Storytelling turistico al corso ITS di Santa Margherita
Ho iniziato le lezioni di storytelling turistico al corso ITS (“Tecnico superiore per la promozione e il marketing delle filiere turistiche e delle attività culturali mediante le nuove tecnologie digitali e i social network”) in svolgimento presso la splendida cornice di Villa Durazzo, a Santa Margherita Ligure.
Poche slides, le mie (le minime indispensabili), e immediato l’ingaggio dei corsisti su un mini progetto di storytelling turistico ideato da Luisa Puppo e da me – l’Alta Via dei Gusti Liguri – che li chiama subito al lavoro in gruppi, così da ricreare il più possibile anche le dinamiche lavorative e relazionali che li attenderanno realmente lungo l’arco della vita professionale. Mi è piaciuto vederli ben presto coinvolti e operativi, quasi fossero nel mio ufficio a darmi una mano, chiamati a spartirsi i compiti e a rispettare le tempistiche: ad ogni gruppo vengono infatti assegnate le “narrazioni” di una serie di “risorse” (20) che insistono lungo il famoso tracciato escursionistico dell’Alta Via dei Monti Liguri. Testo in italiano e inglese, mindmap di cornice, impiego di verbi sensoriali-esperienziali, precisazioni circa il targeting, il tutto in vista di una presentazione finale con public speaking… Potranno beninteso servirsi del web, ed anzitutto dell’alfabeto del gusto presente sulla mia piattaforma www.ligucibario.com.
Storytelling turistico e Alta Via dei Monti Liguri
Le “risorse” affidate alla loro indagine si estendono lungo tutto l’arco regionale, perché è bene che i giovani, specie quelli che intendono lavorare nel turismo familiarizzino con l’intera Liguria, che non è solo costa, non è solo levante, non è solo città…
E tali “risorse” – continuo a virgolettare il termine perché copre un’area di significati ampia – sono:
– 6 in provincia di Imperia (il vino Cosiate, la michetta di Dolceacqua, la transumanza di mandrie e greggi a Mendatica, la lavanda a Pornassio, il pane di Triora, la torta verde a Ventimiglia)
– 7 in provincia di Savona (il cantauova ad Altare, la tira di Cairo Montenotte, le castagne essiccate nei tecci a Calizzano, il Lumassina ad Orco Feglino, l’albicocca di Valleggia–Quiliano, gli amaretti di Sassello, il torrone di Toirano)
– 4 in provincia di Genova (la torta baciocca a Borzonasca, l’asado a Favale di Malvaro, la cipolla rossa genovese di Zerli a Ne, la pinolata a Stefano d’Aveto)
– 3 in provincia della Spezia (i fagioli borlotti di Mangia a Sesta Godano, le sciutte a Varese Ligure, la torta di grano a Zignago).