24 apr 2024  | Pubblicato in Ligucibario

Le piante e l’uomo

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Seguo molto, per interesse personale ancor prima che per “dovere” professionale, quel che avviene in città (Genova).
E così, i giorni  scorsi, mi sono “imbattuto” con Luisa Puppo in una mostra bellissima, che caldamente consiglio a chi mi legge: “Le piante e l’uomo. Arte, tradizioni e spiritualità francescana”, al Museo dei Cappuccini, in passo Santa Caterina Fieschi Adorno, fino al 23 giugno (con visite guidate alle 15.30 sabato 11 maggio e sabato 8 giugno). La mostra è visitabile al giovedì (10.00-13.00 e 15.00-18.30) e al venerdì, sabato e domenica con orario 15.00-18.30; è chiusa nei festivi del 25 aprile e del 2 giugno. L’ingresso è a offerta libera. Informazioni ed altro allo 010 8592759 e al 377 3817248. Sono previste anche conferenze alle 15.30 di venerdì 10 maggio, domenica 12 maggio, giovedì 16 maggio e infine giovedì 23 maggio. Website www.bccgenova.it e mail info@bccgenova.org.
Durante il “tour”, che consente anche la visione di 6 interessanti materiali video, ho via via percorso aspetti dell’etnobotanica di ieri e di oggi, e specie vegetali e soprattutto erbe che vengono tuttora validamente utilizzate non solo a scopo alimentare (anche se, da ligure, ho subito cercato notizie del preböggiön…).
smartI Cappuccini hanno sempre praticato e prodotto un’alta cultura agricola e materiale, tramite una sapienza artigiana che si serviva sovente di fibre vegetali. Inoltre, un’officina dei conventi era la cosiddetta spezieria, dove dalle erbe si ottenevano medicamenti e rimedi di vario genere, utili a prevenire/curare le malattie e a garantire alle persone un maggior benessere. Queste spezierie (guardate che spettacolo i mortai e i vasi nella foto…) rifornivano non a caso anche le farmacie degli ospedali…
Quando Genova, risparmiata da quella manzoniana del 1630, fu colpita come Napoli dalla terribile epidemia di peste del 1656-57 (quasi nulla se non qualche libro – fra cui quello di Romano da Calice – è rimasto a ricordarla), il Doge si rivolse proprio ai Cappuccini, i quali profusero eroicamente tutti se stessi nella disinfezione della città, con miscele di aromi alimurgici e di composti minerali. La peste giunse dal porto a giugno, la città entrò in quarantena, ma purtroppo pare che su 100mila abitanti ne sopravvisse solo un terzo; la strage riguardò in primis – come sempre – i ceti popolari, ma morirono anche artisti, mecenati ecc..
La mostra propone anche antichi manoscritti e rare cinquecentine, ed espone coi meritati riguardi quella “Selva botanica” redatta da Fra Vincenzo Celesia da Gazzo (1864-1926) che fu premiata dal celebre botanico Ottone Penzig durante un congresso svoltosi a Genova nel 1892.
Infine, è ulteriormente ravvivata da momenti interattivi tramite cui il pubblico può consultare dispense di approfondimento, odorare aromi, proporre ricette a base di erbaggi…
Insomma, al Museo dei Cappuccini – luogo già di per sé molto suggestivo – si trascorrono due ore davvero magnifiche, e…grazie ad un video della bogliaschina Gianna Tasso si familiarizza con la ricetta dei pansoti.
Umberto Curti

umberto curti in sala lignea alla biblioteca civica berio di genova

 

 

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