Engari, si tratta di spinaci selvatici, Liguria del Ponente montano… Si tratta del farinello buon-enrico, od òrapo, una chenopodiacea. Secondo alcuni l’identificativo bonus-henricus le fu assegnato nel ‘700 dal botanico svedese Linneo per celebrare Enrico IV di Navarra, per i francesi “Le bon Henry”, il quale – tra l’altro – fu paladino dei botanici. Secondo altri in relazione ad un dio della casa, “Enrico”, poiché tali piante bene crescono vicine alle abitazioni. Nota sin dall’antichità (largamente coltivata dagli inglesi fino al ‘700) e apprezzata per il valore nutritivo (ma anche alimurgico), è sovente raccolta e lessata – per varie ricette – nel Centro Italia. Ma anche spesso coltivata, in orti, nelle Alpi piemontesi e lombarde… A lungo ritenuta cibo povero, è oggi invece più ricercata, tanto da originare raccolte indiscriminate. Si cucina anche soffritta in padella, privilegiando i germogli o le cime immature delle giovani piante. Perfetta, intuitivamente, in ripieni, torte salate, frittate e friscêu…
Umberto Curti