12 apr 2022  | Pubblicato in Ligucibario

Sogni e realtà, smart cities e pendolari

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Venerdì 8 aprile ho docenza al Polo universitario d’Imperia. Treno da Brignole delle 11.35, l’usuale “scassone” su cui subire ben 2 ore di viaggio scomodo e rumoroso: sedili con imbottitura risibile, poggiatesta dimezzato, manca anche un bracciolo centrale cui appoggiarsi, chissà quando li dismetteranno?
Ad Imperia, stazione ormai decentrata, niente taxi (di bus “utili” o navette dedicate nemmeno a parlarne), chiamo quindi lo 0183…. ma tutte le auto sono impegnate, mi dicono di richiamare più tardi. Richiamo più tardi, ma cade la linea. Arriva di colpo un taxi alla stazione, evidentemente per altro cliente, il quale mosso a pietà m’invita a salire, scopriamo di condividere il medesimo percorso…
Mangio un’insalata niçoise a pochi metri dal mare, sarà l’unico momento lieto della giornata.
Terminata alle 18.00 la docenza un altro taxi mi riporta in stazione, la tariffa ogni volta è 9 euro.
Treno delle 18.29, ma una bufera di vento purtroppo abbatte parte di una tettoia sui binari, arrivano i vigili del fuoco, la circolazione è bloccata, via via i ritardi diventano sovente cancellazioni, ma nessuno nell’atrio informa i passeggeri circa gli sviluppi, e come altri un po’ mi chiedo se tornerò a Genova. Annunciano poi un treno delle 19.49, che finalmente alle 20.05 parte per Genova. E’ di nuovo l’usuale “scassone”, e stavolta il vagone dove siedo manca anche di una porta verso il distacco salita-discesa. Cerco la toilette, una è fuori uso e sprangata, ne cerco un’altra, ma i pulsanti delle porte fra i vagoni non funzionano, le porte scorrono pesanti come macigni, trovo un’altra toilette, ma la porta non chiude, debbo far pipì senza un po’ di privacy.
Infine giungo a Brignole con quasi 90 minuti di ritardo sul previsto (e legittimamente sperato). So che un bus AMT 606 potrebbe ora avvicinarmi a casa, mi dirigo alla pensilina di fronte ma…la palina display coi transiti non funziona, debbo consultare l’app sul telefonino. Il 606 arriva dopo 5 minuti e mi lascia vicino casa, scendo fra sporcizia d’ogni tipo ed escrementi canini la scalinata Guerrieri, dove un roseo sacchetto d’immondizia domina l’ultima rampa da varie settimane.
Il giorno dopo, leggo su “Il Secolo XIX” di un incontro comunitario al BIC sulle smart cities, che “incentrato sulla collaborazione fra i principali attori pubblici e privati…coinvolge 50 imprese…impegnate in attività di co-creation per realizzare soluzioni smart…Ogni città ha individuato una propria sfida urbana…”
Mi viene da ridere per non piangere, io mi occupo di marketing turistico, si vede che le mie quotidianità s’imbattono sempre nelle co-creations sbagliate.
Umberto Curti
umberto curti

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