezza. Sarebbe infatti troppo “semplice” una totale e diretta identificazione del nome dei vini col nome del o dei vitigni da cui sono ottenuti.
Non esiste un vitigno brunello se non come varietà locale, clone, del vitigno sangiovese (su cui si fa sovente confusione), che dà buona prova di sé in Emilia-Romagna ma soprattutto in Toscana, sangioveto, già nominato dal Soderini nel ‘500, poi diffusosi nell’800 un po’ in tutta Italia, tanto più che si presta ottimamente agli uvaggi/assemblaggi sia con vitigni connazionali sia bordolesi.Presenzia innumerevoli DOC italiane ma è oggetto di attenzioni anche all’estero, in California ad esempio sta sviluppando valide performance su terreni di pregio.

Quanto al mitico Brunello di Montalcino, nato a fine ‘800 per merito delle lungimiranti intuizioni della famiglia Biondi-Santi, e insignito DOCG dal 1988, un rigido disciplinare prevede sangiovese (nome in loco: brunello per via degli acini scuri) in purezza e invecchiamento di 5 anni, 2 dei quali in rovere seguiti da 4 mesi in bottiglia bordolese di vetro scurito e tappata con sughero (il Riserva 6 anni di cui 2 in rovere seguiti da 6 mesi in bottiglia). Chi se lo può permettere, degusti gli anni 1990, 1995, 1997, 1999, 2004…

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