17 gen 2024  | Pubblicato in Ligucibario

Spiagge. Sino a quando?

HPIM4920Mentre in Italia prosegue, ormai grottesca?, la querelle sull’applicazione della direttiva Bolkestein (2006!) e dunque il rinnovo o la messa all’asta delle concessioni balneari, le spiagge (ovvero il bene demaniale di cui si tratta) stanno letteralmente scomparendo, per mancanza, come vedremo, di “materia prima”.
Nel quindicennio 2006-2020, infatti, quasi il 9% dei nostri (644) Comuni costieri ha visto arretrare di oltre la metà il proprio tratto di arenile. La Liguria stessa – il cui turismo di Riviera risulta soprattutto fruizione estiva – è qui e là pesantemente interessata da tale tendenza, tanto più che detiene il “record” di consumo di suolo sulle coste.
Lo spostamento della linea di costa ovviamente anche in Italia (Paese per 8mila chilometri bagnato dal mare) è frutto di un “assestamento” tra il materiale che vi si deposita e quel che le mareggiate ciclicamente “ritirano”, di solito soprattutto la sabbia che i fiumi accumulano verso le foci.
Da una cinquantina d’anni tale equilibrio è andato purtroppo alterandosi: se dal dopoguerra il dissesto idrogeologico aveva determinato frane di fatto incrementali di ciò che dai fiumi arrivava poi al mare, dalla fine degli anni ’60 del Novecento la rinaturalizzazione di varie aree ha diminuito tale sabbia in “viaggio” verso il mare…
Inoltre, un eccessivo – pericoloso – dragaggio di sabbia dai fiumi, un cambiamento climatico che innalza il livello marino, e un’edificazione selvaggia di molti tratti litoranei (i cosiddetti “retrospiaggia”…) hanno dato il colpo di grazia ad una situazione fattasi – spiace sospettarlo – probabilmente irreversibile, tanto più che i “retrospiaggia” proponevano dune sabbiose che vento, e ondate in ritiro, potevano riaccumulare sulle spiagge.
Sarebbe quindi forse opportuno dibattere, più che sulla Bolkestein, sulla battigia che rimarrà davvero a disposizione dei bagnanti dopo i tanti scempi dei recenti decenni.
Umberto Curti
umberto curti

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