Sabato scorso con Luisa mi sono – come direbbe lo scrittore Maurizio Maggiani? – “perso a Genova”.
Nei carruggi del centro storico chiunque, me compreso che ho appena compiuto 61 anni e che da 30 mi occupo di marketing turistico e gastronomico, scopre sempre qualcosa di nuovo (mia nonna viveva in vico Garibaldi e affermava di poter “barattare” Genova solo con Napoli).
Sceso da un ‘20’ in piazza Portello ho vagabondato quella labirintica casbah tra Torrefazione Boasi e la Polleria Aresu, poi ai Macelli di Soziglia e alla Cremeria Buonafede (dove tanto per cambiare facevano la fila per quelle favolose panne e pànere), fino alla Confetteria Romanengo, che ha vetrine in grado ogni volta di abbagliarmi.
Ho poi proseguito verso le frutta secche di Armanino e le pescherie di Sottoripa “paese di ferrame e alberature” in Montale), l’Enoteca Pesce dove puoi comprar bene senza indebitarti e le antiche sciamadde con le farinate e le torte verdi, ho fotografato una rana pescatrice (o coda di rospo) fresca fresca, raccontando a un passante che noi zeneixi la chiamiamo anche buddego, o boldrò, e cuciniamo una zuppa che resuscita i defunti…
Via via anche Canneto il lungo è stato generoso e mi ha regalato le golose teglie di Dell’Amico e l’Antica Drogheria coi cioccolati e i saponi, fino alla “piazzetta” dove anche il poeta toscano Dino Campana (1885-1932), proprio quello della travagliata love story con Sibilla Aleramo, ammirò le porcellane del Caffè degli Specchi… Ed ho infine concluso con una coppetta di gelato da Viganotti e con uno sguardo alle boiserie della Farmacia Alvigini, ormai quasi in piazza De Ferrari.
Mi tornavano alla mente, oltre a Francesco Petrarca, alcune parole di Philippe Lefrançois, che realizzò il suggestivo capitolo su Liguria e Genova per il celebre volume “Italy” (di Doré Ogrizek), London and New York, 1950. I palazzi patrizi, il porto, il dialetto che mescola culture, i cibi, e carruggi e botteghe e artigiani e mercati e ragazzini, fino alla Lanterna che dalla cima della sua torre quadrata permette di legger la città come una mappa…
“Genova non è una città di intellettuali (…) La mentalità dei genovesi, silenziosi e temprati dalle difficoltà, si trova molto più a proprio agio con le quotazioni di borsa e le rotte delle navi…”
Ianuensis ergo mercator, recitava l’antico detto capace di restituire più d’altri il vero genius loci.
Umberto Curti