30 giu 2020  | Pubblicato in Ligucibario

Zuppe di pesce, il mare sul tavolo

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Zuppe di pesce, odore forte di mediterraneità.
Ho conosciuto – pur potendo viaggiare meno di quanto avrei sognato – la magia della bouillabaisse marsigliese, il cacciucco a Livorno (le c sono 5 e mai una di meno!) ammirando anche il Museo Fattori, l’aziminu corso, i cento brodetti dell’Adriatico (una vita fa vestii la divisa dell’Aeronautica a Macerata), il cuscusu a Trapani, la kakavia di Rodi (fresco di esami di maturità)…
E la Liguria? La buridda (cugina della bourride provenzale), il ciuppin, il bagnun rivano, ma anche gli umidi che privilegino un solo ingrediente ittico, le seppie (o altri molluschi) in zimino, lo stoccafisso accomodato (beninteso dopo il naufragio di Querini alle Lofoten)… Tradizioni dal profilo nutrizionale importante, grazie anche ai crostini e – talvolta – al filo d’extravergine a fine cottura, Liguria terra di geniali frugalità. Le incontri tutte (anche l’etimologia dei vari lemmi), scorrendo il menu dalla a alla zeta qui sull’alfabeto del gusto.
Se la ricetta include pomodoro, il calice in abbinamento può metter da parte i consueti bianchi e diventare un rosato, o perfino un rosso di tenue struttura, sulle riviere alludo all’Ormeasco sciac-trà oppure al Ciliegiolo, o ancora ai Rossese “litoranei”, ovvero il clone di Campochiesa.
Sono piatti della memoria, e che meraviglia sarebbe se i ristoranti “ospitassero” i magnifici libri di Francesco Biamonti, di Fernand Braudel, di Predrag Matvejevic, il viaggio nel buon cibo è come il viaggio dentro le buone pagine, nutre anche l’anima (e la letteratura rafforza il sapore).
Umberto Curti
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