| Alfabeto del Gusto

Novaro, Mario

Mario Novaro (Diano Marina, 1868 – Ponti di Nava, 1944) è stato un intellettuale ed un imprenditore nel ramo oleario.

Figlio di Agostino, valutatore d’olii e fondatore (appena 23enne) nel 1860 della ditta “Sasso” di Oneglia, Mario si laurea a Berlino nel 1893 discutendo una tesi sul filosofo-scienziato parigino Nicolas Malebranche, e nel 1895 si laurea anche a Torino, iniziando contestualmente a pubblicare i primi scritti, che lo fanno notare in vari ambienti culturali e politici.

Stabilitosi – anche per assecondare il padre – a Oneglia, terra che amava, dopo alcune docenze nel liceo classico cittadino e alcune militanze socialiste entra nell’impresa di famiglia, intestata – come da registrazione alla Camera di commercio – alla madre Paolina Sasso. Ma dal 1899 al 1919 dirige con impegno e continuità “La Riviera Ligure”, prestigioso periodico che oggi ci appare anche, in realtà, come il primo house organ aziendale italiano per non dire europeo, non a caso veniva incluso anche in ogni confezione d’olio… Infatti sin dal 1895 vi si trovavano il listino prezzi dei prodotti, interventi di clienti e di professionalità in vista di quel tempo, e rubriche di gastronomia e giochi con premi.

Giovanni Pascoli, progressivamente entrato in autentica amicizia con la famiglia Novaro, e collaboratore insigne della rivista, nel 1901 vi pubblica un “Inno all’olivo” (“L’olivo che agli uomini appresti / la bacca ch’è cibo e ch’è luce”), albero forte, generoso, che nutre le generazioni e reca concordia.

L’immagine grafica assai piacevole del magazine, un po’ a cavallo fra art nouveau e déco, s’intreccia – come accennato – a forme di marketing “moderno”, positivistico e cosmopolita, anche riservando spazio a temi locali urgenti, specialmente la cura dell’olivo e del paesaggio ligure, con quelle “fasce” terrazzate dai muretti a secco, tipiche dell’intera Liguria, là dove per coltivare bisogna sempre “rubare” con fatica a declivi quasi verticali, poiché la pianura è poca o niente (ma l’olio inizierà così ad affermarsi come salubre alternativa allo strutto del Meridione e al burro del Settentrione…).

Il “verde guasto” (come veniva definito) della copertina, con la rondine bianca sullo sfondo e la scritta décò in evidenza, diventa presto familiare in tutti i poli culturali dell’epoca, un’epoca connotata dall’imminenza delle avanguardie, fra cui il deflagrante futurismo, e purtroppo della Grande Guerra.

La rivista, per volere di Mario, accoglie firme sempre più di valore, che incideranno un segno nella letteratura e nella poesia novecentesca, e che contribuiscono alla crescita delle tirature.

Intrattiene inoltre rapporti anche epistolari, tra gli altri, con Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Corrado Govoni, Camillo Sbarbaro, Ceccardo Ceccardi, Dino Campana, Aldo Palazzeschi, Ardengo Soffici…

Occorre specificare che Mario finanziava con scrupolo tutto ciò che pubblicava, e ciò stimolava la creatività dei poeti del tempo, tradizionalmente “spiantati”.

In seguito Mario cura anche la pubblicazione delle opere dell’amico e collaboratore Giovanni Boine (1921 e 1938/39), cui Ligucibario® ovviamente dedica una voce, sempre qui sull’alfabeto del gusto.

Ritiratosi infine con la moglie a Ponti di Nava (fra Liguria e Piemonte) a causa degli avvenimenti della seconda guerra mondiale e del conflitto civile, vi muore il 9 agosto 1944.

Mario era il quarto di sei figli, i quattro maschi operarono tutti nell’attività paterna, ma tutti portando con sé anche l’attitudine all’espressione culturale ed artistica. Angiolo Silvio, primo direttore de “La Riviera Ligure”, non a caso è l’autore della celebre e musicale “Che dice la pioggerellina di marzo”, un tempo presente anche in moltissimi libri di scuola.
Umberto Curti

Commenta