Fine luglio – come prevedibile – all’insegna della canicola… E desiderio di frescura, tuffi, canzoni, granite, gelati… La Liguria, in primis grazie a Genova, è terra di ottimo gelato, e una decina di anni fa Ligucibario© propose ai suoi lettori un elenco di indirizzi – da Sarzana (SP) a Porto Maurizio (IM) – capaci di refrigerare col piacere anche il più arido degli animi. Rileggendola (ecco il link), posso garantire che quasi tutti costituiscono tuttora una tappa di eccellenza.
Pacciugo, pinguino, panera, cremolato, colombino, è un viaggio dentro storie fredde e semifredde che concorrono alla miglior storia gastronomica del territorio (a questo link anche un mio video girato specificamente per il Comune di Genova). E se t’incuriosisce la ricetta della panera, te la descrivo a questo link.
Il gelato è un alimento festoso, alquanto completo e digeribile, forse nato alla corte di Caterina de’ Medici e poi portato a fine ‘700 negli USA da Filippo Lenzi (ed è di certo italiano anche il brevetto del cono di cialda), e pare che in Italia il gusto preferito sia sempre il cioccolato.
Oggi, inoltre, sulle insegne di molte botteghe spicca l’altisonante aggettivo “artigianale”, ma cosa significa? E sarà davvero così il prodotto che ci estraggono dalle carapine? Vediamo allora qualche utile linea-guida per distinguere il gelato di qualità, che privilegia ingredienti naturali, e quello, viceversa, “rinunciabile”…
Il primo criterio cui attenersi è che il gelato non deve fondere troppo in fretta (e neppure troppo lentamente). Deve “persistere” gradevolmente in bocca per alcuni istanti. Non deve assolutamente proporre cristalli (di ghiaccio, di zucchero, di lattosio) percepibili, che renderebbero l’assaggio granuloso, ruvido (se accade, significa che acqua e componenti solide non sono state ben bilanciate dal gelatiere o che le sue vetrine-frigo denunciano problemi). Non deve trasmettere una sensazione di freddo eccessiva, quella che classicamente fa dolere naso e tempie. Deve garantire una cremosità non grassa, non stucchevole, non “soda”. Non deve risultare acquoso, né “sparire” subito dalle papille. Deve equilibrare la propria dolcezza, dato che, come in tutte le cose della vita, est modus in rebus. L’esperienza organolettica complessiva deve rappresentare un equilibrio fra le diverse componenti. Infine – e questo si nota subito – il colore deve “coincidere” col gusto, ma senza utilizzo di coloranti che lo esaltino. Direi che ora sono disponibili alcuni strumenti per sceglier bene…
Buon gelato e buona estate a tutti! Umberto Curti