27 apr 2023  | Pubblicato in Ligucibario

Capponadda di Camogli. A bordo, ITS!

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Capponadda di Camogli, storytelling, turismo e formazione – un mix vincente per i digital marketers di domani.

Proseguo, nell’incantata  location di Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure, fra turisti che si “perdono” nei verdi vialetti, le docenze al corso ITS “Tecnico superiore per la promozione e il marketing delle filiere turistiche e delle attività culturali mediante le nuove tecnologie digitali e i social network”.

Promuovere il territorio attraverso i suoi prodotti, e narrare i prodotti attraverso il territorio

Gli allievi stanno interiorizzando bene le prassi tecniche, funzionali allo storytelling, che ho loro a suo tempo proposto, fra cui anzitutto l’utilissima mindmap; e dopo la focaccia di Recco col formaggio IGP, ed i pansoti del golfo Paradiso, hanno ora affrontato la capponadda di Camogli.
Il fine è sempre – e continuamente – quello di promuovere il territorio attraverso i suoi prodotti, e di narrare i prodotti attraverso il territorio.

Capponadda di Camogli e storytelling: le regole del gioco

La capponadda di Camogli, di cui ovviamente Ligucibario® si è spesso occupato (link), è ancora una volta una ricetta quanto mai evocativa, essa infatti racconta mare pescatori cibo tradizioni botteghe…, calandoli sulle battigie di un borgo meraviglioso, marinaro nel DNA, e dunque è risorsa a pieno titolo etno-gastronomica, preziosa per concorrere ad un turismo – quello cui la Liguria deve puntare – slow, consapevole, esperienziale (link) in termini di percezioni, emozioni e relazioni.
La lezione del 27 aprile è inoltre valsa a ribadire l’importanza di metodologie concretissime quali il k.i.s.s. (keep it short and simple, rendi ciò che hai da dire sintetico e comprensibile), l’a.i.d.a. (attenzione, interesse, desiderio, azione), nonché, ma pare quasi superfluo precisarlo, l’obbligatorietà di un targeting – sia esso online o no – scrupoloso e accurato.
Mi pare, davvero, che ne stiano sortendo lavori pregevoli, originali, che – chi lo sa – potrebbero esser riuniti dentro un output corsuale complessivo, da presentarsi – a soggetti pubblici, economici… – in occasione di un evento finale allargato e partecipativo. E mi pare che i corsisti non soffrano più quella sindrome da foglio bianco (da monitor vuoto) che oggi purtroppo blocca molti giovani.
A presto, cari corsisti. Presto l’avvenire professionale vi chiamerà – in Liguria? altrove? – ad interpretare la vostra parte, non tradite le sue aspettative!
Umberto Curti
umberto curti

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