11 ott 2018  | Pubblicato in Ligucibario

Paola Minale su allergie e intolleranze. Parte 1

paola minale e umberto curti

paola minale e umberto curti

 

 

 

 

 

 

Cara Paola, oggi parliamo di qualcosa che sta denotando, purtroppo, un andamento “epidemico”, anche a partire dalla prima infanzia. Quali, a tuo parere, i principali fattori relativamente a questo boom di allergie?

Se vogliamo dare una data di inizio alla epidemia delle allergie dobbiamo risalire alla metà dell’Ottocento; circa vent’anni prima un medico, John Bostock , aveva posto per la prima volta la autodiagnosi di allergia respiratoria; in seguito egli stesso descriveva una trentina di casi con questa interessante  notazione: “It is remarkable, that all cases are in the middle and upper classes of society, some indeed of high rank…I have not heard of a single unequivocal case among the poor.” Blackley nel 1873 parla di “allergy epidemic”, osservando come proprio gli agricoltori, più esposti al polline, erano meno interessati dalle malattie allergiche rispetto alle classi più agiate. Studi internazionali nel 1900 confermavano l’allergia come malattia dei Paesi più ricchi e, come dimostrato da Gerrard nel 1976 in America, il confronto tra popolazioni autoctone e  colonizzatori  bianchi evidenziava come le infezioni parassitarie, nei primi, rappresentassero un fattore protettivo verso le malattie allergiche, che erano più frequenti nei secondi.
L’allergia sembrava quindi il prezzo da pagare quando si debellavano malattie portate da patogeni più virulenti o da parassiti. (“It is suggested that atopic disease is the price paid by some members of the white community for their relative freedom from diseases due to viruses, bacteria and helminths”). Da allora prendeva spunto la ipotesi igienica, che poneva in risalto come la minore numerosità delle famiglie, donde la maggior igiene dell’ambiente abitativo e personale, potesse essere la causa di una minore stimolazione del sistema immunitario il che, in soggetti geneticamente predisposti, sposterebbe l’equilibrio indirizzando verso la risposta infiammatoria di tipo allergico. Anche l’inquinamento atmosferico, con la sua azione proinfiammatoria e irritativa da un lato, e favorente la reazione allergica dall’altro, effetto dimostrato in particolare per il particolato diesel, ha certamente un ruolo nell’aumentata prevalenza delle malattie allergiche, determinando anche modificazioni epigenetiche. Più recentemente la scoperta dell’importanza del microbioma intestinale, l’insieme di batteri miceti e virus che coabitano il nostro corpo influenzando direttamente la risposta immunitaria, ha stimolato la ricerca del possibile anello di congiunzione nella cascata di eventi che oggi portano alla reazione allergica.
Paola Minale
Direttore f.f. U.O.C. Allergologia, Policlinico Ospedale San Martino IRCCS, Genova
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