Savona e turismo: una prospettiva per la quale occorrono specialisti di settore e gruppi di lavoro.
Sul blog indipendente “Trucioli”, anno XI, numero 23 del 19 gennaio scorso, con grande interesse ho letto la lunga intervista rivolta a Silvia Bottaro, savonese doc e persona che da decenni milita (il verbo è perfetto) nella valorizzazione dei beni culturali.
Persona che io annovero fra le mie amicizie sincere e migliori, perché donna di grande preparazione e mossa sempre da vibranti, generosi, talora indignati pathos… Da una dozzina d’anni, ormai, collaboriamo su alcune iniziative, e talvolta ci incontriamo – a Savona, a San Giacomo di Roburent, a Calizzano… – anche per una semplice chiacchierata intorno ad un aperitivo (nel suo caso, purtroppo, analcolico).
Come sempre, nell’intervista a “Trucioli” Silvia rievocava anche la Savona di ieri, dei quartieri, delle botteghe, degli incontri preziosi. Per poi approdare, tuttavia, alla Savona di oggi, città demograficamente anzianissima, dalle economie “statiche”, dai dualismi frequenti, eterna promessa turistica-crocieristica da compiersi.
I decenni vissuti promuovendo arte ed eventi consentono a Silvia riflessioni più che corrette. Silvia stessa non è un’esperta di turismo (né mai si è dichiarata tale), e ciò ancora una volta rivelerebbe quanto siano importanti le contaminazioni fra saperi, caso per caso creando task force “multidisciplinari” orientate a progetti misurabili, realistici, concreti, scadenzati.
Turismo, una scienza cartesiana per task force multidisciplinari
Il turismo è peraltro come la nazionale di calcio, tutti – anche i meno titolati a parlare – pontificano circa la squadra vincente. Ma il turismo è in realtà una disciplina cartesiana, in costante divenire, che poggia su rilevazioni e swot analysis specifiche, e su analisi della domanda (target profiling, psicografie) che non tutti sono in grado di realizzare bene… Io stesso, che nel marketing e nella formazione turistica opero da 25 anni e che a tali temi ho dedicato tanta saggistica (link qui), “specializzandomi” proprio sulla mia regione d’origine, continuamente rimodello il mio know how (in 25 anni è mutato un mondo) e i miei metodi di lavoro. Mindmap, griglie di competitività, analisi di casi-studio, format per l’ideazione di itinerari esperienziali sono ormai una quotidianità con cui ho “sostituito” il passato, quello della Liguria ipermatura, “camera+sdraio”, la Liguria quasi esclusivamente balneare. Oggi la Liguria può esser tanto altro.
Turismo in Liguria, criticità e scenari
Il focus su Savona non può prescindere dalla visione di insieme sulla Liguria: un territorio splendido ma che, non da oggi, integra imperfettamente coste ed entroterra, non destagionalizza più di tanto le proprie offerte, propone un check in non sempre “sistemico” e client oriented. Il tessuto di microimprese – non di rado a gestione famigliare – che caratterizza i comparti turismo -commercio-agricoltura-artigianato tende a denotare a propria volta dinamiche quanto mai specifiche, fra cui da un lato l’abnegazione e la flessibilità, ma dall’altro la migliorabile dimestichezza con le lingue, il modesto presidio di web e social, e un’attitudine allo storytelling certamente rinforzabile…
Occorrerebbe dunque una strategia operativa di ampio respiro, impegnativa, che forse, nell’immediato, poco ripagherebbe “elettoralmente” ma, sul medio e lungo periodo, coerente ad una Liguria finalmente intesa – nel suo insieme – come “destinazione del buonessere”.
Savona, un caso-studio?
Quanto a Savona, la città – che personalmente adoro – ha patrimoni heritage e gastronomici innumerevoli, che la legano anche alla cosiddetta “baia della ceramica” e potrebbero posizionarla meglio su un atlante delle mete “far from the madding crowd”… Infrastrutturata in senso autostradale e ferroviario, è di fatto apprezzabile 365 giorni l’anno, e potrebbe parzialmente candidarsi anche a forme di turismo business, anzi “bleisure”.
Savona, inoltre, disporrebbe anche di alcune professionalità significative, non a caso la mia società di consulenza talvolta là coopera con esperti di finanza, di marketing e editori locali, ecco le task force cui accennavo. Credo peraltro che in tutto il Paese sarebbe opportuno che gli amministratori “verificassero” chi opera sul territorio, se vi sono competenze ad hoc, perché chi opera sul territorio possiede sovente una conoscenza delle autentiche risorse e dinamiche regionali/locali… Ha il polso della situazione. Sarebbe quindi ovunque opportuno che prevalesse la filosofia dell’unicuique suum (a Milano dicono “ofelè fa el to mesté”…), che la concertazione pubblico-economica individuasse soggetti, dalle competenze ed esperienze specifiche, con cui fare squadra e cui materialmente affidare – off e online, per così dire – il design del turismo a venire e – non ultima! – la formazione ad imprese del settore e giovani che vogliano entrarvi.
Il turismo è oggi una dimensione globale, deregolamentata, turbolenta, e dove di continuo irrompono nuovi competitor. Una dimensione in cui un decennio costituisce un’era geologica, e pertanto non disponiamo più, e mai, d’altro tempo da perdere…
Presumo d’esser stato eloquente (con un affettuoso abbraccio a Silvia).
Umberto Curti
Savona è ormai da anni in una terra di nessuno da cui non ha saputo tirarsi fuori, Da polo industriale degli anni ’80 non ha ancora ben capito cosa sarà da grande. E credo che questo sia il più grande difetto. Come dici nel tuo articolo viviamo in un città molto bella ma … lo sanno veramente in pochi. Credo che nel panorama del turismo ligure dovremmo trovare un’identità su cui puntare cosa che per ora non è successa. Penso a Borgio Verezzi famoso per il suo Festival Teatrale, Finale Ligure con l’Outdoor, Loano e il suo carnevale, Varazze che sta tendando di riportare in auge il brand Città delle donne Insomma un’identità chiara su cui puntare e che permetta di “bucare” nella gran calderone delle offerte turistiche. Personalmente credo che Savona possa avere una marcia in più per quanto riguarda il turismo religioso ma questa è una mia opinione. Se ci fosse una regia che indirizza su un altro brand sarei felice di accodarmi. Ho sentito Savona Città della Cultura (ma qual è il paese che non fa cultura in Italia), all’uscita dell’autostrada c’è un pannello Città del Chinotto, ultimamente abbiamo istituito due De.Co. enogastronomiche… Un appunto sui croceristi. Ho sentito tante volte dire che non portano niente, che li portano fuori città, che vanno agli outlet… però dovremmo pensare che circa 1.000.000 di persone passano in città… (e se non ci fossero neanche loro?) E’ come avere uno spot su un canale nazionale e forse dovremmo sfruttarlo meglio. Anche l’autostrada, dove spesso purtroppo stiamo in coda, tutte le volte penso che dovrebbe esserci un cartello come ne vedo tant) Savona, città ?… Forse quando vedremo questa scritta vorrà dire che abbiamo imboccato la giusta strada
Da un’importante professionalità savonese, che ha anche stampato pagine fra le più alte dell’arte novecentesca in Liguria, un commento ricco di pathos, ma anche di legittime “provocazioni” all’insegna di un futuro più concreto.