Lunga vita all’Archivio di Stato di Genova, perché questo titolo?
La lettura dei media non è quasi mai attività portatrice di letizia, tantomeno nella presente stagione storica, che riserva numerose badnews a livelli internazionale e locale. Nella regione in cui vivo e lavoro, “Il secolo xix” è il quotidiano d’immediato riferimento, e l’edizione del 7 dicembre 2024 spaziava fra guerre vecchie e nuove, rapporti Censis sulla (inguaribile) crisi dell’Italia, malattie dal Congo, caporalato sui luoghi di lavoro… Tutto questo veniva infine “arricchito” dal declassamento dell’Archivio di Stato di Genova, deciso da una riforma ministeriale, di fatto una “retrocessione” – scampata una prima volta nel 2013? – che comporterà varie conseguenze, anzitutto in termini di autonomia, risorse e gravami burocratici.
Ora, solo chi non frequenta Genova e non ne conosce la storia può rimanere indifferente dinanzi a tale schiaffo, inflitto ad un Archivio in assoluto fra i principali al mondo, e che certo merita di rimanere vivo e vitale. In gioventù, frequentavo una simpaticissima studentessa nordamericana, Patricia, la quale trascorreva a Genova lunghi periodi di ricerca in quanto – ricordo bene le sue parole – “…qui possedete un forziere con documenti d’immenso valore, that’s right that’s right”.
Per esser più precisi, una quarantina di chilometri di scaffali – aperti agli studiosi ma non solo – che percorrono circa un millennio di storia, consentendo continui approfondimenti e scoperte sull’intero Mediterraneo. Filze notarili, contratti fra mercanti e navigatori, “Divine Commedie” trecentesche finemente miniate, continui contatti fra culture e commerci, relazioni internazionali che dal Medioevo giungono fino alla contemporaneità.
Memorie, persone, famiglie, nobili, businessmen, creatività finanziaria, ascese e cadute di traffici e imprese, tutto questo e non la polvere presenzia i ripiani le mensole le scansie degli Archivi di Stato.
E dunque è doveroso condividere l’appello di Maurizio Maggiani, nonché aderire alla petizione lanciata da “Italia Nostra” su change.org, per sventare una minaccia che sarebbe pura miopia culturale, una minaccia la quale presumo aleggi in prospettiva anche su teatri ed università… Genova, città che nel proprio patrimonio vanta anche meravigliose biblioteche (la foto ritrae ad es. un’opera fruibile alla “Berio”…), non è indifferente e dovrà far sentire il proprio grido.
Umberto Curti