Matteo Torredoro (corso IFTS gratuito co-finanziato dall’Unione Europea “Tecniche per la promozione di prodotti e servizi turistici con attenzione alle risorse, opportunità ed eventi del territorio” presso SEI-cpt Imperia), di formazione liceale e con esperienze accademiche, è appassionato alla buona scrittura. Prossimamente diplomato come Tecnico del marketing turistico, avvicinatosi con curiosità ad un modo di pensare e agire sempre stato distante dalla sua indole più riflessiva, può con sicurezza affermare che questa scelta è stata di gran lunga più motivante di quanto pensasse.
Dicesi qualità della vita…
Già Aristotele nell’Etica Nicomachea concettualizza l’eudaimonia, ovvero il postulato filosofico che fa riferimento all’essere con spirito positivo…, intenso e proverbiale modo d’essere che si rifà alla tanto dibattuta felicità. Anche Platone ne discute nella Repubblica, dedicandosi alla ideazione di una utopica città perfetta. Oggi questi capisaldi dell’umanità sussistono con la contemporaneità sotto il cielo delle scienze sociali, che con il Movimento degli indicatori sociali negli anni ‘60 crea il concetto di qualità della vita (di qui in avanti “qdv”). Gli scienziati e gli operatori sentono il bisogno di agire a livello “multidimensionale”, considerando il fatto che suddetti indicatori debbano venire analizzati a partire dall’assunto che non possano essere una mera sommatoria delle parti stesse. Un’altra ragione di questa puntuale nascita è – storicamente – dovuta alla volontà di semplificare la complessità urbana stessa, al fine di renderla accessibile ai più. Negli anni il concetto di qdv si è evoluto e perimetrato, rivelandosi oggi un ulteriore strumento essenziale per politiche territoriali e non solo. Come? Ad esempio ogni anno il “Sole 24 Ore” stipula una classifica basandosi su parametri qui sinteticamente elencabili come:
reddito e lavoro, situazione abitativa, salute, formazione, qualità dell’ambiente, sicurezza personale, impegno civico, conciliabilità fra lavoro e vita privata, infrastruttura e servizi, mobilità, cultura e tempo libero.
La vivibilità di un dato luogo “fa i conti” sicuramente anche con la struttura sociale ed economica presente, gli abitanti quindi saranno più o meno aperti alla vita di comunità, che comprende nella sua complessità anche il comparto turistico. E’ evidente quanto l’appeal turistico di una destinazione sia influenzato maggiormente da elementi intangibili: bisogna essere strutturalmente in grado di lasciare un buon ricordo all’ospite; più la popolazione sarà soddisfatta più il prodotto/servizio sarà competitivo, come non manca di sottolineare sempre il nostro docente Umberto Curti. Infatti gli stessi territori e città si posizionano in maniera diversa banalmente grazie alla differenziazione dell’offerta, ma anche grazie alla qdv locale, sottintesa nell’incontro fra ospite e abitante. Non bisogna dimenticare come il marketing territoriale possa offrire grandi soluzioni a grandi – e complessi – problemi come quelli che riguardano la vivibilità dei luoghi, ma evidenziando con il suo intervento quanto sia necessaria un’integrazione sistemica delle parti in gioco: un’amministrazione non può far a meno di un tessuto sociale fertile, qui il marketing territoriale è strumento di sviluppo ed affermazione di ciò che si vuole posizionare sul mercato, e nelle menti, come un qualcosa che offra vantaggi per imprese (già in loco o attraibili) e attori sociali. Quindi keywords quali valorizzazione e soddisfacimento fanno il pari con la “famigerata” misurazione della qdv. Il fatto che ci si stia spostando con le rilevazioni ad un ambiente non solo residenziale ma anche “di passaggio” testimonia quanto detto poc’anzi, chiave del successo sarà la coerenza tra l’offerta e – per così dire – il benessere cittadino della destinazione.