Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in 2 notizie che ho interpretato davvero come antitetiche (e però rivelatrici del tempo paradossale e distorto in cui viviamo).
Su ItaliaOggi lo sfogo di un’infermiera, Eleonora, la quale su Facebook ha scritto un pezzo (firmandosi) “L’orgoglio di pulire i culi”, alludendo ad una professione – la propria – onesta, al servizio degli altri, da rivendicarsi con fierezza a fronte di tante altre nelle quali è viceversa indispensabile praticare la falsità.
Su Il fatto quotidiano l’uscita del film, in 4 episodi, “SelfieMania”, centrato sulla malattia del secolo, quella che fa viver le persone (“dall’autostima labile alla necessità spasmodica di like e follower”…) schiave del proprio smartphone e spesso intente a fotografar se stesse e/o a dar libero corso ai propri istinti… Qualcuno li ha definiti, appropriatamente, webeti, un mix di narcisismo e tuttologia.
Scrivevo tra il 2017 e il 2018 a proposito di turismo che “numerosi Paesi, fra cui non a caso la Svizzera, stanno ormai promuovendo offerte disintossicanti, de-tech, nelle quali l’ospite vive esperienze – per non dire fughe – di “controvita”, di “isolamento” e di “lentezza” al riparo dall’invadenza tecnologica e dal “data smog” che affumica gli smartphone”. A questo siamo già giunti.
Una cosa mi vien da aggiungere: come ho cancellato dalla mia lista di contatti social – algoritmi permettendo – gran parte di coloro i quali ogni giorno e talvolta ad ogni ora mi infliggevano autoritratti, o sfoghi personali, o foto di viaggi e pietanze (una noia tipo diapositive di nozze), così sarei onorato di conoscere Eleonora, una di quelle persone cui dovrebbe andare la nostra riconoscenza collettiva. La immagino – mentre si prende cura delle persone inferme – giovane, volitiva, idealista. Sono certo che saprà trasmettere i migliori valori ai suoi figli, se ne ha o ne avrà.
Grazie, Eleonora