12 feb 2025  | Pubblicato in Ligucibario

Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti (14)

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Il Dizionarietto GAE di Umberto Curti

Repertorio di termini e concetti ad uso degli allievi dei corsi GAE presso l’ente F.Ire di Genova.

Per approfondimenti si raccomanda anche la richiesta all’editore (link qui) del mio saggio “Sostenibilità e biodiversità. Un Glossario” (2023), che verrà spedito (gratuitamente)in formato pdf…

Si suggerisce agli allievi l’uso di una buona cartina regionale, così da georeferenziare ove necessario quanto segue.

 

Parte 14 (di 15)

Strada bianca: indica una sterrata, priva di pavimentazione, non asfaltata. Ghiaie ed altri inerti possono rendere meno disagevole la percorrenza in caso di neve, fango…

Stregoneria: questa lugubre parola si lega in Liguria alle “bàsure”, ed anzitutto – come noto – al borgo di Triora (IM) in alta valle Argentina (quella che corre da Taggia a Verdeggia), dove si incontrano risorse e tracce – non solo museali – assolutamente dedicate al tema. A Triora infatti vennero anzitutto processate nel ‘500 (1587-89) alcune donne un po’ d’ogni estrazione, accusate more solito di pratiche le quali “inducevano” carestie ed altre negatività. Politicamente Triora dipendeva come noto da Genova, di cui era podesteria, difesa da ben cinque fortezze. E da Genova giunsero vari inquisitori, che estorsero “confessioni” con le consuete torture, le quali purtroppo produssero alcuni decessi, ed altre donne, sconvolte, si suicidarono. Il terrore presto si estese anche a borghi vicini (Castelvittorio…), e si invocavano ulteriori, continui roghi contro donne accusate – caso per caso – di essere pagane, spergiure, ballare il sabba e fornicare col diavolo, rapire e mutilare bambini, far morire il bestiame, guastare i raccolti, praticare malocchi… Ad un certo punto le detenute (13, più quattro bambine, ma anche un uomo con un bambino) vennero via via trasferite a Genova, nella torre grimaldina di Palazzo Ducale (una torre che qui meriterebbe ovviamente un lemma tutto per sé…). Non si conosce il finale esatto di questa tetra vicenda, è auspicabile che le superstiti di quelle donne, pur segnate nel corpo e nello spirito, siano state interessate solo da condanne clementi (abiura e penitenze) e dunque rilasciate. La prima domenica dopo Ferragosto a Triora una rievocazione (Strigora) perpetua la memoria di quegli eventi demonofobici e oscenamente misogini, e sul tema è disponibile un’enorme – e talvolta autorevole – bibliografia, anche online…

Tavola bronzea: nel 1506 un contadino della val Polcevera, tal Agostino Pedemonte, ritrova presso Serra Riccò (GE), nel rio Pernecco, ivi portata da un moto franoso, una tavola di bronzo, che poi verrà datata al 117 a.C., contenente un testo in latino. Si tratta di un arbitrato emesso da magistrati a Roma per dirimere la contesa fra “Genuates” (Genovesi) e “Viturii Langenses” (abitanti di Sestri e Langasco). Questi ultimi dovranno pagare un vectigal, una sanzione (in grano e vino) onde poter fruire del compascuus, ovvero il terreno pubblico su cui far pascolare le mandrie ecc.. La tavola bronzea, restaurata alcuni decenni or sono e oggi visibile al Museo civico archeologico di Genova Pegli (Villa Durazzo-Pallavicini), con ottima traduzione di Giulia Petracco Siccardi, è fra l’altro la conferma di come in zona – lungo l’importante via Postumia che viaggiava verso Libarna e Derthona… – si praticasse già anche la viticoltura (ed oggi la val Polcevera è una delle 8 DOC vinicole liguri…)

Tecci: essiccatoi (da castagne), anzitutto in val Bormida, a Murialdo-Calizzano-Bardineto (SV). Sono piccole costruzioni in muratura (con finestrella di carico per poi sistemare le castagne sui graticci sopra il fuoco), con tetto in scandole, per ospitare il lungo processo di “liofilizzazione”. Ad Urbe, nel territorio del Parco del Beigua, li chiamano abergu, in valle Arroscia canissi, a Garessio (CN) scau… Del castagno, e delle castagne, come noto non si buttava, let-te-ral-men-te, alcunché.

Terme di Genova: si trovano all’Acquasanta, al confine col Comune di Mele (GE). Sono comodamente raggiungibili anche con la ferrovia Genova-Acqui. L’acqua oligominerale ha un pH pari a 11,49 ed è ricca di solfati, caratteristiche che la rendono particolarmente efficace nelle inalazioni depurative e per il rinnovamento cellulare della pelle. Il luogo, dove si mosse il famoso geologo genovese Arturo Issel in cerca di coppelle ed altro, è poi famoso anche per il santuario mariano (processione), ed una neviera (della “Grilla”) presso frazione Giutte.

Terroir: felice espressione francese che esalta i valori “archetipici” del territorio (ambientali, storici, agricoli…), dove da secoli si sono consolidati valori, sapienze, usi e conseguenti attività professionali… Si pensi alla Borgogna del vino, identità “culturale” divenuta nell’immaginario collettivo, in primis grazie ad un prodotto d’eccellenza, celeberrimo brand anche in senso turistico. Si pensi in Italia ai paesaggi della Toscana, alle Langhe “entrate” dal 2014 nel Patrimonio Unesco, i cui markers sono la cultura, le colline vitate, i tartufi… Terroir è un’area vocata a qualcosa, dove si respira un genius loci peculiare. In tal senso, l’attuale competizione economico-turistica fra territori è sovente sistemica e non puntiforme, riguarda ormai aree vaste più che località singole, ed in tal senso – inoltre – le realtà che nel loro complesso evolvono (o involvono) trainano verso l’alto (o verso il basso) tutta una serie di “indotti”. Taluni, accettabilmente, traducono l’espressione terroir con land identity. “Distretto” è la parola analoga in senso industriale, e “club di prodotto” in quello turistico…

Titanio: un notevole giacimento è individuato in Liguria, come noto, presso il monte Tariné. L’ente Parco regionale del Beigua ha intrapreso iniziative nelle sedi preposte onde evitarne lo sfruttamento: “Le normative europee, nazionali e regionali vietano nei parchi e nelle aree protette della ‘Rete Natura 2000′ di realizzare cave e miniere, e questa in particolare sarebbe una miniera a cielo aperto”. Personalmente, mi auguro che tale divieto venga rispettato

Tonnara: famoso sistema di cattura del pesce, con corridoi di reti che lo conducono verso la cosiddetta camera della morte, per la cruenta mattanza, agli ordini di un “rais” che governa la flottiglia di pescherecci, mentre gli equipaggi talora intonano nenie malinconiche…. A Camogli (GE) sopravvive la tonnarella più antica del Mediterraneo (sempre che sopravviva alle eliche dei natanti condotti da decerebrati), oggi meta di visite guidate da parte anzitutto di scolaresche. Altre ad es. sono – come noto – a Carloforte in Sardegna…

Torbiera: ambiente scaturito da un lungo processo naturale, e connotato da grande abbondanza di acqua (acquitrino da acque piovane o palude da falda) in moto lento e a bassa temperatura. In tale ambiente prospera una vegetazione principalmente erbacea, usuale nei luoghi umidi. In Liguria notevole quella del Laione, nel Parco del Beigua. La torbiera si diversifica dalla marcita in quanto quest’ultima è viceversa una specifica tecnica colturale, che forse dobbiamo a monaci (i cistercensi), all’inizio diffusa in effetti presso vaste grange abbaziali (Gran Bretagna, Svizzera, Padanìa…), dove i monaci confermavano grandi competenze agronomiche. Tecnica in sé semplice, va di fatto estinguendosi, tuttavia nel Parco agricolo Sud Milano sono ad es. presenti ancora 41 marcite, salvaguardate con progetti ad hoc…

Torre d’avvistamento: luogo rialzato e sicuro da cui le vedette potevano osservare (in àmbito mediterraneo) soprattutto gli arrivi saraceni, che costavano razzie, stragi, stupri, rapimenti. Nel caso, davano l’allarme con segnali di fumo e fuoco. La Liguria ne era punteggiata – e qualcuna è tuttora in piedi – in quanto, dopo la disastrosa caduta di Costantinopoli (1453), venne meno quel controllo dei mari che aveva sin lì limitato – ma purtroppo non impedito – gli ossessivi assalti a navi ed abitati litoranei da parte dei pirati e corsari barbareschi salpanti dall’attuale Nordafrica (i primi erano veri e propri fuorilegge, i secondi viceversa erano “legittimati” dal proprio Stato tramite una cosiddetta “lettera di corsa”, in virtù della quale muovevano attacchi a navi ed abitati di Stati contro cui erano in guerra).

Toso, Fiorenzo: linguista e dialettologo di vaglia, si concentrò su tematiche sovente “neglette” dai colleghi, in particolare l’area linguistica ligure e l’antico genovese. Nativo di Arenzano, per lavoro si “spartì” fra il Genovesato e Sassari, sponde di un medesimo bacino acqueo. Si appassionò ai contatti linguistici fra popoli mediterranei, approfondì il tabarchino (ciò che gli valse la cittadinanza onoraria di Carloforte e di Calasetta in Sardegna), fu tra i pochi a occuparsi di Bonifacio ove residua una comunità genovese, indagò le migrazioni liguri anche in America Latina. Fu curatore, con l’archivista Giustina Olgiati, della mostra bibliografica e documentaria Il genovese. Storia di una lingua, allestita dal settembre 2017 presso l’Archivio di Stato di Genova. Certamente, il suo Piccolo dizionario etimologico ligure rimane una miniera d’informazioni filologiche e storico-letterarie e, soprattutto, un testo capace di far chiarezza dove giornalisti e/o gastronomi frettolosi avevano prodotto oscurità o teorie esilaranti… Una prematura perdita, per un tumore al cervello che in pochi mesi gli è costato la vita, nel 2022 ha privato la linguistica europea di uno dei suoi più originali e fertili talenti.

Transumanza: montegar e desmontegar…, pratica tramite la quale il bestiame (non solo bovino) lungo i tratturi sale in alpeggio nei mesi più caldi (con produzione di formaggi cosiddetti di malga, da latte maggendo), per poi ridiscenderne all’arrivo della stagione fredda (produzione di formaggi cosiddetti di latteria, in genere meno “aromatici”, da latte vernengo, più bianco e più grasso). Più o meno da San Bernardo (15 giugno) a San Michele (29 settembre). L’UNESCO l’ha accolta internamente ai propri patrimoni, poiché coinvolge anche la Spagna, la Francia, l’Austria, la Grecia ecc.. In Liguria è nota e “celebrata” soprattutto la transumanza avetana a Levante, e della zona di Mendatica (IM) a Ponente. Si scendeva un po’ verso la Riviera anche da Upega (CN), area brigasca, alta val Tanaro…

Trekking: attività escursionistica che, anche in virtù della lunghezza del percorso, prevede pernottamenti intermedi (vedi qui anche la voce hiking)

Trenino di Casella: suggestiva ferrovia a scartamento ridotto che dal 1929, in 25 km e circa un’ora di viaggio “lento”, collega 3 valli in successione, Bisagno, Polcevera, Scrivia. Il progetto, con viadotti arditi e vedute “svizzere”, giunge da piazza Manin solo fino a Casella (GE), luogo fliscano, ma doveva in origine giungere fino a Tortona (AL) e raccordarsi a vettori padani. Oggi è prediletto da alcuni pendolari, da hikers e bikers, dalle famiglie per i picnic, dagli appassionati di salame, e per alcune visite anche al sistema fortificato di Genova (dal forte Diamante…). Al trenino si collega fra l’altro anche il (facile) sentiero botanico di Ciaè, allestito – dentro un bosco di latifoglie – con materiali esplicativi, e dal 1995 connesso all’AVML: unisce Ronco (Sant’Olcese) a Orero (Serra Riccò) tramite l’antico borgo di Ciaè, e vi si ammirano decine di piante autoctone, un’esperienza molto adatta anche a famiglie con bambini

Trezen: “rito” di Varese Ligure (SP), festa “tredicina”, allorché gli uomini del paese il 13 gennaio (finite le “calende”) si riuniscono intorno a qualche bicchiere di vino, programmando i lavori dei mesi successivi e il ripianamento di eventuali debiti…

Truc: in piemontese si dice di una “sella”, un’area pianeggiante fra due declivi

Turismo sostenibile: verosimilmente non esiste turismo che davvero lo sia (specie presso mete “delicate”), tenuto conto dell’impronta ambientale dei voli aerei, dei viaggi automobilistici, dei comportamenti di massa… Solo il turismo d’immediata prossimità (ovvero da regioni confinanti) è/sarebbe in qualche modo meno dannoso. Ma poiché l’uomo – comprensibilmente – non rinuncerà mai a viaggiare, con turismo sostenibile si intende l’insieme delle buone prassi che gli attori pubblici e privati (enti e imprese) mettono in atto per limitare il più possibile le varie forme di inquinamento e danneggiamento ambientali. La cosiddetta esperienzialità può giovare laddove il coinvolgimento sensoriale del turista lo coinvolga circa una tutela delle risorse fragili (puoi in proposito leggere anche il mio “Libro bianco del turismo esperienziale”, ed. Sabatelli, Savona, dic. 2018)

Vara: in una regione connotata da corsi d’acqua tutti brevi, è il Vara il più lungo (circa 60 km)

Varni, Santo: scultore genovese (1807-1885), self made man e genio eclettico, per i vasti interessi rappresentò una delle figure più in vista del secondo Ottocento genovese. Molto attivo a Staglieno, fu anche vicino alla Real Casa e “consulente” di Oddone di Savoia, figlio molto malato di Vittorio Emanuele II (che cinicamente pare lo volesse “rimuovere” e dunque quasi mai vedere). Oddone, nato nella “fresca” reggia estiva di Racconigi, trascorreva parte delle vacanze nella montana Valcasotto (CN) ma anche in Liguria, adorando il mare. Il 1861 lo vide a Pegli – noto e attrezzato centro climatico – per il primo soggiorno estivo in autonomia, accompagnato solo dalla sorella Maria Pia, 14enne. Abitò felicemente a Villa Lomellini Rostan, dimora patrizia con classico parco all’inglese. Al ritorno in Piemonte ottenne quindi dal padre di potersi spostare definitivamente a Genova e a novembre, con un minimale ma qualificato seguito, quasi una corte personale, si stabilì in un semplice alloggio al terzo piano – ammezzato – dell’ala est del Palazzo Reale. Aveva solo 15 anni, una disabilità/deformità grave, ma una splendida voglia di vivere e apprendere, condita da rara generosità, tanto che – quando gli fu possibile – viaggiò instancabilmente e approfondì innumerevoli discipline, e per la conoscenza della nautica il re lo aggregò alla Regia Marina, col grado di tenente (capitano) e poi capitano di vascello (colonnello). Divenne un formidabile, quasi onnivoro collezionista di oggetti anzitutto antichi, o rari. Nel 1864 le condizioni di salute però peggiorarono di colpo, tanto che lo staff medico gli vietò viaggi e sforzi eccessivi. Quell’estate e la seguente fu perciò ospite, non lontano da Pegli, di Villa Durazzo Bombrini, a Cornigliano, una cittadina sempre vicina al mare e che oggi è una delegazione occidentale della Genova più industrializzata. Quel palazzo gentilizio aveva accesso diretto alla spiaggia, ottimo per le talassoterapie, ma ospitava anche un museo di storia naturale e opere d’arte del tempo, che naturalmente stimolavano la progettualità – anche filantropica – di Oddone. Aggravatosi ancora di salute, il giovinetto – lucido sino all’ultimo giorno – purtroppo si spense neppur ventenne nel gennaio del 1866, dopo una vita di sofferenze e continui interventi chirurgici; una sua statua, opera (1891) di Antonio Orazio Quinzio, è visibile presso la GAM di Genova Nervi. Le esequie si svolsero nella Cattedrale di San Lorenzo. Riposa nella basilica di Superga, ma Genova gli aveva dedicato anche un tratto della circonvallazione a mare, sin quando intervenne la “damnatio” dei Savoia da parte della Repubblica fascista di Salò, il 23 marzo 1944, ed in seguito la dedica non venne mai più recuperata… Dopo la morte di Oddone, i vertici di Società ligure di storia patria, Accademia e Promotrice, attraverso Orazio Di Negro, ottennero dal re il dono delle collezioni, onde crearne un museo artistico e archeologico. Dopo un iter complesso e interminabile, avrebbero infine beneficiato di quel prezioso dono le varie raccolte civiche dei Musei Archeologico, Etnografico del castello D’Albertis, di Storia naturale, delle Gallerie di Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, del Museo del Risorgimento, e della Galleria d’arte moderna.
Umberto Curti

Per info sui corsi, ente F.Ire, piazza G. Matteotti 2/3b, 16123 Genova, tel. 010 9820702, formazione@entefire.it

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