13 feb 2025  | Pubblicato in Ligucibario

Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti (15)

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Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti

Repertorio di termini e concetti ad uso degli allievi dei corsi GAE presso l’ente F.Ire di Genova.

Per approfondimenti si raccomanda anche la richiesta all’editore (link qui) del mio saggio “Sostenibilità e biodiversità. Un Glossario” (2023), che verrà spedito (gratuitamente)in formato pdf…

Si suggerisce agli allievi l’uso di una buona cartina regionale, così da georeferenziare ove necessario quanto segue.

 

Parte 15 (di 15)

Veirera della val Gargassa: località composta da alcune case sparse tra bosco e radure, in un’ampia e suggestiva sella sullo spartiacque tra Orba e Erro. Il toponimo deriva dall’antica presenza di una vetreria. Classica tappa fra il Sassellese e Rossiglione, tale microvillaggio ospitò, fino agli anni ’50, alcune famiglie dedite ad una povera agricoltura. Il nome però testimonia un’antica produzione del vetro. Infatti ancor oggi si osservano i resti di una struttura del XIV secolo che utilizzava la quarzite delle rocce circostanti.

Vetro: vedi artigianato

Via aurelia: è la “statale” per antonomasia, ed attraversa la Liguria in tutta la sua lunghezza, quasi sempre a contatto immediato col mare. Lo straordinario dato paesaggistico, ed i beni culturali che la accompagnano, ne farebbero quasi un product turistico a sé stante

Via dei feudi carretteschi: percorso inaugurato nel 2007 (da un’idea di Franco Ferrari del CAI) il quale, in 8 tappe, collega il Finalese alle Langhe

Via dei feudi imperiali: itinerario storico stradale a fruizione libera che collega il Basso Piemonte con Genova attraverso le valli alessandrine Curone e Borbera e la ligure Val Vobbia. La denominazione indica l’insieme di entità politiche, originariamente legate al Sacro Romano Impero, nelle quali è stato articolato fino all’epoca napoleonica il territorio fra il Basso Piemonte e il Genovesato. Il percorso è anche una delle numerose “vie del sale” utilizzate nei secoli passati dalle carovane di mulattieri per i commerci fra il mare e la pianura padana.

Via dei remi: recente progetto, avviato nel 2016 con capofila Casarza Ligure (GE), che con interessanti dislivelli percorre 70 km di Appennino per collegare la val di Taro emiliana alla costa ligure (da Levanto al Tigullio). Italo Franceschini, di “Sentieri a Levante”, è una delle anime dell’iniziativa, che qualche tempo fa andava completandosi con ripristini, cartine, pannelli e segnavia

Via del ferro: “itinerario” che dalla costa – dove giungeva dall’isola d’Elba – portava il ferro verso Tovo San Giacomo e Magliolo (SV). Si noti che a Tovo San Giacomo è visitabile il “Museo dell’orologio” (orologi da torri e campanili) della famiglia-azienda Bergallo, e che non a caso un agriturismo di Isallo (frazione di Magliolo) si chiama “La ferriera”…

Via dell’amore: recentemente riaperta (a pagamento per i non residenti) dopo la pericolosa frana che qualche anno fa l’aveva ostruita, è un percorso mozzafiato – ma fragilissimo – di circa 1,5 km che collega Riomaggiore e Manarola, nelle Cinque Terre (SP). Adatto a tutti, percorribile in circa 30 minuti in totale sicurezza, deve l’azzeccato nome al giornalista-gastronomo emiliano Paolo Monelli, che vide una simile scritta su un capanno dei lavori ferroviari…

Via francigena: lungo percorso “romeo”, un ardito fascio di vie tra monti e fiumi, che da Canterbury attraverso la Francia conduceva i più intraprendenti (imbarcandosi sull’Adriatico) addirittura in Terrasanta. In Liguria interessa lo Spezzino nell’estremo levante lunigianese, la Magra (Sarzana, Luni, Santo Stefano…). “Inaugurato” in epoca longobarda (alto Medioevo), era quella “via di Monte Bardone” (Mons Langobardorum) che facciamo corrispondere al Passo della Cisa… Ci si riferisce però di solito a Canterbury in quanto l’arcivescovo Sigerico descrisse per primo, nel 990, tutto l’itinerario che lo riportò da Roma in patria in 79 tappe. Nel suo testo citò specificamente le mansiones dove via via sostare, a beneficio di pellegrini (e mercanti)… E’ infine definita “il dolce della via Francigena” quella spungata/spongata a base di miele e frutta secca (dunque un dolce calorico e ben conservabile) che incontriamo, senza che ovviamente esista una ricetta unica, proprio a Sarzana, e via via in alcuni luoghi dell’Emilia e Lombardia…

Via patranica: è una via del sale da Varzi a Sori/Portofino, detta anche “via del mare” perché dall’Oltrepò Pavese raggiungeva la Liguria di levante. Prende il nome da un’abbazia fondata tra Montebruno e Torriglia e oggi perduta. Si percorre in 3-4 giorni, anche in MTB o a cavallo (talora ricorrendo a tratti alternativi). Non è connotata, ch’io sappia, da un unico segnavia, se ne susseguono diversi

Via postumia: strada consolare romana – ultimata nel 148 a.C. – che collegava Genova, tramite la val Polcevera e Libarna, alla pianura padana, da lì innestandosi quindi sui lunghi tracciati – le autostrade del tempo – che da Dertona raggiungevano il porto di Aquileia sull’Adriatico. Strada cosiddetta “di arroccamento”, traversava terre e colline fertili, qui e là vitate

Vie del sale: sono antichi percorsi – reticoli, per meglio dire – lungo i quali viaggiava il preziosissimo sale (l’oro bianco), ottenendo in cambio, lungo il ritorno, prodotti quali farina, olio… Esse mettevano dunque in contatto il mare, tramite l’entroterra, con tutta la pianura padana, ed erano percorse tanto da mercanti (mulattieri) quanto via via da pellegrini e briganti… Non è casuale che Campomorone (GE) vanti una saliera, monumento nazionale dal 1923. Si legga però in proposito anche Nico Orengo, “Il salto dell’acciuga”, ed. Einaudi, per comprendere come mai esista addirittura un museo dell’acciuga in Val Maira a Celle di Macra (CN)…

Vie ferrate: sistema artificiale che consente con maggior sicurezza l’ascesa (o discesa) di pareti rocciose, lungo un percorso alpinistico o escursionistico. In Liguria cito anzitutto quella – assai impegnativa per persone non abituate… – alle rocche del Reopasso in valle Scrivia (dedicata alla genovese Deanna Orlandini precipitata d’inverno durante una salita alle Apuane) e la cosiddetta “ferrata degli artisti” a Magliolo (SV)

Vipera: si tratta in Liguria di 4 specie, la Vipera aspis (vipera comune) che è la più diffusa, la Vipera berus (marasso palustre), la Vipera ammodytes (vipera del corno) e la Vipera Ursini (vipera dell’Orsini). Riconoscerla, rispettarla ed evitarla sono i passi fondamentali (il rettile ha testa triangolare, occhi con pupilla verticale come i gatti, corpo tozzo che quasi mai supera gli 80cm, coda corta dal brusco restringimento terminale). Naturalmente, è bene padroneggiare “a monte” anche le buone prassi da impiegare in caso di morso, in quanto eventualità molto molto pericolosa, tenendo tuttavia presente che di rado, in una persona sana, esso risulta mortale (entrano in gioco variabili quali la quantità di veleno inoculata, la zona corporea colpita, la tempestività e idoneità del soccorso…)

Vissai: piccole costruzioni spioventi, a ridosso dei muretti delle fasce, dove in valle Arroscia (IM) si essiccavano frutti

Vivaio: impianto per l’allevamento (di animali o piante). In Liguria, notevole il Vivaio forestale di Pian dei Corsi, con”rifugio”, dal 2023 affidato al Comune di Calice Ligure (SV), circa 3 ettari posizionati a 850 m di altitudine, per la tutela della biodiversità forestale e di antiche cultivar

Whalewatching: osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale. Nell’àmbito mediterraneo è possibile anzitutto in un’area protetta fra la Liguria e la Corsica detta ormai comunemente Santuario dei cetacei. Il WWF, assieme ad altre agenzie specializzate, vi organizza spedizioni periodiche. I punti di partenza più importanti si trovano verosimilmente nell’estremo Ponente, Sanremo ed Imperia, donde con soli 20 minuti di navigazione si arriva nelle aree d’osservazione, e con un po’ di fortuna si assiste a spettacoli naturali strabilianti

Wildlife stays, wildlife pays!: la natura, se si perpetua, rende. Celebre detto che allude ad una tutela dei beni non antitetica alla ricchezza che essi possono generare. In altre parole, e scrivendolo a caratteri cubitali: proteggere la natura sovente produce ricavi anche economici, ripaga assai più che distruggerla…

Zecche: “criticità” in rapido aumento a causa del cambiamento climatico, specialmente nei boschi umidi ma talora, ormai, perfino in parchi e aiuole cittadine. Occorre dunque, come noto, fare ben attenzione: evitare di traversare vegetazione alta, di sdraiarsi sull’erba, di camminare con parti del corpo scoperte… Idoneo abbigliamento e sostanze repellenti possono infatti ridurre quasi a zero (quasi) il rischio. Nel caso si venga morsi, rivolgersi ove possibile a strutture sanitarie e farmacie (e non a “fantasiosi” fai-da-te) le quali dispongono di “pinzette” per rimuovere la zecca e di disinfettanti, perché quest’aracnide ematofago, ove sollecitato, “rigurgita” purtroppo una sorta di bolo all’interno dell’organismo umano. In talune situazioni, non a caso, si deve però ricorrere a cura antibatterica (Bassado…) per evitare complicazioni purtroppo anche molto gravi, fra cui – ma non solo – la malattia di Lyme… Quanto ai cani, bisogna ove possibile “gestirli”, e ovviamente ispezionare il pelo a fondo dopo ogni escursione.

Umberto Curti
Umbi bottiglia

Per info sui corsi, ente F.Ire, piazza G. Matteotti 2/3b, 16123 Genova, tel. 010 9820702, formazione@entefire.it

 

 

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