Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti, per i corsi presso ente F.Ire di Genova.
Repertorio di termini e concetti ad uso degli allievi dei corsi GAE presso l’ente F.Ire di Genova.
Per approfondimenti si raccomanda anche la richiesta all’editore (link qui) del mio saggio “Sostenibilità e biodiversità. Un Glossario” (2023), che verrà spedito (gratuitamente)in formato pdf…
Si suggerisce agli allievi l’uso di una buona cartina regionale, così da georeferenziare ove necessario quanto segue.
Parte 4 (di 15)
Cinghiale: l’ungulato, come noto, popola sempre più intensamente i nostri boschi (e le nostre città per l’usanza stolta di dargli da mangiare…). Di recente si è aggiunto il problema della peste suina, che – quantunque non trasmissibile all’uomo – impone dopo l’escursione alcune misure “preventive”. In caso di avvistamento, è bene anzitutto non perdere la calma, rimanere fermi o comunque muoversi lentamente, soprattutto lasciando all’animale e ai suoi eventuali cuccioli un ampio spazio di manovra e fuga
Cippo: la parola può indicare un cippo funerario, o miliare, o di confine. Nel primo caso è un “monumento” funebre che rievoca un defunto, o un evento, nel secondo – posizionato sul ciglio delle strade – scandisce le distanze, nel terzo marca un confine, tra Stati o proprietà…
Città slow: movimento nato nel 1999 dagli input di Paolo Saturnini, all’epoca sindaco di Greve in Chianti (FI), recepiti poi anche dai sindaci di Bra (CN), Orvieto (TR) e Positano (SA)… Il fine era – e tuttora rimane – quello di applicare la “visione” di Slow Food e del fondatore Carlin Petrini alle comunità locali e alla governance dei luoghi, ovvero contestualizzare fondamenti eco-gastronomici e di “buonessere” nella quotidianità concreta. Ritmo delle stagioni, qualità della vita, autenticità dei cibi, rispetto valorizzante dei luoghi, dei paesaggi, delle tradizioni…, sostanziano le 6 macrocategorie dei requisiti necessari alle adesioni comunali al circuito. Il marchio aggrega oggi, da Abbiategrasso (MI) a Zibello (PR), alcune decine di Comuni, per la Liguria presenzia solo Levanto, sulla Riviera di levante, bellissima località limitrofa alle Cinque Terre. Tutte le informazioni sul vivace portale cittaslow.it.
Colombano, San: monaco irlandese che dalla madrepatria raggiunse prima l’attuale San Gallo in Svizzera – dal nome di un suo discepolo – poi Bobbio (PC) in val Trebbia, dove a fini evangelici fondò un importante cenobio-scriptorium (è autore anche di una “regula” assai severa). Da Bobbio, via via molti monaci s’irradiarono, in Liguria e non solo (molte località si chiamano San Colombano…), portando competenze agronomiche che nei secoli valsero la salvezza e perpetuazione di non poche colture. Si era ipotizzato che Umberto Eco si fosse ispirato proprio a Bobbio per scrivere “Il nome della rosa”, ma è verosimile che sia invece la Sacra di San Michele (TO), e gli interni del film furono poi girati all’abbazia di Eberbach in Germania
Colonie montane: “residui” dell’epoca fascista, si tratta sovente di edifici di pregio architettonico inseriti in contesti ambientali di pregio, dove si praticavano cure (elioterapia…). Non poche tuttavia, anche nel Genovesato, sono purtroppo in abbandono (Renesso, Monte Maggio, Rovegno, Monte Zatta…), e purtroppo diventano immancabilmente teatro di rave party clandestini e vandalismi.
Coltivazione biologica e biodinamica: la prima è un approccio agricolo ispirato alla natura, e che s’astiene dai preparati di sintesi chimica. Si è reso necessario via via che l’agricoltura cosiddetta “convenzionale” ha purtroppo messo a punto e utilizzato una varietà di diserbanti, fertilizzanti, fitosanitari, pesticidi e fungicidi che a livello massivo impatta sull’ambiente, sulla salute degli animali, e “a valle” sulla salute dell’uomo… A seguito di ciò, la critica rivolta al biologico di sortire rese inferiori e pertanto di consumare maggiori quantità di suolo appare, nei fatti, incongrua. La seconda (biodinamica) è un approccio che si rifà viceversa alle (discusse) tesi teo-antroposofiche dell’austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), talune – non tutte – oscure ed “iniziatiche” e completamente sprovviste di base scientifica. Steiner fu – come molti sanno, e qui non mi dilungherò in una sua biografia – uno spiritualista, un omeopata, un pedagogo, lo intrigava ogni aspetto della vita e del sapere… La sua filosofia rurale focalizza in primis la rotazione delle colture, le fasi lunari, la miscelazione di “esoterici” cornoletami *… Nondimeno, essa incentiva anche “teorie”, del tutto positive e talora praticate non a caso anche dall’agricoltura biologica, quali l’esistenza dell’uomo in costante osmosi (e riavvicinamento) con tutto l’ecosistema terrestre, la cui salvaguardia dev’essere olistica, e il rigetto della chimica. Complessivamente, ottime indagini scientifiche non hanno sancito qualità migliori nei prodotti biodinamici rispetti a quelli biologici (che sono più diffusi). Inoltre, il biologico è certificazione regolamentata dall’Unione Europea, viceversa il biodinamico da una associazione, che – essa sola – certifica chi si conforma alle sue linee guida… E’ bene però aggiungere, per completezza informativa, che il biodinamici è ipso facto anche biologico, mentre non vale la regola contraria
*su quest’ultimi si vedano online le legittime, e qui e là esilaranti ironie del famoso chimico Dario Bressanini…
Congiura dei Fieschi: la storia della Liguria si lega strettamente, specie in alcuni periodi, alle vicende e contese di 5-6 importanti casate feudali: i Doria, i Fieschi, gli Spinola, i Malaspina, i Grimaldi… Ma una delle date più significative è certo il 1547, allorché la congiura dei Fieschi per spodestare i Doria fallisce, e l’assedio e la demolizione del castello di Montoggio (GE) da parte della Repubblica di Genova segnano una volta per tutte la fine delle velleità fliscane, con la distruzione di innumerevoli possedimenti. L’ammiraglio Andrea Doria, benché ormai anzianissimo, potrà così consolidare la sua politica “ghibellina” di avvicinamento alla Spagna, che caratterizzerà anche gli importanti secoli successivi…
Convenzione delle Alpi: trattato internazionale sottoscritto da 8 Paesi e dall’UE, finalizzato a proteggere i particolari e sensibili ecosistemi dell’arco alpino e favorire, con una politica condivisa e coordinata, lo sviluppo sostenibile. Si consideri che in questa complessa macroregione le risorse naturali, economiche e socioculturali raramente coincidono stricto sensu con le frontiere nazionali, ciò che l’UE stessa ha già rilevato altrove, anzitutto nelle aree baltiche e danubiane. Il perimetro alpino comprende quasi 6mila Comuni ed una popolazione che nel 2013 sfiorava i 15 milioni di persone. Da sole, Austria e Italia costituiscono più del 55% del territorio della Convenzione. Un territorio che, come noto, “fonde” al proprio interno – Liguria compresa – vocazioni agricole, pastorali, turistiche… Il Rapporto sul Turismo Sostenibile, peraltro redatto dal Gruppo di Lavoro costituito durante la Presidenza Italiana (2012–14) della Convenzione medesima, ulteriormente sottolineava: «L’agricoltura di montagna, assumendo i propri ruoli polifunzionali (dalla produzione di qualità legata agli antichi saperi, al mantenimento del “paesaggio agrario culturale”, al monitoraggio del territorio e dell’ambiente, al rafforzamento della biodiversità, alla socializzazione della natura) riafferma l’interdipendenza fra ecologia ed economia nell’ambito della quale prende vita il “turismo alpino culturale”» (Convenzione delle Alpi, p. 48). La Convenzione è stata il primo trattato internazionale (e vincolante) al mondo a considerare un’area montana transnazionale nella sua interezza geografica. A quasi trent’anni dalle firme, continua ad essere il banco di prova per la sostenibilità e la biodiversità di una montagna che ospita 30mila specie animali e 13mila specie vegetali, ma anche che, dall’Ottocento, ha visto aumentare di ben 2 gradi la temperatura…
Coppelle: enigmatiche, piccole cavità (incavi emisferici) realizzate dall’uomo sulle superfici rocciose piane o minimamente inclinate. Diffuse anche in Piemonte, Lunigiana…, le più antiche risalirebbero al Mesolitico. Che servissero a rituali? Che fungessero da segnavia?
Corallo: questa formazione di colonie animali, antozoi (minuscoli polipi), era detta “oro rosso”, e generava business. Ed i liguri erano infatti noti corallari, addirittura andando nel ‘500 a colonizzare, sotto l’egida della famiglia Lomellini, l’isola di Tabarca dinanzi alla Tunisia (quando ne vennero cacciati, andarono a fondare Carloforte in Sardegna, “u paize” dove tuttora la parlata – come del resto la cucina – è simile alla nostra…)
Cremagliera: impianto di risalita che fa uso di ingranaggi dentati. E’ tale, a Genova, quella di Granarolo. Sono cremagliere (monorotaia) anche i “vagoncini” che risalgono i vigneti verticaleggianti delle Cinque Terre, per consentire – con minor fatica! – le lavorazioni e le raccolte anche su terreni poco accessibili
Crêuza: camminamento (da viottolo a mulattiera…) che ascende le zone collinari. Costruita in notevole pendenza e ben soleggiata, così da restare praticabile anche nelle stagioni d’innevamento, tipicamente è pavimentata da mattoni al centro e ciottoli tondi ai lati, e può anche presentare lunghi e bassi gradoni in pietra. La parola, come noto, ha acquisito maggior “popolarità” grazie ad un album di Fabrizio de André del 1984…
Croda: roccia, guglia, tipica del Veneto e delle zone dolomitiche, con canaloni laterali, e pareti nette dagli spigoli vivi
Cucina bianca (malgara): “alimentazione” tipica delle aree montano-pastorali del Ponente (Mendatica, IM…), dove la gastronomia necessariamente poggiava anzitutto su una seria di cibi “bianchi”: latte, burro, formaggio, patate, porri, farina…
Cultivar: varietà agronomica (da cultivation variety), ad es. l’oliva detta “taggiasca”, o la patata “prugnona”…
Dante Alighieri: interessa qui menzionare il sommo poeta relativamente al suo passaggio in Liguria. Lerici sta in Purgatorio III, vv. 49-51, le coste liguri quasi in verticale sul mare configura(va)no un ambiente ostico, che per un devoto può – oggi come ieri? – suggerire afflati di penitenza… “Tra Lerici e Turbia, la più diserta/ la più romita via è una scala/ verso di quella agevole ed aperta”. Ad un passo da Ventimiglia, i versi alluderebbero alla via Iulia Augusta, l’autostrada del tempo dal Trebbia verso il Rodano (ma molti preferivano costeggiare), presuntivamente traversata nell’estate 1302 per giungere all’Università della Sorbona a Parigi. Luni è in Paradiso XX, 73, città ormai morta a causa d’alluvioni malariche, dell’interramento del porto, delle dispute feudali, tanto che il vescovato nel 1204 si era spostato in Sarzana. Durante i tormentosi suoi viavai, Dante nel Sarzanese comparve tra il 6 e il 10 ottobre 1306 per definire finalmente una pace fra i Malaspina (dello Spino Secco) e il Vescovo-Conte di Luni, un protetto dei Fieschi di Lavagna. E in Piazza della Calcandola, ora Matteotti (pieno downtown), fu formalmente eletto procuratore dei Malaspina. Successivamente, dopo una Messa, partì per Castelnuovo Magra, onde incontrare il Vescovo-Conte. Si dice che Dante, in fuga da Firenze, iniziasse la Commedia nel 1306 ospite di Moroello Malaspina nell’imponente splendida fortezza di Fosdinovo, da una cameretta donde scorgeva i dirupi apuani. La Val di Magra ricorre sia in Inferno XXIV (nella malabolgia che supplizia il ladro Vanni Fucci), coi musicali ma inquietanti versi 144-147: “Tragge Marte vapor di Val Di Magra/ ch’è di torbidi nuvoli involuto/e con tempesta impetuosa e agra”, sia in Purgatorio VIII, versi 115-117, allorché Corrado Malaspina invoca notizie dai propri territori: “Cominciò ella/di Val di Magra o di parte vicina/sai, dillo a me, che già grande là era…”, sia in Purgatorio XIX, con l’elogio di Alagia Fieschi (moglie di Moroello), d’indole prodiga: “Nepote ho io di là c’ha nome Alagia, buona da sè, pur che la nostra casa non faccia lei per essempio malvagia; e questa sola di là m’è rimasa”… La val Fontanabuona appare in Purgatorio XIX, proprio per voce dell’ombra di Papa Adriano V, un Fieschi (Ottobono): “Intra Siestri e Chiaveri s’adima una fiumana bella, e del suo nome lo titol del mio sangue fa sua cima“. I resti dell’antica “Siestri”, assente nella geografia del Giustiniani (1530), secondo l’Accademia della Crusca ormai collimano indicativamente con Neirone. In loco nessuna traccia di Dante, ma si sospetta (si sospetta) che vi sia passato nel 1311 in viaggio verso Milano e Arrigo VII, dopo una missione in Lunigiana per i Malaspina. Il percorso doveva dalla costa ascendere sino al possedimento fliscano di Roccatagliata, via Siestri. E intitolazioni a Dante, se ben ricordo, si trovano anche a Chiavari. Ivi sfocia l’Entella, che nasce formato (“la fiumana bella”…) dal Lavagna, lo Sturla, il Graveglia. Noli, florida repubblica marinara di simpatie guelfe, rada incastonata fra promontori, vide Dante verosimilmente nel 1306, esule in cammino verso la Francia, ed è citata in Purgatorio IV, vv. 25-27: “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli/montasi su Bismantova e ‘n Cacume/con esso i piè; ma qui convien ch’om voli“. S’intuisce una discesa accidentata, i pendii di Capo Noli da ponente. Oggi un ameno anello, segnalato, consente – via bric dei Corvi e Voze – trekking più agevoli, e recenti pubblicazioni (editore Sabatelli) illuminano nuove prospettive. San Giorgio, a Campochiesa d’Albenga (in via Don Pelle, cimitero frazionale) ospita, dipinto nell’abside maggiore, un Giudizio Universale del 1446 realmente espressivo. Difatti nella bolgia, dinanzi al famoso conte Ugolino che rode il cranio dell’arcivescovo Ruggieri, notiamo proprio Dante con la guida Virgilio. Evidentemente, il suo bestseller già influenzava l’arte sacra… Anche a Triora, antico, montano grumo di case, fornai e…streghe, i segni più visibili affiorano in una splendida chiesina del ‘400 ad imbocco paese, San Bernardino di Siena, all’interno gli impressionanti – ma protrettici – affreschi di un Giudizio Universale (non v’è concordia circa le attribuzioni***) palesemente s’ispirano infatti alla Commedia, e recuperano una Gerusalemme celeste, un limbo, un inferno crudele verso i peccatori, traditori, eretici…
Deforestazione: disbosco, taglio di piante/alberi su scala più o meno eccessiva. Si parla propriamente di deforestazione – si pensi alla tragedia dell’Amazzonia e alle grida di Chico Mendes prima che l’uccidessero – allorquando l’abuso di abbattimenti (di fatto a fini di business *) sopravanza i ritmi di ricrescita. Tra gli effetti più nefasti, come ormai noto, l’effetto serra e l’accelerazione del riscaldamento globale, con conseguenze pressoché in tempo reale sull’estinzione di biodiversità e sul dissesto idro-geologico. Di fronte a questo, occorre dunque a nostra volta gridare che il futuro dovrà esser sempre più “forestato”, e il G20 di Roma medesimo (2021) ha traguardato globalmente di piantare mille miliardi di alberi “all over the world” entro l’anno 2030 (obiettivo realistico?), cooptando le popolazioni locali in un network che ottimizzi i ruoli e le collaborazioni. Tale trraguardo comporterà una pianificazione pubblico-privata d’ampio respiro, e strategie molteplici e diversificate, perché la vera “rinascita” forestale chiede progetti a lungo termine, talora decenni di impegno costante, e protezioni (dall’uomo in primis, e da animali selvatici, altre avversità…). La foresta – ormai molti se non a tutti concordano – svolge tante funzioni, produttive, ma anche e non secondariamente sociali, turistiche, psicologiche, per la cui salvaguardia serve una vision lungimirante e sinergica. Ricuciture degli habitat (soprattutto là dove le proprietà sono frammentate), lotta biologica e clean alle specie invasive vegetali e animali (ailanto, cinipide galligeno…), e precedenza in alcuni contesti alle latifoglie, quercia, carpino nero, leccio…
* nuovi spazi coltivabili, legno combustibile, legno di pregio, olio di palma…
Diaspro: roccia sedimentaria formata da un solo minerale, quarzo con alcune impurità (in genere composti del ferro). Roccia antichissima, dura, ma fragile e scheggiabile (si sfalda a strati), semipreziosa per le sue vive colorazioni. E’ a Maissana (SP) in val Lagorara l’unica cava preistorica scoperta in Europa, fra l’altro raggiungibile con un’agevole escursione. Un tesoro scientifico, dato che essa era attiva durante l’età del Rame, dal diaspro come noto si ottenevano utensili…
Per info sui corsi, ente F.Ire, piazza G. Matteotti 2/3b, 16123 Genova, tel. 010 9820702, formazione@entefire.it