Coltivato interamente a mano, ha lunga conservabilità. Circa 7 ettari (ogni ettaro dà circa 50-80 quintali di prodotto) di terreno asciutto e calcareo regalano quest’aglio bianco, in corsa per la DOP e presidio Slow Food, il cui stelo viene lasciato lungamente attaccato al bulbo. Festeggiato ogni 2 di luglio da una fiera che ha origini almeno settecentesche, viene confezionato in reste (trecce) da 20-25 teste. Si conserva bene per mesi, quello rosa anche un anno, ma bada via via che secca diviene più “hard” e va cotto meno a lungo.
L’aglio origina dall’Asia (Erodoto narra di schiavi sfamati con pane, aglio e cipolla) e giunge a Roma attraverso l’Egitto. Da sempre è un nutraceutico, un superfood, gli sono riconosciute proprietà ipotensive, vermifughe e antibatteriche (utilissime negli antichi viaggi per mare!) * , ma veniva impiegato anche in fantasiosi… esorcismi. Stefano De Franchi, patrizio poeta settecentesco, racconta di madonna Parissoea che, in piazza Ponticello a Genova, veniva infastidita dalle urla dei venditori, compresi quelli d’aglio. Ad Airole, sempre in provincia di Imperia, per la festa di San Giovanni si prepara un cosiddetto “aglio cotto alla canna” (con lunghe canne i bimbi abbassano l’aglio nuovo sopra un falò sino a giusta cottura). L’aglio è un aroma che si utilizza da solo o insieme ad altri, ma può anche fungere da protagonista: zuppe d’aglio, salsa agliata, spaghetti aglio e olio ** … Mi fanno sorridere coloro i quali sottintendono che tutto il pesto ligure vada fatto solo con aglio “di Vessalico”: quanto ne servirebbe?
* leggi anche G. B. Barpo, Le delitie e i frutti dell’agricoltura e della villa, libri tres, Venezia 1634.
** se non ami l’acredine, puoi attenuarla come fanno in Piemonte, immergendo alcune ore nel latte gli spicchi tritati, oppure 7-8 minuti gli spicchi interi nel latte bollente.