Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti, per i corsi presso ente F.Ire di Genova.
Repertorio di termini e concetti ad uso degli allievi dei corsi GAE.
Per approfondimenti si raccomanda anche la richiesta all’editore (link qui) del mio saggio “Sostenibilità e biodiversità. Un Glossario” (2023), che verrà spedito (gratuitamente) in formato pdf…
Si suggerisce inoltre agli allievi l’uso di una buona cartina regionale, così da georeferenziare ove necessario quanto segue.
Parte 5 (di 15)
Diving: immersione, attività che in Liguria incontra fra l’altro una serie di interessanti relitti sia antichi – che regolarmente “contenevano” anfore ecc. – sia più recenti (Tiflis, Mohawk Deer, Pelagosa, aeroplani…). E’ un attività che va praticata con infinito buon senso. Purtroppo, l’immersione alla gigantesca petroliera Haven, incendiatasi e naufragata dinanzi ad Arenzano (GE) l’11 aprile 1991, ha già causato numerose vittime. La tempestività nei soccorsi e la vicinanza di camere iperbariche è l’unica via di salvezza, infatti, per chi accusi gravi malori
Dolina: cavità tondeggiante, più o meno ampia e profonda. Se ne incontrano ad es. nell’area protetta di Bric Tana, a Millesimo (SV)…
DOP: acronimo per Denominazione d’Origine Protetta (per i vini esso è DOC-DOCG). Indica produzioni – in Liguria sono DOP solo l’olio extravergine Riviera Ligure e il Basilico Genovese – la cui lavorazione avviene tutta, e sottolineo tutta, nel luogo d’origine indicato da un protocollo disciplinare. Ciò significa che v’è una tracciabilità dell’intera filiera, a tutela della qualità e del consumatore, riconosciuta in sede europea. A puro titolo d’esempio, la bresaola della Valtellina (prodotto peraltro eccellente) può fregiarsi solo del marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) in quanto – evidentemente – la carne di manzo non può esser da allevamenti locali, ma proviene da Argentina, o Nuova Zelanda ecc. Nota bene: una cultivar non può essere una DOP. Per il caso oliva taggiasca, si vedano ad esempio https://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/la-voce-dei-lettori/23279-lo-strano-caso-della-cultivar-taggiasca-e-l-allarme-degli-olivicoltori-liguri.htm ed inoltre https://www.cialiguria.org/file/120_Dossier%20DOP%20definitivo.pdf
Ecosistema: è l’unità funzionale (riferimento necessario) in ecologia, rappresentando l’insieme delle relazioni (chimiche e fisiche) tra tutti gli organismi viventi (animali e vegetali) e l’ambiente in cui esse avvengono. Il concetto di ecosistema come “luogo” in cui gli organismi interagiscono attraverso flussi di materia ed energia è stato poi allargato alla “ecologia umana”; e per estensione si parla dunque di “ecosistema urbano” (si veda la voce seguente).
Ecosistema urbano: concetto che, ad “integrazione” del precedente, si riferisce viceversa alla città, ipso facto un ambiente costruito, dall’uomo per l’uomo: e che per esistere/operare richiede interattivamente continui flussi di materia e di energia dal territorio circostante. Può esser pertanto assimilato ad un ecosistema, cioè all’insieme di popolazioni vegetali e animali e delle relazioni che queste hanno fra loro e con le componenti fisico-energetiche dell’ambiente in cui vivono e dove pertanto si realizzano i fenomeni. Nell’ecosistema urbano questi flussi sono intuitivamente costituiti in direzione inbound da cibo, carburanti, energia, cavi, materiali e merci varie, e in direzione outbound anzitutto da rifiuti ed emissione di sostanze inquinanti. Tutto ciò crea un “setting” nel quale l’uomo urbanizzato vive ed agisce, positivamente o negativamente. Poiché alle città si imputa oltre il 70% di gas serra globale (tuttora troppe auto “insostenibili” e troppo poco verde), è ovvio che si stia intensificando un po’ ovunque una fuga verso aree meno tossiche…
Elogio della lentezza: ancora attuale questo bel libro interdisciplinare di Lamberto Maffei che spegne 10 candeline (ed. Il mulino, 2014), ed in cui si indaga il presente, un tempo che pare sempre più confondere, contrarsi, “condannandoci” alla iperconnessione costante, ovvero e-mail, social e messaggistica a tutte le ore, e ad un sovraccarico da immagini, correlato ad una società “solo” visiva la quale trascura gli altri sensi e crea contenuti effimeri, prevalentemente usa-e-getta. Si pensi anche all’ipnotica sollecitazione (stressante) “scroll up and down” sui telefonini (che ci trasformerà in un’umanità gobba e con l’indice ad uncino?)… Il digitale è per natura accelerato e frammentario, l’artificiale è “impaziente”, non si cura del naturale… Ma il cervello umano (e Maffei da medico e “veterano” delle neuroscienze lo sa bene) è geneticamente e culturalmente un apparato lento, che per tutelarsi necessita – da millenni – di riflessività e di contatti più slow, e dunque nell’inseguimento della rapidità si vulnerabilizza, esponendosi via via ad anomale frustrazioni e agitazioni (e come noto ansia e depressione sono sempre compagne). A questi allarmi si collegano evidentemente, prendendo caso per caso spunto da Cartesio e Oscar Wilde, da Walt Whitman e Robert Louis Stevenson, da Gilbert Keith Chesterton e Friedrich Nietzsche, anche preziosi saggi quali Pierre Sansot, Buon uso della lentezza, Tom Hodgkinson, L’ozio come stile di vita, e per alcune parti – quantunque apparso nel 1996 – Viviane Forrester, L’orrore economico. Lavoro, economia, disoccupazione, la grande truffa del nostro tempo. Affermava inoltre nel 2001 la sociologa genovese Antida Gazzola: “I tentativi di prendere più tempo per sé, di riappropriarsi di momenti “ritrovati”, qualitativamente consistenti, legati alle “cose che si facevano e che ora non si fanno più” devono comunque fare i conti con modalità postmoderne – che sono nostre e degli ambiti sociali in cui agiamo – del vivere in città oggi. Quindi il desiderio di riaccostarsi alla natura, allo sport, o allo stare comunque insieme alla propria famiglia – che può tradursi, per esempio, in escursioni giornaliere, per i genovesi che possono in barca, o in un pranzo in trattoria, in agriturismo, o in una sagra di paese – va inserito all’interno dei nostri modi di (ri)vivere il tempo. La voglia di riassaporare i piaceri dello slow food, di conoscere con altri le campagne e i paesini che hanno fortunatamente poco acquisito le velocità dei cambiamenti urbani, di dedicare, in sintesi, tempo alla cura del proprio benessere fisico testimoniano non solo una precisa richiesta, ma anche la possibilità effettiva di soddisfarla.” Il tema della “lentezza”, non a caso, ha riscosso in questi anni un vasto consenso ideologico anche in libreria. “Queste esigenze di lentezza, che hanno appunto terreno favorevole per nascere, perché aiutate da situazioni di benessere economico nella media crescente e a condizioni lavorative di frequente flessibili, vanno comunque valutate all’interno di ritmi urbani postmoderni, nei quali sono in atto una continua, talvolta frenetica riorganizzazione ed incastonatura dei propri tempi giornalieri, settimanali, annuali e dove il tempo, in generale, è vissuto come risorsa da investire, che deve rendere. Lo status dell’individuo, d’altra parte, è determinato più dalle entrate economiche che dalla disponibilità di tempo libero per sé, benché la ricerca di quest’ultimo sia oggi prioritaria”…
Erbe alimurgiche: sono specie botaniche le quali detengono proprietà benefiche (diuretiche, calmanti…). Alcune, notoriamente, presenziano il celebre preböggiön (usato in Liguria nei pansoti più “originari”, e talora in alcune torte di verdura). Possono avere nomi curiosamente ed esplicitamente “concreti”, ad esempio piscinletto allude chiaramente ad un’erba diuretica
Erbe spontanee: vedi anche la voce precedente, si tratta di specie che in Liguria vengono favorite anche dal calore trattenuto dai muretti a secco. Compongono notoriamente il preböggiön (chi scrive ha “conteggiato” oltre 70 varietà), ma occorre conoscere le differenze rispetto ad alcune piante simili le quali possono risultare più o meno gravemente velenose…
Erosione costiera: fenomeno che impatta intensamente anche sulla Liguria, a partire dagli arenili del Ponente, a causa anzitutto del progressivo scioglimento dei ghiacci che innalza il livello del mare. A ciò si connette, evidentemente, anche la nociva risalita dei cunei salini alle foci di fiumi e torrenti…
Essiccatoio: vedi anzitutto la voce tecci
Falesie: coste rocciose con pareti verticali, alte e continue. Possono essere battute o no dal mare. Celeberrime quelle del Finalese (SV), teatro – da decenni – di arrampicate sportive (climbing).
Fall foliage: il periodo dell’anno in cui le foglie mutano colore, ed i boschi diventano una sorta di quadro naturale dalle mille sfumature, dal giallo ocra al rosso fuoco. E’ particolarmente appetito da alcuni intermediari turistici, da trekkers, e da fotografi… Provare per credere in Val Noci, a Tiglieto, e l’anello di Vallenzona, la faggeta attorno al Brugneto, l’anello della Scoglina verso monte Caucaso, la foresta della Deiva, la Barbottina…
Fasce terrazzate: “icone” del paesaggio ligure, si tratta di aree coltivate a “gradoni” (sorretti dai muretti a secco), onde rendere lavorabili i terreni in maggior pendenza
Ferro e ferro battuto: vedi artigianato
Ferrovia Genova-Acqui: linea che viaggia verso Ovada e Acqui Terme, dalle notevoli potenzialità escursionistiche (…Acquasanta, Mele, Campo Ligure, Rossiglione), frequentata anche dai mtbikers.
Ferrovia Ventimiglia-Cuneo: linea tra Italia e Francia dalle splendide potenzialità turistiche, è detta anche “trenino delle meraviglie”. Malgrado innumerevoli vicissitudini, specie dal secondo Dopoguerra, che ne hanno messo a rischio perfino la sopravvivenza, e alcuni incidenti, questa ferrovia – da Ventimiglia o dalla diramazione di Nizza via Sospel – dal mare sale lungo la val Roia fino al col di Tenda e raggiunge dapprima la montagna di Limone Piemonte, infine Cuneo. “Attigua” alla Valle delle meraviglie (massiccio del Mercantour), è interessante anche dal punto di vista archeologico per le numerose (ad oggi oltre 35mila) incisioni rupestri individuate dagli archeologi
FIAB: acronimo per Federazione Italiana Amici della Bicicletta
FIE: acronimo per Federazione Italiana Escursionisti
Filigrana: vedi artigianato.
Per info sui corsi, ente F.Ire, piazza G. Matteotti 2/3b, 16123 Genova, tel. 010 9820702, formazione@entefire.it