Venerdì 23 aprile, Rai Storia (canale 54) dedica uno speciale ad Ave Ninchi, la signora del sorriso, indimenticata protagonista di tanta tv italiana sin dagli albori del mezzo televisivo – era nata ad Ancona nel 1915, e morì a Trieste nel 1997, e queste due città, unitamente a Roma, le hanno non a caso intitolato degli spazi pubblici – .
Ave Ninchi fu conduttrice televisiva, ma anche attrice di cinema, di teatro, doppiatrice… Una brillante carriera a 360°, di cui tanti italiani serbano un bellissimo ricordo. Il suo nome poi si lega anche a quello di Luigi (Gino) Veronelli, niente meno, colui che portò la cucina e i vini italiani – patrimoni all’epoca assai poco mediatici salvo l’esperienza anni ’50 di Mario Soldati e poco altro (1) – dentro allo schermo televisivo e dunque dentro, una per una, alle case degli italiani (2).
“Colazione allo studio 7” (in orario pranzo) e poi “A tavola alle 7” (in orario cena) furono due trasmissioni di grande successo (anche grazie ad invitati di fama) che dal 1971 al 1976 incisero un segno distintivo e proposero, come si suol dire, un linguaggio nuovo.
Accanto a Veronelli si alternarono Umberto Orsini, Delia Scala, infine – appunto – Ave Ninchi, indimenticabili alcuni siparietti nei quali il gastronomo e l’attrice marchigiana si “beccavano” giocosamente. Il format prevedeva – puntata per puntata – un divertente “scontro” fra due regioni, con sfide culinarie tra casalinghe esperte, ma anche gente comune, donne e (non pochi) uomini.
Di queste trasmissioni veronelliane fu ospite non secondario Ferrer Manuelli, oste di prua savonese del quale Ligucibario® si è ripetutamente occupato (3). I nostalgici recuperano dentro ad alcune immagini online la sua figura, e le inconfondibili bretelle che caratterizzavano questo cuoco un po’ naïf e quest’omone bonario… Di lui è anche fruibile, a questo link, un vivido ritratto, a firma Giovanni Tonzig, ingegnere milanese che con Ferrer e coi suoi piatti ebbe negli anni d’oro un rapporto duraturo e affettuoso. Da Ferrer, si badi bene, non si sceglievano portate a menu, guidava tutti il volere della cucina, secondo le derrate reperite sul mercato, tanto che su un asse di legno sovrastante i tavoli campeggiava, riferita a Ferrer, una frase proprio di Veronelli: “lascia ti serva lui come gl’ispira”…
Ferrer apparteneva a quella genia di cuochi (cuochi, non chef) sulle cui pagine, giovanissimo, ho formato il mio credo gastronomico, ma talora riuscendo anche, una vita fa, a pranzare ai loro tavoli: Cantarelli, Bergese, Lombardi, Paracucchi, Cogny, Godio… Leggili se ti garba in questo mio amarcord …
Dimmi infatti la verità, amico Lettore: ti pare facile reprimere (quando gli anni volano via) un po’ di saudade?
(1) Teche RAI a questo link
(2) oltre vent’anni or sono ho avuto il privilegio di conoscerlo, e custodisco alcune lettere che m’indirizzò, incoraggiandomi ad avviare quell’azienda, Welcome Management, con cui tuttora sono sul mercato, fornendo consulenze e formazione nei settori turismo, commercio, food&wine. Veronelli, milanese doc, aveva – forse perché la madre era nativa di Finalborgo – con la Liguria (e coi suoi vini) un legame davvero speciale, non stancandosi di promuoverne le peculiarità.
(3) è edito da Sabatelli (Savona) il suo celebre Pesto e buridda (1974), ampio ricettario in cui Ferrer si conferma maestro di una “cucina a vela”, ovvero attentissima al miglior pescato del giorno. In Liguria operò a Borgio Verezzi, Torre del mare (Bergeggi) e Spotorno, trasferendosi infine ad Assago (MI) – ma forse già sofferente quantomeno nell’anima – per una breve parentesi.