Videotestimonianza preziosa, quella di Luigi Pestarino, Responsabile marketing di COOP Liguria, ieri 24 novembre al corso IFTS agroalimentare presso Scuola Edile CPT di Imperia.
L’iniziativa, fortemente voluta da Luisa Puppo e da me, è valsa a rappresentare in primis ai corsisti l’incontro – intenso, convinto e vincente – fra una Cooperativa d’ampie dimensioni ed i prodotti locali. Ma Luigi Pestarino ha inteso sùbito sottolineare come ciò accada come output di un progetto complessivo a monte, come esito di quella relazione “genetica” che da sempre COOP intrattiene col territorio, rafforzando una reciprocità sociale che s’esprime in più settori e a più livelli. In ciò risiede anzitutto la competitività della compagine.
La Liguria è storicamente un tessuto di piccole imprese, sovente a management famigliare, che perpetua – per così dire – saperi e sapori. I recenti decenni hanno brutalmente accelerato turbolenze e deregulation d’ogni tipo. Tuttavia oggi il grande pubblico va mostrando crescenti attenzioni verso filiere e prodotti che propongano i crismi di una “artigianalità” al passo con i tempi, i plusvalori dell’etica, della sostenibilità, del genius loci, del buonessere. COOP Liguria, attraverso molteplici forme d’intelligence, individua tali prodotti e – ove necessario – affianca l’azienda produttrice in un percorso di costante e condiviso miglioramento.
Poiché si tratta sovente di eccellenze (pastifici, caseifici…), lo sforzo comunicativo – pubblico e imprenditoriale – dovrà far sì che il brand Liguria via via venga meglio percepito fuori dai confini regionali, a valle di sinergie le quali, auspicabilmente, releghino il famoso o famigerato “maniman” fra le espressioni di malaugurio cui sin da oggi rinunciare. E lo sostituiscano con un’attitudine allo storytelling che compiutamente narri quel che siamo e realizziamo. Gli strumenti sono già ora molteplici, dall’etichettatura sui prodotti ai magazine nei punti vendita, dai roadswhow istituzionali al pianeta web-social…
Poiché – aggiungo io – anche alcuni progetti europei vanno focalizzando le migliori strategie per un incontro più efficace tra prodotti “di nicchia” (espressione che non amo) e consumatori su scala nazionale/internazionale, l’intreccio sarà poi di natura anche turistica, perché sperimentare in loco, “dal vivo”, l’artigianato e il food è una delle dimensioni più attrattive, autentiche e fidelizzanti.
Luigi Pestarino ha poi prefigurato alcuni dei fabbisogni occupazionali che gli anni a venire indurranno nella grande distribuzione. Da un lato inservienti al banco sempre più formati – anche tramite affiancamenti – ad interagire col cliente ad es. in termini di qualità alimentare e di aspetti nutrizionali, dall’altro figure del digitale, idonee ad ottimizzare l’e-commerce e il dialogo online coi consumatori, per una customer satisfaction sempre più mirata e responsabile.
Infine, Luigi Pestarino ha dedicato alcune parole – non gratuite – al proprio percorso professionale, da molti, molti anni al servizio di una realtà ch’egli sente come “propria”, e che racconta non a caso con passione. Essendo padre e nonno, vive poi una proiezione anche famigliare verso il domani, e se mangiare si conferma un atto pienamente “politico” e agricolo le nostre abitudini quotidiane potranno giovane o viceversa nuocere grandemente al pianeta che ci ospita (di cui non siamo i proprietari). Dal cambiamento climatico all’inquinamento da plastiche, dalle emergenze pandemiche al trash food i temi e le urgenze sarebbero – sono – mille, compreso ciò che decidiamo di caricare o non caricare dentro i carrelli della spesa.
I corsisti, che non hanno lesinato domande (dalla proposta di prodotti sfusi sino al reinvestimento degli utili), hanno davvero mostrato di gradire.
Grazie, Luigi. In alto i cuori e avanti i carri.