21 apr 2021  | Pubblicato in Ligucibario

Ave Ninchi, Gino Veronelli, Ferrer Manuelli

ferrerVenerdì 23 aprile, Rai Storia (canale 54) dedica uno speciale ad Ave Ninchi, la signora del sorriso, indimenticata protagonista di tanta tv italiana sin dagli albori del mezzo televisivo – era nata ad Ancona nel 1915, e morì a Trieste nel 1997, e queste due città, unitamente a Roma, le hanno non a caso intitolato degli spazi pubblici – .

Ave Ninchi fu conduttrice televisiva, ma anche attrice di cinema, di teatro, doppiatrice… Una brillante carriera a 360°, di cui tanti italiani serbano un bellissimo ricordo. Il suo nome poi si lega anche a quello di Luigi (Gino) Veronelli, niente meno, colui che portò la cucina e i vini italiani – patrimoni all’epoca assai poco mediatici salvo l’esperienza anni ’50 di Mario Soldati e poco altro (1) – dentro allo schermo televisivo e dunque dentro, una per una, alle case degli italiani (2).

“Colazione allo studio 7” (in orario pranzo) e poi “A tavola alle 7” (in orario cena) furono due trasmissioni di grande successo (anche grazie ad invitati di fama) che dal 1971 al 1976 incisero un segno distintivo e proposero, come si suol dire, un linguaggio nuovo.

Accanto a Veronelli si alternarono Umberto Orsini, Delia Scala, infine – appunto – Ave Ninchi, indimenticabili alcuni siparietti nei quali il gastronomo e l’attrice marchigiana si “beccavano” giocosamente. Il format prevedeva – puntata per puntata – un divertente “scontro” fra due regioni, con sfide culinarie tra casalinghe esperte, ma anche gente comune, donne e (non pochi) uomini.

Di queste trasmissioni veronelliane fu ospite non secondario Ferrer Manuelli, oste di prua savonese del quale Ligucibario® si è ripetutamente occupato (3). I nostalgici recuperano dentro ad alcune immagini online la sua figura, e le inconfondibili bretelle che caratterizzavano questo cuoco un po’ naïf e quest’omone bonario… Di lui è anche fruibile, a questo link, un vivido ritratto, a firma Giovanni Tonzig, ingegnere milanese che con Ferrer e coi suoi piatti ebbe negli anni d’oro un rapporto duraturo e affettuoso. Da Ferrer, si badi bene, non si sceglievano portate a menu, guidava tutti il volere della cucina, secondo le derrate reperite sul mercato, tanto che su un asse di legno sovrastante i tavoli campeggiava, riferita a Ferrer, una frase proprio di Veronelli: “lascia ti serva lui come gl’ispira”…

Ferrer apparteneva a quella genia di cuochi (cuochi, non chef) sulle cui pagine, giovanissimo, ho formato il mio credo gastronomico, ma talora riuscendo anche, una vita fa, a pranzare ai loro tavoli: Cantarelli, Bergese, Lombardi, Paracucchi, Cogny, Godio… Leggili se ti garba in questo mio amarcord …

Dimmi infatti la verità, amico Lettore: ti pare facile reprimere (quando gli anni volano via) un po’ di saudade?

(1) Teche RAI a questo link

(2) oltre vent’anni or sono ho avuto il privilegio di conoscerlo, e custodisco alcune lettere che m’indirizzò, incoraggiandomi ad avviare quell’azienda, Welcome Management, con cui tuttora sono sul mercato, fornendo consulenze e formazione nei settori turismo, commercio, food&wine. Veronelli, milanese doc, aveva – forse perché la madre era nativa di Finalborgo – con la Liguria (e coi suoi vini) un legame davvero speciale, non stancandosi di promuoverne le peculiarità.

(3) è edito da Sabatelli (Savona) il suo celebre Pesto e buridda (1974), ampio ricettario in cui Ferrer si conferma maestro di una “cucina a vela”, ovvero attentissima al miglior pescato del giorno. In Liguria operò a Borgio Verezzi, Torre del mare (Bergeggi) e Spotorno, trasferendosi infine ad Assago (MI) – ma forse già sofferente quantomeno nell’anima – per una breve parentesi.

Umberto Curti
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