7 mag 2024  | Pubblicato in Ligucibario

Genova come una mappa

smartSabato scorso con Luisa mi sono – come direbbe lo scrittore Maurizio Maggiani? – “perso a Genova”.
Nei carruggi del centro storico chiunque, me compreso che ho appena compiuto 61 anni e che da 30 mi occupo di marketing turistico e gastronomico, scopre sempre qualcosa di nuovo (mia nonna viveva in vico Garibaldi e affermava di poter “barattare” Genova solo con Napoli).
Sceso da un ‘20’ in piazza Portello ho vagabondato quella labirintica casbah tra Torrefazione Boasi e la Polleria Aresu, poi ai Macelli di Soziglia e alla Cremeria Buonafede (dove tanto per cambiare facevano la fila per quelle favolose panne e pànere), fino alla Confetteria Romanengo, che ha vetrine in grado ogni volta di abbagliarmi.
Ho poi proseguito verso le frutta secche di Armanino e le pescherie di Sottoripa “paese di ferrame e alberature” in Montale), l’Enoteca Pesce dove puoi comprar bene senza indebitarti e le antiche sciamadde con le farinate e le torte verdi, ho fotografato una rana pescatrice (o coda di rospo) fresca fresca, raccontando a un passante che noi zeneixi la chiamiamo anche buddego, o boldrò, e cuciniamo una zuppa che resuscita i defunti…
Via via anche Canneto il lungo è stato generoso e mi ha regalato le golose teglie di Dell’Amico e l’Antica Drogheria coi cioccolati e i saponi, fino alla “piazzetta” dove anche il poeta toscano Dino Campana (1885-1932), proprio quello della travagliata love story con Sibilla Aleramo, ammirò le porcellane del Caffè degli Specchi… Ed ho infine concluso con una coppetta di gelato da Viganotti e con uno sguardo alle boiserie della Farmacia Alvigini, ormai quasi in piazza De Ferrari.
Mi tornavano alla mente, oltre a Francesco Petrarca, alcune parole di Philippe Lefrançois, che realizzò il suggestivo capitolo su Liguria e Genova per il celebre volume “Italy” (di Doré Ogrizek), London and New York, 1950. I palazzi patrizi, il porto, il dialetto che mescola culture, i cibi, e carruggi e botteghe e artigiani e mercati e ragazzini, fino alla Lanterna che dalla cima della sua torre quadrata permette di legger la città come una mappa…
“Genova non è una città di intellettuali (…) La mentalità dei genovesi, silenziosi e temprati dalle difficoltà, si trova molto più a proprio agio con le quotazioni di borsa e le rotte delle navi…”
Ianuensis ergo mercator, recitava l’antico detto capace di restituire più d’altri il vero genius loci.
Umberto Curti

umberto curti in sala lignea alla biblioteca civica berio di genova

umberto curti in sala lignea                                                          alla biblioteca civica berio di genova

 

 

 

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