La salubrità legata ad un moderato consumo di vini rossi, sta alla base del cosiddetto paradosso francese (si deve l’espressione a Serge Renaud, professore a Bordeaux, ma i primi studi sono opera di A.S. Saint-Leger ed altri alla fine degli anni ’70, “Factors associated with cardiac mortality in developed countries with particular reference to the consumption of wine”, per non dire… di Ippocrate): i cugini d’Oltralpe mangiano infatti molti grassi saturi – carni, burro… – , ma presentano una bassa incidenza di patologie cardiovascolari, che viceversa, come noto, flagellano il Regno Unito e gli USA.
Il vino infatti stimola motilità gastrica e digestione, è un antiossidante (grazie al resveratrolo delle bucce) e un vasodilatatore, contrasta l’Alzheimer e il decadimento senile coadiuvando la rigenerazione neurotica… Infine l’acido malico è un disinfettante epato-urinario, mentre il citrico previene i calcoli biliari. Si suol quantificare in 0,6 g per chilo di peso corporeo la giusta quantità di alcol da assumere quotidianamente (in una bottiglia si quantificano i grammi presenti moltiplicando il grado alcolico x 7,9).