30 nov 2020  | Pubblicato in Ligucibario

Farfa, a Savona un poeta-cuoco

sabatelli

Farfa, a Savona un poeta-cuoco

Si fa periodicamente un gran parlare della cucina futurista.
Da ligure ne sono lieto, dato che il futurismo scrisse in Liguria pagine importanti, e Savona con le Albisole fu dimora di talenti fra i più limpidi (la foto ritrae il “compendio” forse più importante di quei decenni, edito da Marco Sabatelli).
Nel 2021 uscirà poi, curato dall’instancabile Silvia Bottaro cui dobbiamo già uno studio sulle lito-latte di Nosenzo, un “meticoloso” volume su Farfa, al cui interno un mio capitolo indaga proprio le “ricette” di Marinetti, Fillia ed altri adepti di quella che tuttora viene considerata, e non a torto, l’unica vera avanguardia artistica italiana.
Farfa…, ma chi era costui? Lo pseudonimo, che evoca musicalmente la farfalla, nasconde il nome di Vittorio Osvaldo Tommasini (Trieste 1881 – Sanremo 1964).
Si trovano online su di lui ora ricche ora più scarne biografie, ove leggere – in estrema sintesi – che prese parte alla I mostra futurista di Torino (1919) e che un decennio più tardi si trasferì a Savona, sposando il 23 luglio un’addetta delle poste da cui non ebbe figli, città dove visse (non concordo con chi affermi “in modo appartato”) per un trentennio. Travolto il futurismo dalla seconda guerra mondiale, e morto Marinetti, Farfa ricominciò a esporre dopo il 1958 (Asger Jorn lo aveva intanto presentato a Enrico Baj), a Savona e Milano, città – quest’ultima – che adorava sin dagli anni precedenti la guerra…
Giornalista, poeta, disegnatore, sodale dei migliori futuristi (fra cui Tullio d’Albisola), promotore culturale, fotografo, ceramista, Farfa fu in realtà – e creativamente – molte cose, e nel 1931 contribuì anche, con sette ricette, proprio al volume La cucina futurista.
Quel ricettario non è tanto interessante in termini di tecnica culinaria (sebbene alcuni piatti siano eseguibili, o comunque con un po’ d’audacia interpretabili…) quanto per l’inventiva iconoclasta che getta una luce riflessa su tutte le più profonde convinzioni del movimento futurista, e su quella tensione – come ho qui e là già scritto e raccontato – originariamente (ma non stricto sensu) artistico-letteraria che si prefiggeva di modellare la realtà, ogni realtà, impattandovi, rivoluzionandola, capovolgendone pressoché ogni àmbito…
Mi dico che sarebbe straordinario, in un luogo come le Albisole, e magari presso quei beach club che tanti eventi non solo musicali hanno ospitato lungo estati di fertile attività, rievocare la figura di Farfa, progettare una serata “futurista” con declamazioni ed altro (ovviamente senza gli eccessi che le caratterizzavano), proporre in menu qualche diavoleria di quei matti da legare, cui però dobbiamo (anche a Savona e Albisole) una delle stagioni più vive e originali della storia artistica italiana… Stay tuned, amico lettore, chissà che la prossima estate non porti liete novelle.
Umberto Curti
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