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Oliva lavagnina

Oliva lavagnina, oliva da olio e da mensa, compone il 60% delle raccolte del Tigullio. Ispirò l’abate Giovanni Maria Piccone per i suoi Saggi sull’economia olearia stampati da Giossi, in Genova, nel 1808.

Foglia grande. Angolo basale molto acuto. Infiorescenza lunga e rada. Drupa con diametro max fra centro e apice, base rastremata. Nocciolo “dimensionato” con solchi fibrovascolari di profondità media, e con andamento irregolare. Pigmentazione alquanto lenta e scalare. Inolizione tardiva (top fine dicembre). La pianta propone vigoria media. Le principali criticità sono le scarse resistenza al’umidità del terreno, resistenza al terreno pesante, resistenza alla bactrocera, resistenza a pseudomonas, resistenza a cycloconium. Germoglia di solito precocemente.

Il frutto ha forma ovoidale, dimensione media, peso medio di 2.69 circa, epicarpo pruinoso con lenticelle piccole e rade. L’invaiatura è precoce e graduale. Rapporto polpa/nocciolo di 4.70, colore epidermide nera, colore polpa a maturazione nera. Cultivar simile alla cailletier, alla taggiasca, alla razzola e alla frantoio, ha fra i (principali) sinonimi giuggiolina, olivo di Lavagna, rapuina, taggiasca piccola.
Se il tema ti affascina, qui su Ligucibario hai l’elenco descrittivo di tutte le (43) cultivar liguri.
Umberto Curti
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