Evo DOP Riviera Ligure in cattedra nei corsi GAE (Guida ambientale Escursionistica).
Se v’è un turismo che di natura s’intreccia alle escursioni ambientali, quello è l’oleoturismo, di cui anche in Liguria – tra fasce terrazzate e muretti a secco – si sta ormai prendendo compiutamente coscienza.
Da docente nei corsi GAE di qualifica regionale, non potevo – ne volevo! – dunque sottrarmi al condividere con gli allievi del corso GAE presso Ente F.Ire di Genova un incontro-tasting dedicato all’olio extravergine DOP Riviera Ligure. Ne ho parlato e scritto circa un milione di volte, e Ligucibario® propone forse il più completo database delle cultivar liguri dall’arnasca alla toso (link da qui), ma stavolta in aula ho voluto anzitutto sottolineare il “peso” del Consorzio di tutela (attivo dal 2001), e di una filiera certificata che comprende 2.224 ettari con circa 660mila piante d’ulivo. Per il resto, avrei quasi potuto tacere e lasciar parlare la bottiglia.
I 12 corsisti sono parsi gradire, alternando interesse e sorpresa a seconda dei temi che rivolgevo loro (purtroppo il consumatore medio italiano non padroneggia a fondo neppur la differenza tra olio extravergine e olio d’oliva…), e soprattutto focalizzando che un grande extravergine nasce in primis dalla cura degli uliveti. E per salire negli uliveti liguri occorrono coloro che il mai troppo rimpianto Gino Veronelli, con cui una vita fa scambiai lettere affettuose, chiamava “angeli matti”…
Olio DOP Riviera Ligure – dalla degustazione all’oleoturismo
Il Consorzio di tutela Olio DOP Riviera Ligure, che come sempre ringrazio, mi ha cortesemente inviato per gli assaggi un monocultivar ponentino di taggiasca e uno levantino di razzola, forse le due varietà regionali più rappresentative non solo in termini di estremità territoriali, beninteso senza nulla togliere alla colombaia, all’arnasca/pignola, alla prempesa, alla lavagnina (che poi è la taggiasca)…
La fase organolettica – la durata della lezione ha purtroppo permesso di degustare solo l’extravergine da taggiasca – ha “percorso” un colore verde limpido e fresco, e un naso dove si annunciava quel che poi – come avviene sovente con l’extravergine da taggiasca – hanno rilevato le papille sensoriali in bocca: note fruttate (forse più del solito), piacevole dolcezza, sentori spiccati di carciofo (che personalmente adoro), e una pungenza assai tenue, che non ha creato problemi perfino a chi ha osato lo “strippaggio” finale, quello che con la coratina pugliese solitamente sconsiglio…
Mettere in tavola un nutraceutico del genere, un alimento più che un condimento, possibilmente accanto a piatti della tradizione mediterranea come le insalate e gli ortaggi di stagione, e il pesce crudo o cucinato non invasivamente, è un atto benefico da molteplici punti di vista: verso la nostra salute anzitutto, nonché verso l’ambiente, e verso economie di cui la società non può fare a meno.
In oleo veritas, ecco il valore delle DOP come certificazioni, a garanzia di una tracciabilità, ecco i collarini gialli che tutelano e informano il consumatore sulla provenienza del prodotto e sul protocollo disciplinare su cui poggia.
Amici Lettori (che da molti anni non siete poi pochi) stay tuned, perché nei prossimi giorni pubblicheremo ulteriori materiali sulla recente lezione.
E per ulteriori informazioni su questo dono della natura, Consorzio di tutela olio DOP Riviera Ligure, via T. Schiva 29, 18100 Imperia, tel. +39 0183 767924, info@oliorivieraligure.it
Umberto Curti