18 mar 2024  | Pubblicato in Ligucibario

Roma…a Montoggio

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Ligucibario® non contiene vere e proprie recensioni (ormai ne scrivono tutti…). Talvolta racconta esperienze, di filiere brevi, di cultivar autoctone, di genius loci, di buonessere… E Luisa ed io ne abbiamo di recente vissuta una, molto intrigante, al ristorante “Roma” di Montoggio (il nome della Capitale non inganni, si riferisce all’indirizzo, via Roma 15), ristorante che da tanti anni è sosta gourmet, segnalata anche da Michelin, nel cuore della valle Scrivia, immediato entroterra di Genova.

Mangiavo già in quel locale, ma poi ho conosciuto personalmente il titolare, Stefano Torre, in occasione di un progetto di turismo gastronomico che realizzammo (una quindicina di anni fa?) col Comune. Negli anni, il “Roma” ha anche ospitato presentazioni di miei saggi storici e ricettari, e mi lusinga sempre stare a contatto di professionalità così forti e dinamiche.

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Lo so lo so, fugit tempus, ma quel giovane sorridente, garbato, capace, curioso (la cui sola pecca ai miei occhi è la fede calcistica) te lo ritrovi davanti tel quel anche oggi, quando al bureau d’ingresso sembra davvero aprirti la porta di casa… Una bella casa, custodita con cura, e amico Lettore lascerò al piacere dei tuoi occhi apprezzare la pulizia, il tovagliato, l’attenzione ai particolari, fra i quali i grissini, che creano dipendenza, e una collezione di distillati che scalda gli occhi.

Qualche sera fa è andata in scena, dopo una bollicina di benvenuto (Valdobbiadene) coi raviolini di erbette fritti, la liaison fra la cucina di Stefano e i celebri vini di Renato Ratti, azienda (piemontese che di più non si potrebbe) che “frequento” da tempo, essendo io di fatto – grazie anzitutto a mio padre – un veronelliano, con 40 anni di militanza di cui 25 condivisi con Luisa…

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E allora, in un’atmosfera festosa e con tutti i tavoli sold out, ecco via via la tartare di fassona col tuorlo d’uovo fritto e la polvere di carciofi abbinata all’iconico Barbera Battaglione, ecco il risotto al tartufo bianchetto di stagione abbinato ad un perfetto Nebbiolo Ochetti, ecco infine il maialetto cotto a bassa temperatura col suo fondo bruno, i carciofi fritti e una crema di patate quarantine abbinato al Barolo Marcenasco (forse la sola bottiglia leggermente inferiore alle aspettative).

Staff quanto mai efficiente, sorbetto finale alle arance di Bogliasco, confine levantino di Genova là dove vive Stefano, e un conto di 58 euro all inclusive quanto mai parametrato alla qualità della cena e dei calici, massime espressioni di un vitigno che ha fatto la storia ampelografica del Nord Ovest.

Scendendo verso Genova lungo i tornanti di Creto pensavo con affetto “alla prossima, Stefano!” E presumo ti sia chiaro come mai la tua attività mi stia nel cuore (non la fede calcistica).

Umberto Curti
umberto curti

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