Certamente sì. Il Vermentino è un emblema della mediterraneità, s’incontra in Sardegna (DOCG in Gallura), Liguria (dove presenzia ben 4 DOC su 8), Toscana, Corsica, Pirenei (malvasia grossa), ed anche in Piemonte col nome di favorita. Ma ampelograficamente si notano inoltre vicinanze con l’ungherese furmint.
Il suo nome parrebbe (sottolineo il condizionale) genovese, e derivare dal colore rosso vermiglio dei tralci. Scrive il celebre agronomo finalese Giorgio Gallesio, autore della Pomona Italiana, nel 1817: “…sostanzialmente due le più importanti varietà di vitigni diffusi in Liguria: il Vermentino e il Rossese. Il primo è prediletto nel genovesato e quello che gode la riputazione più estesa tra le varietà che si coltivano da Ventimiglia a Sarzana…”
Dà ottime rese, anche 110 quintali d’uve per ettaro. Oggi il Vermentino ligure è forse complessivamente meno spagnolo, avendo acquisito in acidità ciò che ha perso in aromaticità. Presenta di solito un giallo paglierino scarico, dai leggeri riverberi dorati. Ha sentori piacevoli, duraturi, con insistenza di fiori, erba, frutti, sino all’anice, al miele e al bosco. Elegante in bocca, con giusta sapidità e persistenza, sino al finale tenuemente amarognolo.
Si consuma giovane, a 10° in calici a stelo alto, abbinandogli il mare, le verdure ripiene, i malloreddus, la pasta ripiena con burro e salvia, risotto agli asparagi, pesci lessi o al forno, aragosta alla catalana, ricette che nel Mediterraneo s’inseguono da sponda a sponda.