27 nov 2023  | Pubblicato in Ligucibario

Natale prima o poi arriva

melogno innevatoNatale prima o poi arriva…
E’ così pure quest’anno, vie e negozi s’accendono di luminarie destinate anche a ravvivare un po’ gli acquisti delle Feste.
Nel 1981 – davvero una vita fa – lo festeggiai a Trisobbio, nel Piemonte alessandrino, dove alcuni miei parenti avevano acquistato la classica casetta di villeggiatura, appena sotto il castello…
Vi giungemmo il pomeriggio del 24, un giovedì, a bordo di una Giulietta che, a causa dell’incredibile nevicata, usciti dall’autostrada un po’ scodava ad ogni curva.
Fu, per così dire, un Natale rurale, sospeso fra due regioni confinanti ma diverse, un Natale di altri tempi, molto felice.
La sera della vigilia (temevo la zuppa di cavolo nero) impiattarono delle buonissime lasagne col sugo di funghi, intendo funghi locali, essiccati dall’autunno (i miei parenti erano provetti fungaroli, e qualche volta con la setter Kira “inseguivano” qualche fagiano, se ricordo bene nella zona di Molare). Nel sugo dava sapore anche qualche fagiolo borlotto.
L’indomani, dopo aver dormito con le stufe accese e sotto coperte mooolto spesse, passeggiammo un po’ per il borgo, dato che quei miei parenti sposavano tutti l’ideologia comunista e di certo non frequentavano la chiesa.
Poi a casa cominciammo con la zraria e alcuni salumi comprati a Ovada, dove sovente si scendeva a far shopping mirato.
Ecco poi gli immancabili ravioli col töccö (qualche pezzo di carne presenziava i piatti di ciascuno), nonché i maccheroni in brodo, che tuttavia qualcuno fra i convitati chiamava mustaccioli.
Al momento dei secondi, le chef di casa Piera, Pina e Anna proponevano a scelta la carne del sugo oppure la gallina bollita (non ripiena), e una di loro, zia di mio padre, rievocò anche un gallo in fricassea che anni addietro aveva destato ammirazione…
Non poteva mancare la scorzonera, saltata in padella perché il fritto dalla cucina avrebbe troppo “profumato” la piccola sala dov’eravamo seduti vicinissimi gli uni agli altri.
Gran finale col pandolce basso, trafitto dall’alloro, le noci, qualche fettina di mela essiccata, e una ciotola di prescinsêua sbattuta col miele
Nei calici scorsero Dolcetti, Barbere, Freise, tutte bottiglie senza etichetta nelle quali…la rifermentazione aveva scatenato bollicine imperiose.
Non lo trascorsi insieme a loro, ma so che a San Silvestro i miei parenti avrebbero cucinato le trippe.
La vita ci ha fatto via via perdere di vista. Ma, lasciatemelo scrivere amici lettori di Ligucibario®, più il tempo dilegua e più mi riesce difficile non rimpiangere quei brindisi, sarà stata la neve, che dite, sarà stato l’ultimo anno di un liceo, sarà stato il silenzio quasi solenne dentro le viuzze del paese, Tarsoebi, sarà stata la spensieratezza, sarà stata – che dite – la giovinezza (quella che si fugge tuttavia, e chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza…).
Umberto Curti
umberto curti

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