Il 23 aprile Genova celebra intensamente San Giorgio (sebbene sia San Giovanni Battista il patrono della città, festa il 24 giugno).
Di San Giorgio e di tutto quel che storicamente lo “circonda” ci siamo più d’una volta occupati (ad es. a questo link), addirittura “intitolandogli” un’ideazione culinaria (foto) con cui la Superba “omaggia” anche le altre province liguri (a questo link)…
Questo Santo rappresenta peraltro una sorta di cerniera tra Oriente e Occidente, una sorta di defensor della mediterraneità, sponda per sponda.
Il suo culto si lega sempre ad un rapporto profondo con la natura, col sole che in primavera la ridesta, e col momento liturgico della benedizione dei campi, non a caso Giorgio deriva da un vocabolo greco, “agricoltore”.
Anche la città di Barcellona gli dedica una delle feste più sentite durante l’anno, il San Jordi.
Su questi aspetti si sono nel tempo soffermati antropologi di vaglia, basti qui citare Lanternari col suo “Festa, carisma, apocalisse” (ed. Sellerio, PA, 1983) oppure Nadali col suo “Sacro ma strano” (ed. Lampi di stampa, MI, 2003)…
Genova non ha cibi della tradizione specificamente legati a questo “suo” Santo. A Milano e Lombardia cucinano il pan de mej/meino, un dolce con farina gialla e bianca; e in Gran Bretagna vige il toad in the hole (rospo nel buco), un secondo cotto al forno, alquanto facile ed economico, a base di salsiccia, yorkshire pudding e sugo di cipolle, servito con verdure (malgrado le leggende, mai contenne rospi…). Da parte mia, gli abbinerei una Granaccia DOC del ponente savonese…
Che dirvi, amici Lettori? Buon San Giorgio a voi tutti!
Umberto Curti