Si conclude felicemente, proprio in questi giorni, la V edizione – forzatamente online – del Laboratorio “Turismo esperienziale. Artigianato e food nell’offerta turistica” (Polo d’Imperia) discendente da uno specifico protocollo d’intesa fra CNA Liguria e Università di Genova, dipartimento di Economia, corso in Scienze del turismo*.
24 ore come sempre intense, e connotate anche da preziose “testimonianze” di professionalità del settore (Gloria Manaratti, Daniela Minetti ed Elena Magni di Regione Liguria, Daniele Buschiazzo sindaco di Sassello e presidente dell’ente Parco Beigua, Sonia Speroni product manager di Ormina Tours).
L’intera impalcatura didattica individuata da Luisa Puppo, e da me, ha come sempre proposto contenuti spendibilmente operativi, casi studio italiani e stranieri, spunti per l’autonomo approfondimento via web o bibliografico…, in un momento “segnato” sì dall’emergenza pandemica, ma contemporaneamente caratterizzato da istanze e progetti di ripresa. Il turismo che verrà chiede infatti habitat puliti, genius loci, filiere di buonessere, qualità delle accoglienze, momenti sensoriali, cultivar e prodotti autentici. Ecco dunque la cornice entro la quale, evidentemente, l’artigianato dovrà e potrà far valere le proprie peculiarità migliori. La parola artigiano, non si dimentichi, si lega ad arte, una capacità e risorsa dell’individuo, che non di rado la tramanda di generazione in generazione, ed essa origina creazioni che sono l’antitesi del prodotto seriale, standardizzato, anonimo.
In Liguria si tratta di un patrimonio aggregante antichi mestieri ed eccellenze, quali le sedie di Chiavari, l’ardesia della Fontanabuona, i tessuti di Zoagli e Lorsica, la filigrana di Campo Ligure, la ceramica delle Albisole, il vetro di Altare, numerose imprese dell’agroalimentare…
Nel corso della penultima lezione, inoltre, spazio anche alla “focaccia di San Giorgio“, come ricetta-format in grado di “promuovere” il territorio, grazie ai suoi ingredienti very very local (prescinsêua genovese, olive di cultivar taggiasca, patate della val Bormida savonese, acciughe dello Spezzino, origano).
I corsisti hanno mostrato di “gradire”, producendo via via riflessioni sempre più personali, ponendosi in gioco nell’interazione coi docenti, investendo passione. Quella passione “ideologica” (sovente dote dei giovani) e quella curiosità intellettuale di cui il sistema Paese e la Liguria hanno ed avranno grandemente bisogno.
Gran finale, poi, con “esercitazioni” di segno il più possibile concreto, ed il meno possibile virtuale, che per un giorno trasformano gli allievi in docenti e public speakers: la famosa strada dei formaggi di Bregenz; l’analisi delle performance sul web di alcuni Comuni liguri con specifico riferimento ai prodotti locali; la costruzione di storyboard per tour esperienziali; la focaccia artigianale come centro di una mindmap pienamente storico-culturale; i musei di cultura materiale dall’Emilia parmense alla valle Stura ligure; la best practice della lavanda e dell’arboreto Prandi a Sale San Giovanni; i craft tour di scoperta dell’alabastro a Volterra; la piattaforma “Artigiani in Liguria” e le possibili geosinergie d’àmbito turistico; il turismo del paesaggio legato all’olivicoltura e ai muretti a secco, patrimonio Unesco…
Buona fortuna, cari studenti! Prendete fra le mani il vostro futuro ed abbiatene cura, perché il futuro ha bisogno delle vostre competenze ed energie. Ed un ringraziamento sentito e non formale ai Professori Andrea Zanini e Daniela Ambrosino che con cordiale costanza appoggiano quest’innovativa esperienza.
* la IV edizione generò la pubblicazione del volume illustrato in foto
Umberto Curti
26 apr 2021 | Pubblicato in Ligucibario
Benvenuto turismo dell’artigianato
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