Ho incontrato Maria Grazia quarant’anni dopo l’ultima volta che ci eravamo visti… Col suo blocco di appunti seguiva (mi par di ricordare) una mia conferenza sui prodotti tipici della val di Vara, dopo qualche minuto ero ormai certo che fosse lei.
Le nostre madri quarant’anni fa ci attendevano all’uscita di scuola, la “Cristoforo Colombo” nel quartiere genovese della Foce, Maria Grazia col grembiule bianco e il fiocco rosa, io con quello nero e il fiocco blu, in quinta lei ed io avemmo una maestra, Maria Teresa Panigada, che ricordo come insegnante e persona meravigliosa, e che qui, in questo tenero collage amarcord, non potrei omettere.
Oggi Maria Grazia è una sorridente e garbata signora, felicemente sposata, con un “pargolo” attorno ai 15 anni. Mi ha raccontato che la propria madre è viva e assolutamente vitale, e ne sono stato arcicontento, sua madre è un “pezzetto” di quella sempre più lontana Foce che, con i viali puliti i platani curati le luci di mille botteghe, mi è restata incisa nel cuore come una “promessa” irrealizzata. Dato che io abito ancora alla Foce, ma non è più la stessa cosa.
Maria Grazia è una food blogger che da alcuni anni porta avanti, con piglio quotidiano e appassionato, un’ampia piattaforma web dal simpatico nome. E’ uno spazio on line che davvero somiglia all’autrice, poiché – e si percepisce subito – lì il cibo è socialità, desiderio di raccontare e di ascoltare, approfondimento. I blogger sovente sono così, e io direi che la gastronomia italiana deve talvolta di più a loro, e al loro entusiasmo, che alle sentenze di tanti guru, i quali magari includono la farina di soia fra quelle glutiniche oppure suggeriscono il pepe nella – delicatissima e raffinata – salsa di pinoli (il pepe!).
Mi piacciono le ricette di Maria Grazia, quelle complesse quasi da haute cuisine, quelle riscoperte, e quelle facili facili e alla portata di tutti, ho a mia volta “sperimentato” la settimana scorsa un suo risotto con stoccafisso, olive nere e acciughe con cui ha omaggiato la Liguria. Non so se ho eguagliato i risultati dell’ideatrice, forse no, ma certamente il piatto creava una sorta di dipendenza psicofisica…
E mi felicito con Maria Grazia anche per le ricette di pasta in cui utilizza i formati della tradizione ligure, ad es. il molino-pastificio Moisello di Ceranesi (GE), in val Polcevera, è uno dei pochi a produrre ancora i maccheroni natalizi e i brichetti da minestrone…
Mi piacerebbe realizzare con l’anno nuovo alcune iniziative e alcuni video, la formula che prediligo (come sa chi segue Ligucibario®) è quella dei “gustincontri”, ovvero momenti nei quali ad una parte di racconto seguono le ricette e le degustazioni. Mi piacerebbe lavorare sui temi della tradizione e della salubrità, dato che – da ligure anzi da mediterraneo – beneficio ogni giorno a tavola di uno degli stili alimentari più salutari al mondo, e ho il privilegio di divulgarlo. Oggi infatti la competizione non è più fra prodotto buono e meno buono, fra artigianato e industria, ma fra prodotti che valgono e prodotti che attentano alla salute dell’individuo.
Vorrei lavorare su due prime tematiche: 1)il pesto, ovviamente a mortaio, andando a “sezionare” in profondità la ricetta, ingrediente per ingrediente, ed i suoi perché, e 2)le farine, chiarendo bene i concetti di raffinazione, forza, glutine, pre-impasti… La verità vi prego (prima ancora di azionare la planetaria) sulle farine!
Stasera sta scendendo rapida la sera, è il 22 dicembre, occhieggiano luminarie brillanti da finestre ormai in festa da giorni, Buon Natale a tutti i miei lettori.
Grazie di cuore, Umberto, per questo post meraviglioso e toccante. Troppo generose le tue parole ed estremamente entusiasmante il progetto che mi proponi. Sarà un onore ed un piacere per me intraprendere questo percorso insieme a Ligucibario. Un caro abbraccio a te e a Luisa ed ancora tanti cari auguri.
Maria Grazia