A che punto si colloca in Liguria la promozione online “istituzionale” ad opera dei 234 Comuni? Una nostra analisi di tutti i 234 siti comunali liguri ha generato un report a puntate. Quale scenario emerge?
Le dinamiche turistiche post-covid
La graduale ripresa post-covid, e dal mio punto di osservazione la esamino anzitutto in àmbito turistico, si sta caratterizzando per alcune dinamiche peculiari, in parte prevedibili e previste: quasi tutte le tipologie di clientela “invocano” sicurezza nei viaggi e nelle sistemazioni, luoghi non massificati, sostenibilità sempre più green, esperienze autentiche, buonessere (genius loci, relazioni con la comunità residente, cibi e artigianati locali…). Istanze che Ligucibario ha puntualmente monitorato e che favorirebbero – un po’ ovunque e non solo in Liguria – la destagionalizzazione, le sinergie costa-entroterra, le accoglienze a 360° capaci di intenso storytelling.
Turismo digitale ed esperienziale “su misura”
Parallelamente, è pur vero – o almeno così si quantifica – che 8 turisti su 10 ormai decidono online la meta ove soggiornare, prefigurandola e “assemblandola” tramite interazioni via web, scegliendo – con una serie di clic – accomodation, servizi, attività ed escursioni a misura dei propri interessi. E da alcuni anni le pagine scaricate su device portatili hanno superato quelle scaricate su PC (v’è dunque chi prenota hotel ed altro mentre viaggia in piedi sulla metropolitana della propria città…).
Se già i teologi medievali affermavano che “esse est percipi”, tali nuove – o seminuove – tendenze dimostrano che sul web e i social media occorre presenziare, e nel modo giusto, ed ai monologhi sostituendo i dialoghi (il web non è un dépliant). Quest’era copernicana, così ben descritta da Philip Kotler ed altri, rivela il totale predominio della domanda sull’offerta. “Non più vendere ciò che si è prodotto, bensì produrre ciò che si vende” è qualcosa di ben diverso da un semplice gioco di parole. Se marketing significa osservare l’azienda dal punto di vista del cliente, oggi riesce competitivo colui che sa modellare i prodotti specificamente sui bisogni e desideri del target, che sa personalizzare i servizi, che sa interagire in tempo reale, e che – in àmbito turistico – sa “parlare” la lingua dell’ospite. Formandosi, aggiornandosi di continuo, perché quel che risale a ieri appartiene già ad un’era geologica fa, e perché il turismo esperienziale (oggi sulla bocca di tutti) impone logiche precise.
Liguria la promozione online “istituzionale” ad opera dei 234 Comuni
Ma aldilà delle (talora notissime) piattaforme commerciali, che geneticamente praticano marketing e vendita di vacanze con livelli di digitalizzazione estremi, e dei macroportali regionali (ora migliori ora peggiori) con cui le 20 regioni italiane si pongono ciascuna in vetrina, a che punto si colloca in Liguria la promozione online “istituzionale” ad opera dei 234 Comuni?
Welcome Management (clicca qui per approfondimenti) ha investito alcune settimane di lavoro nella verifica di tutti i 234 siti comunali liguri (38 dispongono anche di un portale turistico a latere), avviandola anzitutto tramite alcuni parametri di natura grafica e contenutistica (come detto, il web non è un dépliant).
Si consideri fra l’altro che alcuni Comuni liguri appartengono anche a circuiti ed aggregazioni, quali ad esempio le “bandiere arancioni”, le “bandiere blu”, le “bandiere lilla”, i “borghi più belli d’Italia”, le “città slow”, le “città dell’olio”.
Di tale verifica, di tale stato dell’arte, Welcome Management (che opera nel turismo esperienziale da anni…) pubblicherà via via una sorta di report a puntate, da cui emerge – occorre premetterlo – un contesto chiaroscurale, dove non scarseggiano siti confusi e pochissimo aggiornati.
Un contesto chiaroscurale – quali urgenze?
Un contesto che in qualche modo sin qui non agevola il consolidamento e posizionamento di un brand Liguria complessivo, il quale dovrebbe – direttamente o indirettamente – poggiare (beneficiare) anche sulle sezioni dedicate dei siti comunali… Basti sinora dire che solo il 35% dei siti comunali riporta contenuti e informazioni food&crafts (ciò significa che su 152 siti non si trova alcuna traccia di cibi ed artigianati del luogo…), solo il 15% propone traduzioni in lingue straniere (199 siti perciò comunicano solo con utenza italofona…), solo il 40% associa profili social (140 siti ignorano Facebook, Instagram…). E nell’epoca delle new economies e dell’accesso (Rifkin), ove prevale la tempestività delle informazioni e del porsi in rete, questo pare già autogol non da poco, o – guardando il bicchiere mezzo pieno – urgenza su cui intervenire al più presto… Presumo che, volendo, le risorse vi siano.
Umberto Curti