Domenica 2 gennaio in prima serata, per il ciclo “Città segrete” curato da Corrado Augias, è andata in onda su Raitre la puntata dedicata a Genova.
Tutto sommato, contenuti video e testuali di buona fattura, piacevoli, “divulgativi” come si suol dire (e forse non può esser diversamente), senza eccesso di luoghi comuni (ci è stato “risparmiato” il pesto), e forse con un lieve eccesso di droni.
Contenuti che hanno evidenziato, nel bene e nel male, il ruolo centrale di Genova e del suo affaccio al mare in molte vicende della storia – civile ed economica – nazionale.
Inoltre, se ogni scelta è forzatamente una rinuncia, dunque anche di Genova non si riuscirebbe certo a narrare tutto (dall’archeologia a Gilberto Govi?) in 2 ore di trasmissione. Beninteso, anche a detta di Corrado Augias (che ha difeso gran parte delle proprie scelte autoriali), la “omissione” di poeti quali Montale e Caproni è stata grave, una “dimenticanza” non commendevole. Certo più grave che corso Torino trasformato in via Torino.
Ma i giorni successivi, come al solito, s’è accesa la polemica (specie online), mossa da chi non ha apprezzato la puntata, e magari ha anche cavalcato un’onda per così dire emotiva.
Non provo per Augias alcuna simpatia o antipatia personale, ma immagino si tratti di critiche – come accade sovente – avanzate talora da persone le quali su Genova, in tutta la vita, non hanno scritto un rigo o girato una ripresa, e che pur si sentono titolate a giudicare e disapprovare, in questo caso un product mediatico di buon livello professionale, parte di un format veicolato con successo da un canale pubblico…
Premesso che la televisione, come noto, mira ad alcuni target di pubblico e si prefigge come fine l’audience, personalmente ho trovato molto positivo che Genova abbia trovato spazio sotto i riflettori (con uno share serale del 7,3%) accanto – addirittura – a capitali come Berlino e Istanbul.
Sugli atlanti turistici, sinceramente, fino a due-tre decenni fa della “Superba” non v’era traccia, e pochi (ma fra costoro Luisa Puppo e me) osavano scommettere su nuove vocazioni cittadine. Il bicchiere è oggi mezzo pieno, non mezzo vuoto, e non lontano dal recuperato Porto Antico transitano frequenti, e affollati, i sightseeing bus a due piani. V’è ancora molto da fare, ma (ante Colombiadi del 1992) chi l’avrebbe detto?
Perciò, anziché sentenziare e mugugnare su quel che la puntata non è stata e non ha raccontato (vane beghe da cortile?), sarebbe ben più produttivo confrontarsi – online e altrove – su quel che Genova ancora non è, promuovere un’analisi seria, audace e stimolante delle urgenze (perdita di residenti, bassa qualità della vita, infrastrutture, marginalizzazioni economiche, sacche urbane di criminalità…) cui la politica locale dovrebbe al più presto porre mano con efficacia, individuare strenghts e prioritari margini di miglioramento per una Zena moderna, competitiva, davvero attrattiva per imprese, lavoro, giovani che vogliano viverla, in un’ottica che ovviamente vada ben oltre l’incoming turistico.
Una Zena il cui avvenire “prescinda” da slogan corporativi ed elettorali e da cambi di giunte.
Ad alcuni di questi temi (dato che come tanti provo per la mia città sentimenti ambivalenti) io ho dedicato capitoli di miei libri(1), potendomi permettere – dopotutto sono co-founder di una società di consulenza – una diagnosi lucida e sincera, inclusiva del molto che andrebbe maggiormente valorizzato: acquedotto storico, Staglieno, ghetto, Lanterna, fortificazioni, trenino di Casella… Ma le prognosi competono ad altri, e fuori dalla pagina stampata.
Sarò lieto, amici Lettori, di conoscere la vostra opinione. Dibattere è sempre una dialettica salutare.
Umberto Curti
(1) dapprima in Alte stagioni. Modelli per il marketing turistico, ed. Erga, Genova, genn. 2006. Poi in Libro bianco del turismo esperienziale e food&crafts. Prospettive (in Liguria) per territori, cultura, imprese, ed. Sabatelli, Savona, dic. 2017, a questo link
7 gen 2022 | Pubblicato in Ligucibario
Genova in televisione
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