Escursioni, ciclovie, cultura, musei, soste golose… Il genius loci di quest’area racconta outdoor, storia, buona cucina.
20 rilassantissime cose da fare tra Val Bormida e Val Tanaro, sconfinando tra Liguria e Piemonte, in un’estate rovente e inquieta.
Vi scrivo un amore per queste terre che da 20 anni scalda e nobilita la mia vita. Due sole avvertenze, amici Lettori: l’escursionista saggio pianifica sempre con prudenza le proprie uscite. Ed il visitatore di musei verifica sempre giorni, orari e modalità d’apertura delle strutture.
- Immergersi nella faggeta della Barbottina, riserva demaniale protetta, solenne cattedrale d’alberi secolari, per un forest bathing prezioso al corpo e all’anima (fresche aree picnic lungo i percorsi, la prima già al colle del Melogno).
- Passeggiare sul lungolago di Osiglia, tagliato a metà da ponte Manfrin, che consente fotografie d’autore, e prevedere una doverosa sosta alla macelleria del paese (“Galese”), per la deliziosa salsiccia.
- Esplorare – mi raccomando senza fretta – il centro storico di Millesimo, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, dominato dal castello carrettesco (uno dei tanti che punteggiano ciò che fu feudo di questa casata). Acquisti golosi sotto i portici, e cena in piazza o immediati dintorni (mi piace molto il format de “La Pintadera” di chef Torterolo in piazza Ferrari), quando il tramonto via via lascia spazio ad atmosfere medievaleggianti.
- Percorrere l’Alta Via dei Monti Liguri appena fuori Bardineto, fino al monte Carmo (1.389 m), tra giogo di Toirano e giogo di Giustenice. Shopping indispensabile al banco freschi del celebre caseificio “Frascheri”.
- “Conquistare” l’antichissima abbazia di San Pietro in Varatella, che ha origini colombaniane e dall’alto fronteggia austeramente il mare, proteggendo vallata e naviganti. Una processione di devoti ogni anno la raggiunge lungo erti sentieri per sentir Messa.
- Regalarsi le botteghe e la gastronomia di Calizzano, funghi, castagne, torte verdi, carni, acque di fonte…, tra un oggetto di ceramica di Giuliana (“Terra e legno”, via Garibaldi) e un gelato al “K2” (via 25 aprile) che crea dipendenze. Menu d’eccellenza (intendo creatività senza stravaganze) all’agriturismo “Ca’ di voi” in frazione Caragna, e notti di silenzio assoluto all’agriturismo “La brinetta” in frazione Frassino, accolti dalla gentilissima famiglia Pesce a pochi metri dalla faggeta.
- Posteggiare al colle del Quazzo e dopo un’ora abbondante di facile salita ecco la sommità di monte Spinarda (1.357 m), tripudio di erbe, fiori e farfalle, “altopiano” da cui la vista può spaziare su tutte le catene montuose circostanti. Disponendo di 2 auto, si può ridiscendere con altro percorso direttamente a frazione Valle e quindi a Calizzano.
- Visitare il Museo dell’arte vetraria ad Altare, presso la magnifica Villa Rosa in stile liberty, e garantirsi il gusto della miglior tradizione al ristorante “Quintilio” (via Gramsci), che perpetua ricette d’antan. Mio padre, che era gourmet vero, lo scoprì negli anni ’80 del secolo scorso, se la memoria non mi tradisce il menu sciorinava soavità come peperoni ripieni, maccheroni ai porcini, coniglio, selezioni di formaggi…
- Scoprire il commovente museo “C’era una volta” a Riofreddo, frazioncina di Murialdo dove il tempo pare fermarsi. Poco oltre, o poco prima secondo provenienze, la magnifica chiesa di San Lorenzo, quattrocentesca, sorveglia la provinciale con l’alto campanile gotico e l’inconfondibile lunetta sopra il portale. Shopping di formaggi alla vicina bottega, o felici pasti – dai prezzi onestissimi – al ristorante “Il ponte”, quello del magnifico elisir “Spingitutto”.
- Respirare passione sportiva al notevolissimo Museo della bicicletta di Cossèria, progetto del compianto Luciano Berruti, mancato di recente ma di cui resta ben viva la memoria. Cossèria va anche celebre per le rievocazioni napoleoniche, poiché vi si svolsero accaniti scontri (13-14 aprile 1796…).
- Fotografare il quieto, accogliente centro storico di Garessio (Borgo Maggiore), dal volto medievale, sotto i ruderi del castello. E’ un altro dei “Borghi più belli d’Italia”. Apericena, ad esempio, all’Agribar del Duduro, coi tavoli proprio dinanzi al Palazzo Comunale, profumo di tome e di brüss, acquistabili anche nella bottega a Borgo Ponte o nell’agriturismo in frazione Prossaldo.
- Salire (in auto) alla Colla di Casotto, donde si dipartono infiniti percorsi trek&bike, fra cui l’ascesa frequentatissima al monte Mindino (1.879 m), e dove “Il gallo di monte” – grazie a Paola e Fabiola – assicura sorrisi, taglieri di salumi e formaggi, e alcuni curati piatti un po’ piemontesi un po’ liguri.
- Innamorarsi della (restaurata) Reggia sabauda di Casotto, in mezzo ai boschi, che prima fu certosa di monaci, solitari ma alacri, oggi cuore di un territorio che dona escursioni di vario impegno (certune molto note agli appassionati), formaggi e paste di meliga.
- Sedere ai tavoli della “Locanda del mulino” di Beppino Occelli, a Valcasotto, spazi luminosi per una cucina di classe, una bella carta dei vini, e un carrello di formaggi – vi assicuro – letteralmente tra i migliori d’Europa.
- Svoltare da Nasagò, lungo la Statale 28, verso Barchi e la sua torre saracena, antico cilindro di pietra appollaiato sulla rupe, a sorvegliare i transiti lungo la sottostante strada di valle. Nella vicina Trappa, serena sosta sempre lungo la Statale alla “Fabbrica del cotone”, con tartare all’albese e vitel tonnati a regola d’arte (la sera anche pizza).
- Raggiungere Ormea, magari in occasione di quei “treni storici” a vapore che durante l’anno vi arrivano da Ceva trainando carrozze “centoporte”, lungo una struggente ferrovia che era stata chiusa nel 2012 ma che oggi Deogratias è riaperta a fini turistico-culturali. La cittadina, col suo reticolo ombroso di “trevi” (i vicoli), è già Piemonte montano, con una straordinaria balconata di escursioni che può durare giorni. Infinite, davvero infinite, le possibilità per placare l’appetito o sorseggiare un aperitivo.
- Pedalare (o camminare) lungo la ciclovia del Tanaro, che da Pievetta conduce sino a Ponte di Nava, fra villette, aree prative, piccole coltivazioni… Presso Cantarana, alzando gli occhi, ecco la sbalorditiva balma del messere, cui volendo si perviene con breve salita. Poco oltre, l’hotel “San Carlo”, celebre ristorante con terrazze sulle vasche per la pesca. Più avanti ancora ecco Ponte di Nava, crocevia che ospita 3 ottimi ristoranti, un bar che propone validi taglieri, e 2 eccellenti negozi di ortofrutta/alimentari. Da lì, Viozene e il Mongioie sono davvero ad un attimo…
- Progettare da San Bernardo di Garessio l’ascesa al monte Galero (1.714 m), più agevole per i meno “fanatici” (come me) grazie all’opzione easy del passo delle Caranche. Dalla cima, con piccola croce metallica, nelle giornate terse si godono incredibili panorami tra val d’Aosta e Corsica.
- Assaggiare la polenta bianca (o saracena), risorsa delle aree rurali, saudade di grano saraceno (oggi anche farina bianca), patate, porri soffritti, porcini e panna. Regalava calorie energizzanti ad uomini e donne sfiniti dal lavoro nei campi, nei boschi, in malga… E’ oggetto, non a caso, di sentitissime sagre.
- Assistere all’incantevole bal do sabre (danza delle spade), che ogni anno da Bagnasco s’irradia verso altre località, perpetuando un rituale simbolico che ha meritato anche il bellissimo docufilm di Sandro Bozzolo. Nella vicina Nucetto, imperdibile sulla Statale 28 il ristorante “Vittorio”, che conferma i trascorsi aurei di Bagnasco, con antipasti e “passeggiate” innovative capaci di attualizzare i grandi classici. A quel punto, suggerisco infine di seguire verso Ceva, che ha piccolo ma affascinante centro storico e, all’occorrenza, altre assai buone tavole. Non mangiandovi di frequente, qui lascio a voi scelte e “recensioni”…
Umberto Curti, docente, consulente e saggista di turismo esperienziale/food