5 set 2025  | Pubblicato in Ligucibario

La grande fuga dall’antropocene

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Reduce da un viaggio “arci-montano” in Perù, Elisa Sardi, guida ambientale escursionistica, appassionata di natura, e come me militante sui cento fronti della sostenibilità e della biodiversità, ha confezionato un “reportage” ricchissimo di riflessioni che è stato un vero piacere pubblicare sulla piattaforma BioVoci (eccovi il prezioso link…). Riflessioni – in qualche modo, e ciascuno legga il reportage come più gli aggrada – sul camminare in osmosi con l’ambiente e se stessi, sul respirare con calma, sull’allontanarsi e il riavvicinarsi…

Più si accumulano, in effetti, le mie docenze nei corsi GAE, dove non a caso ebbi come allieva anche Elisa, e più mi trovo (felicemente) a constatare l’aumento delle persone via via sature della vita in città, degli attuali “modelli” socioeconomici, della tecnologia invasiva. Sorrido ripensando al mio primo saggio, “Alte stagioni” (2005), nel quale già, con toni rousseauiani, in qualche modo censuravo l’attuale “sviluppo” globalizzato e straniante, l’attuale antropocene consumistico e immorale, e l’ossessione per l’accumulo, oggi evocherei Pasolini, Bauman, Pallante, Parrique…

Siamo – me lo auguro, Ligucibario® plaude – alla vigilia di una grande fuga?

L’Italia del resto, vietato illudersi, non è affatto sulla buona strada circa il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda ONU 2030, ovvero i 17 “goal” da cui dipendono 169 traguardi, e purtroppo sta al secondo posto in Europa, dopo la Slovenia, quanto a perdite economiche pro-capite legate al clima. La maggioranza della popolazione, qui come altrove, inciterebbe ad azioni concrete, ma occorre sottolineare che in alcuni territori ancora si organizzano (opportunamente) corsi di formazione per comunicare il cambiamento climatico, poiché l’azione dei vari negazionisti e le fake news continuano a frastornare la pubblica opinione… Quanti ad es. conoscono il recente aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera?

O forse siamo – lo temo fortemente – alla vigilia di una grande catastrofe?

L’ecocidio, le deforestazioni, il fracking, lo scioglimento dei ghiacciai, decine di parole e concetti ci sono purtroppo divenuti familiari poiché la nostra quotidianità è ormai segnata da emergenze, eppure era il 1896 allorché il chimico – e premio Nobel – Arrhenius già immaginò che la combustione del carbone avrebbe modificato il clima. Era il 1972 quando alcuni scienziati, insieme a Jay W. Forrester, già lavorarono al “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, terribile profezia circa un’umanità protesa verso il collasso e circa una possibile chance di salvezza che poi non fu colta. Era il 1988 quando Piero Angela già dedicò al tema una puntata di “Quark”, trasmissione autorevole e seguitissima…

E’ da poco in libreria “La società del ricatto e come difendersi” di Marcello Foa (ed. Guerini e associati), un saggio dove si analizza – senza ipocrisie – la brutalità della politica locale e internazionale, l’economia dei forti a scapito dei deboli, il misconoscimento del merito… I 30 milioni di dollari investiti da Bezos per le proprie nozze a Venezia paiono davvero, in tal senso, com’è stato scritto, un ritorno al Medioevo, coi ricchi sempre più ricchi e i sudditi sempre più sudditi.

Nel frattempo, Messner afferma che sui sentieri vede tanti fare le gare, guardare le vette attraverso il buco di un cellulare. Sull’onda di uno spot, di una serie tv, di un contenuto di qualche influencer sui social, scatta la corsa al selfie, la caccia ai like, come hanno notato acutamente anche Antonio Montani, presidente del CAI, e Marco Blatto, alpinista, presidente del GISM, Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. L’overtourism infatti è ormai dilagato anche in montagna, leggo che forse ci salverà un chatbot, ma sia come sia resteranno surreali le code per salire alla funivia del Seceda, gli assalti agli hotspot (al lago di Braies oltre 1 milione di visitatori in 3 mesi, sulle Cime di Lavaredo 14mila al giorno…), un’atmosfera da luna park, mentre al Sud, per converso, l’Italia brucia, anche per la mancata manutenzione dei boschi (pulizia del sottobosco, eliminazione dei rami bassi e secchi…), e la regione Puglia ha denunciato a luglio ben 33 incendi al giorno. In Italia, il 65% dei boschi è purtroppo proprietà privata, e il 95% degli incendi è doloso, ciò vorrà pur dire qualcosa?

Nel frattempo, il boom dell’urbanizzazione ha reso Milano una città solo per ricchi, con piazze progettate senza più un albero, con buona pace delle periferie e dei ceti medi dimenticati, e…relative indagini della Procura a carico, come al solito, di politici e affaristi. Sul tema – e sulla gentrificazione che ormai concerne anche varie destinazioni italiane – suggerisco in lettura anche “L’Italia senza casa” di Sara Gainsforth (ed. Feltrinelli) e il dossier “Demografia di impresa nelle città italiane” redatto da Confcommercio…

Nel frattempo, è mancato Gianluigi Ceruti, “padre” della legislazione su Parchi nazionali ed aree naturali protette (n. 394 del 6 dicembre 1991), avvocato rodigino, ironico e colto, combattivo ambientalista, che con pazienza attese a quella legge (attesa poi 29 anni…) pur infine considerandola mutilata, poiché priva di una realizzazione compiuta delle aree marine (gli Stati entro il 2030 dovrebbero – dovrebbero… – proteggere il 30% delle proprie acque territoriali). Denunciò anch’egli, come stupirsene?, una prepotenza dei partiti esorbitante, e che “troppe persone competenti son tagliate fuori per motivi di tessera”…

Nel frattempo, con buona pace del green deal europeo e della salute dei cittadini, l’Italia ha – tanto per dire – nuovamente rinviato anche il blocco dei diesel più inquinanti, e parallelamente si è impegnata a grossi acquisti di petrolio e gas. Potere delle lobbies. Incapacità di ripensare le attività produttive.

Nel frattempo, Giuliano Sangiorgi, voce dei “Negramaro”, compone in dialetto un brano (“Lu carcaluru”) anche per gli ulivi malati, nella sua terra dove ha imperversato dal 2008 il batterio letale della Xylella, un Salento divenuto grigio, dove piante secolari, ataviche, si sono arrese anche alla cecità degli uomini, abitanti di un pianeta dove regna l’individualismo, e la loro scomparsa – che in parte si sarebbe potuta limitare estirpando per tempo le piante malate – davvero equivale a quella di un antenato amato.

Ma nel frattempo – mi piace concludere con una goodnews – è anche uscito dalla penna di Franco Faggiani “Verso la libertà con un bagaglio leggero. Andare per sentieri, viottoli e strade di campagna” (ed. Aboca, con 50 suggestive foto originali), un inno ad itinerari poco noti e intimistici in antitesi al turismo di massa, nell’ebbrezza dei silenzi e della solitudine, nella simbiosi salvifica con la natura circostante. Oggi la sfida è pressante in quanto i rifugisti stessi ammettono che tanta gente arriva in quota per mangiare, abbronzarsi in terrazza, spedire un selfie a mezzo mondo e poi via ridiscendere al posteggio, esperienze usa e getta un tanto al chilo…
Umberto Curti
dop riviera ligure

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