Hans Barth, scrittore e giornalista tedesco (Stoccarda), conobbe l’Italia stabilendosi a Roma come corrispondente del ”Berliner Tageblatt”. Parlava correntemente italiano e latino, amava il vino, l’enologia italiana, e le cantine, di un amore passionale. Emilio Cecchi in una recensione su “La Tribuna” (31 dicembre 1921), chiosando sulla sua opera più nota, lo definì ”bibace“. Dopo una fortunata serie di biografie su personaggi del tempo (da papa Leone XIII a Crispi), nel 1908 Barth pubblicò infatti a Costanza ”Osteria – Guida spirituale alle osterie italiane da Verona a Capri” (”Osteria: kulturgeschichtlicher Führer durch Italiens Schenken von Verona bis Capri”), 68 pagine che nel tempo avrebbero inevitabilmente un po’ oscurato la fama delle altre sue opere. Si tratta del reportage di un viaggio per cantine italiane, anche intese come mescite, ed altri spacci popolari, intrapreso con un amico vignettista. L’impegno ad una scrupolosa esplorazione dell’enologia popolare italiana era stato preso ben sul serio dai due: l’assaggio era di mezzo litro per ciascuna delle tappe, ed ogni sera le tappe erano in media una decina… Nel 1909 il libro apparve in edizione italiana, con prefazione di Gabriele D’Annunzio, il quale nell’ottobre dello stesso anno gli segnalerà il vino Nepente di Oliena con una famosa lettera. Nel 1921 ne uscì una nuova edizione, con la lettera di D’Annunzio inclusa in prefazione e comprendente altre tappe, nuove cantine e dunque ebbrezze… I brevi capitoli dedicati a Genova sono 17 (Loewenbräu, Gambrinus/Burgerbräu, Caffè Roma, Bavaria, Augustinerbräu/Jensch, Birreria Foeth, Osteria di Vignoli/Il giglio, Trattoria Iolanda, Negozio di vini piemontesi, Osterie popolari, Giavotto, Restaurant Posta, Caffè-concerto Zolezi, Bottiglieria del Santo, Fiaschetteria toscana, Bottiglieria Vittorio, Osteria della Gina/Mazzetta).
Umberto Curti