6 feb 2025  | Pubblicato in Ligucibario

Genova e Liguria, le urgenze d’impresa

DSCN0198

 

 

 

 

 

Genova e Liguria, le urgenze d’impresa

La congiuntura, i turnover, la pandemia, le guerre, il costo del personale, i mancati ricambi generazionali, il cibo d’asporto… Chi da decenni fa il mio mestiere (turismo enogastronomico e dintorni) ha udito tutte le possibili interpretazioni di una crisi che, con numeri oggettivamente da paura, ha via via morso la ristorazione, il commercio, l’artigianato… Cambiano i tempi, le tendenze, poi si dice anche.

Indubbiamente abbiamo attraversato anni di accelerazioni e deregulation brutali… Qui su Ligucibario® è disponibile una dolorosa cronistoria circa molte fra le attività economiche – anche di pregio – che hanno chiuso i battenti (in parte soffocate dagli outlet e dall’e-commerce) e “desertificato” varie strade di Genova (eccoti il link amico Lettore).

Ho di recente censito anche una sessantina di trattorie storiche relativamente alle quali, online, una banda rossa sul mio monitor recita “chiuso definitivamente”.

Trend “sgradevoli e sgraditi” su cui perciò non si odono che assordanti – ma inopportuni – silenzi…

E “recuperavo” sempre sul web anche un articolo relativo ad un concorso del 2005 fra i ristoratori aderenti al circuito “Genova Gourmet”, concorso cui presero parte 42 cuochi e che propose un triplice tema: stoccafisso e baccalà, pesce azzurro e “povero”, piatti dell’entroterra. A prescindere da chi fu premiato, con dispiacere notavo – meditate gente meditate… – che numerosi di quei locali (circa la metà) per varie cause non esistono più, qualcuno ha spento i fornelli da anni, qualcuno più di recente, in altri casi sono intervenuti uno o anche più cambi di gestione. Mi riferisco a tavole di costa e d’entroterra, sparse fra Genova, Mele, Bogliasco, Bargagli, Rondanina, Avegno, Camogli…

Nessuno dispone della bacchetta magica, ma nel corso del tempo ho incrociato ristoranti, di valide qualità, che avrebbero potuto proseguire il cammino (sopravvivere è un verbo sbagliato): Babette, Belvedere, Stella Maris, Meridiana, Topino cucina e vino…sono solo alcuni dei tanti nomi che mi tornano spesso alla mente.

Tralascio peraltro l’ulteriore tematica degli start up azzardati, che in genere non consentono alle neoimprese di durare più di qualche anno o anche meno, e quindi tanti ristorantini, brasserie, winebar ecc. – a maggior ragione ove seguano mode – hanno gestioni da porta girevole.

Quando sento pericolosamente sproloquiare di “profumo di ripresa”, e alla vigilia di ulteriori cambiamenti tecnologici che scompagineranno molti scenari e costeranno molti posti di lavoro, mi chiedo: quando, anche a Genova e in Liguria, un po’ di quel marketing e quella formazione che molto giovano alle imprese ovunque nel mondo? Ripeto: nessuno dispone della bacchetta magica, ma sensibilizzare le imprese circa il nuovo che avanza in termini di opportunità e minacce, e cantierare una formazione continua degna di questo nome, è un dovere; il nuovo porta con sé esigenze di aggiornamento, sul management quotidiano, l’uso del web e dei social (evitando le sbornie del fai-da-te), la conoscenza delle lingue straniere, la capacità di storytelling a contatto coi diversi clienti e turisti, sempre più in cerca di esperienze relazionali.
Oggi un decennio, piaccia o no, può costituire un’era geologica, e può in breve “estinguere” modelli aziendali non al passo coi tempi…
Umberto Curti
Umbi bottiglia

Commenta