I Liguri nel mondo “spersi”… (a questo link la prima puntata)
Basta poi un’occhiata ad un atlante mondiale, ed ecco molte località dal nome Genova/Genoa, soltanto negli Stati Uniti se ne contano più d’una ventina. Dalle sparse case-fattorie di agricoltori nella zona rurale dell’Arkansas (contea di Miller), alla Genoa in Colorado (contea di Lincoln) con “ben” più di 200 abitanti.
Liguri nel mondo spersi: dal Canada alla California
Dal 1850 al 1880 moltissimi furono anche gli emigrati liguri che si insediarono nelle contee californiane dell’oro, e poi alcuni anni dopo anche in Canada (Adele Maiello ha dedicato molti studi a tale argomento, noto in generale come “corsa all’oro”, innescato da un falegname che scoprì una pepita presso Coloma). Furono tuttavia vite assai grame: “…in quei tempi i padroni non erano obbligati a fare niente per la sicurezza; i minatori andavano giù alla mattina e non sapevano se alla fine del giorno sarebbero usciti vivi da quel buco”…
Restando in California, George Moscone, sindaco di San Francisco negli anni ’70 del Novecento, aveva origini famigliari a Fontanarossa, frazione montana di Gorreto in val Trebbia (Ge). Era nato a San Francisco nel 1929 (il padre era secondino presso la prigione di San Quintino) e fu sindaco fino al 1978, anno in cui fu assassinato dall’ex poliziotto Dan White, un violento, affetto da crisi depressive. L’episodio è famoso, tanto che da tale incredibile vicenda è stato tratto anche il film “Milk” (2008) di Gus Van Sant, con Sean Penn.
Liguri nel mondo spersi: dal Perù all’Argentina
In Perù, Parodi è cognome molto diffuso. I migranti liguri vi eccelsero anzitutto nel commercio (almacen è il negozio, all’ingrosso), non solo alimentare, ad es. anche di guano, che è come noto un prezioso fertilizzante *. Giovanni Bonfiglio ha dedicato nel 1999 un mirabile studio – con cronologia – sugli italiani in Perù https://www.byterfly.eu/islandora/object/librib:90750/datastream/PDF/content/librib_90750.pdf , Paese dove non a caso tra il 1870 e il 1940 vennero pubblicati anche molti giornali in italiano. A livello linguistico, si noti che bachiche è un americanismo dal genovese «baciccia», soprannome dei molti immigrati liguri il cui nome di battesimo era Giovanni Battista, sovente abbreviato in Giobatta, secondo l’uso ligure; la frequenza del nome si lega al fatto che San Giovanni Battista – e non San Giorgio – è il patrono di Genova. Col trascorrer del tempo bachiche fu esteso a tutti gli italiani in Perú, anche se in origine Giobatta era sovente il nome del pulpero o del suo aiutante. E pastel de acelga è una torta di bietole di chiara origine ligure, forse un po’ più dolce della Pasqualina…
Antonio Devoto (1832-1916), imprenditore, colonizzatore e commerciante ligure, nacque a Lavagna nel 1832. Dal Tigullio arrivò in Argentina nel 1854 e in società coi tre fratelli Tommaso, Gaetano e Bartolomeo fondò una casa di import. Cogliendo le possibilità di sviluppo della pampa (dal quechua = “piana” fertile), acquisì vaste estensioni, che in poco tempo crebbero enormemente di valore. Creò così una serie di aziende agricole, tra cui le estancias (sono vaste tenute per l’allevamento) di Arroyo Dulce, nel comprensorio di Buenos Aires, e di Trenel presso La Pampa (3.300 kmq), dove fondare 8 colonie di immigrati italiani. L’Italia gli concesse il titolo di conte, come riconoscimento per il suo lavoro ed il suo impegno a favore della collettività italiana. Morì a Buenos Aires nel 1916.
Liguri nel mondo spersi: Buenos Aires e la Boca
A proposito della Boca, il famoso quartiere “genovese” di Buenos Aires, cosí scriveva, nel 1930, il giornalista e scrittore Juan José de Souza Reilly (1880-1959): “Non appena giungiate alla Boca del Riachuelo (Rio Matanza), i vostri cinque sensi vi grideranno all’orecchio come un capostazione: Genova!”
Una Genova in miniatura, policroma, viva, popolata – com’è stato scritto – di marinai e pittori, massaie e prostitute, poeti vernacolari e contrabbandieri, commercianti e compositori di tango. In cui l’immigrazione ligure aveva indotto pacificamente l’uso del genovese. I boquensi odierni (detti “xeneizes”) affermano che questi immigrati formassero comunità quasi utopiche, dove la povertà era comunque dignitosa, e dove regnavano solidarietà, amicizia e ordine. Nel 1882 gli abitanti della Boca si autoproclamarono Repùblica de la Boca, issando niente meno che la bandiera di Genova e “costituendo” un territorio indipendente. Il noto generale Julio Argentino Roca, a quel tempo presidente della Repubblica, dovette intervenire e personalmente parlamentare con gli insorti per indurli ad ammainare quella bandiera e rinunciare alla pittoresca sollevazione.
Il Boca Juniors fu fondato pochi anni dopo, lunedì 3 aprile 1905, anzitutto dai giovani di origine italiana Esteban Baglietto, Alfredo Scarpati, Santiago Pedro Sana e i fratelli (d’ascendenza lucana) Juan e Teodoro Farenga. E Xeneizes è il soprannome della squadra; in particolare Esteban Baglietto, primo presidente del club, proveniva da una famiglia di origini genovesi molto umile. Il Boca, salito nella prima divisione nel 1913, è l’unica squadra argentina a non essere mai retrocessa. L’azul y oro vanta una storia ricchissima di premi e vittorie, e una tifoseria calientissima (i “bosteros” – per via di una fabbrica di mattoni che utilizzava sterco di cavallo – vanno allo stadio assai rumorosamente!). Tra le fila dei Xeneizes ha figurato per diversi campionati addirittura Diego Armando Maradona. Suo padre era un loro tifoso. Due giorni dopo il debutto ufficiale allo stadio (detto notoriamente la Bombonera per la forma), il Boca vinse contro il Talleres di Cordoba per 4-1 con doppietta proprio di Maradona, che già si mostrava un fenomeno. Un infortunio purtroppo lo fermò per 4 giornate, ma al rientro segnò 28 gol in 40 partite guidando il club alla vittoria del Campionato Metropolitano di Apertura 1981… Maradona, giunto in prestito, venne tuttavia ceduto l’anno seguente – per difficoltà economiche – al Barcelona, glorioso club spagnolo. E come noto nel 1984 sbarcò al Napoli…
Nel 1907 un giovane marinaio genovese, Giovanni Parodi, salpò sul Drottning Sophia, mercantile battente bandiera svedese. Nel suo girovagare imparò a prodursi da solo un liquore a base di ginepro (juniperus communis), essendo tali bacche facilmente reperibili in tutti i porti… In particolare perfezionò la propria ricetta, di cui andava fiero, proprio nel porto di Buenos Aires, dove restò a lungo. Sovente ammazzava il tempo nei chiassosi carruggi della Boca, insieme a ragazzi di origine italiana/genovese che come lui si dilettavano nel gioco del calcio, da poco esportato quasi ovunque da marinai inglesi, come da inglesi era stato fondato una quindicina d’anni prima in Italia il Genoa cricket&football… Tornato in patria, Parodi raccontava quei giorni “esotici” con una certa comprensibile nostalgia, e molti anni dopo la sua ricetta di gin è stata ripresa e perfezionata dal pronipote, stesso nome.
Il Comune di Altare in val Bormida, vicino a Savona, è famoso per la lavorazione del vetro (Ligucibario® se ne è occupato ripetutamente), ed ospita a “Villa Rosa” anche un museo a tema. Si tratta di un artigianato secolare. E da Altare, nel clima di incertezze dell’ultimo Dopoguerra, un gruppo di tecnici vetrai si trasferì in Sud America – anzitutto in Argentina – dando avvio a diversi laboratori. In pochi anni costoro avviarono dal nulla quattro vetrerie in Argentina e una in Brasile. Questi migranti, costituitisi in un gruppo organizzato, il C.T.O.V.A. (Complesso Tecnici Operai Vetrai Altaresi, molto materiale è disponibile online), divenuto poi Gruppo TOVA, un sodalizio in cui s’aggregavano tutte le competenze necessarie, erano partiti dall’Italia nel settembre 1947, e nell’arco di soli 10 mesi realizzarono la loro prima fabbrica. Tra il 1954 e il 1979 vi fu un grande incremento del business, e a tutt’oggi funziona a pieno regime in Buenos Aires la Cristalería San Carlos, fondata sin dall’ottobre del 1949: essa in quel Paese rappresenta, ancora oggi, la più grande realtà di lavorazione artigianale del cristallo…
Nel cimitero di Rosario, in Argentina, sono numerose le tombe di emigrati liguri. Tombe che guarda caso richiamano da presso l’arte funeraria di Staglieno. Rosario è anche la città con la più nutrita ascendenza ligure al mondo, e vanta anche una replica esatta del monumento a Manuel Belgrano (generale, politico ed economista bonaerense) eretto in piazza Tommaseo a Genova (poiché donato a Genova dagli emigrati liguri di Rosario nel 1924).
Anche Pepe Mujica infine, ex presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, ex guerrigliero, personaggio vulcanico e “pauperista”, origina come famiglia (per parte della madre, Lucia Cordano) a Favale di Malvaro.
* concime naturale ricco di nitrati, si ricava da vasti accumuli, formatisi nei secoli per le deiezioni degli uccelli marini nelle isole lungo il litorale peruviano e sulla costa, accumuli favoriti dall’assenza di piogge. Il guano fu ampiamente acquistato in Europa, e lo sfruttamento dei depositi agevolò la nascita della prima borghesia imprenditoriale peruviana, cui non a caso appartennero anche vari commercianti italiani…
Umberto Curti