30 ott 2018  | Pubblicato in Ligucibario

Paola Minale su allergie e intolleranze. Parte 6

paola minale e umberto curti

paola minale e umberto curti

 

 

 

 

 

 

Come puoi immaginare, la parte della tua attività che maggiormente “confina” con alcune delle storiche battaglie poste in essere anche da Ligucibario® è quella delle allergie e intolleranze alimentari. Come sai, nel 2012 pubblicai un saggio dal titolo “Il cibo in Liguria dalla preistoria all’età romana”, di fatto una ricerca storica sull’archeologia alimentare del nostro territorio. Non pochi lettori, in estrema sintesi, mi chiesero di getto: “Come mai molti degli alimenti che, di fatto, permisero nel Mediterraneo la sopravvivenza dei primi abitanti sembrano oggi talvolta sedere sul banco degli imputati come potenziali cause di allergie e intolleranze?” Paola Minale come risponderebbe?

In tutto il mondo i cereali sono da sempre riconosciuti come base della alimentazione:, essere condannati a pane e acqua rappresenta una dieta punitiva si,  ma sufficiente a mantenere in vita un individuo.  Nonostante la sua importanza nella dieta, in particolare quella mediterranea, non vi sono dubbi sul fatto che la ingestione di farine possa determinare delle reazioni avverse in soggetti predisposti. Già nel 250 a.C.  la descrizione di Arateus di Cappadocia  di soggetti con diarrea, perdita di peso e decadenza fisica poteva essere inquadrata come celiachia. La coltivazione del grano ebbe la sua origine in una zona tra l’Iraq e la Siria più di 10.000 anni or sono, e da lì si espanse nella Mesopotamia e aree circostanti e soprattutto in Egitto con lo sviluppo delle otto coltivazioni fondamentali: farro dicocco (Triticum dicoccum), noto anche come emmer, Triticum monococcum (precursore dei grani moderni) più comunemente conosciuto come “monococco” (Einkorn in lingua tedesca), semi di lino (Linum usitatissimum), orzo. ceci, piselli, lenticchie e vicia ervilia (un legume simile alle lenticchie rosse) che, insieme all’allevamento di mucche, capre, pecore e maiali permisero alla specie umana di sopravvivere e espandersi in tutto il resto del mondo.  In Cina tale sviluppo è documentato 9.000 anni fa con le prime coltivazioni di miglio nel nord e di riso nel sud del Paese. In America, la coltivazione è datata da 8.000 anni, con il mais come coltivazione principale, insieme a patate e pomodori. In Italia, nella Toscana anticamente identificata come Etruria, si sviluppò durante l’epoca romana la coltivazione di cereali come  il Triticum aestivum, durum, durcinum monococcum e dicoccum e Horleum vulgaris; nell’analisi dei ritrovamenti  delle tombe etrusche l’esame osseo ha permesso agli archeologi il sospetto di primi casi di celiachia. Quindi la storia della celiachia non nasce oggi, ma è presente nei nostri geni e nella nostra storia da sempre. Le conoscenze mediche attuali hanno permesso di svelare la parte nascosta dell’iceberg celiachia, confermando nel glutine il meccanismo scatenante l’autoimmunità alla base della malattia. Anche la possibile tossicità intestinale diretta, su individui predisposti, del glutine è sempre più indagata per chiarire quei casi, pur molto rari , di intolleranza al glutine non celiaca. Non solo la dieta, ma anche l’ambiente e lo stile di vita attuale hanno influenzato e favorito in questi ultimi decenni l’aumento di prevalenza delle malattie autoimmunitarie; basarsi su una alimentazione sana ed equilibrata ha quindi certamente un valore preventivo che deve essere sfruttato appieno.
Paola Minale, Direttore f.f. U.O.C. Allergologia, Policlinico Ospedale San Martino IRCCS
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